I Papi e le parrocchie della Capitale. Da Paolo VI a Benedetto XVI, ecco le visite fatte dai Pontefici
La storia da Paolo VI a Benedetto XVI di questa consuetudine “romana”.
Il Pontefice è Vescovo di Roma. Cosa assai scontata, ma non del tutto. Possiamo ben dirlo. Certamente la sua figura è sempre stata legata a una “chiesa” in particolare, centro e simbolo dell’intera Chiesa universale, la Basilica di San Pietro. Ma, nella sua missione, oltre a quella di guidare la Santa Romana Chiesa, vi è anche quella di essere “Caput” della Diocesi di Roma. Nel corso dei secoli, questo “appellativo” non è stato molte volte legato al pontefice, o comunque è passato in secondo piano rispetto agli impegni della Curia pietrina.
Timidamente – per usare un aggettivo che renda l’idea – in piena epoca di Concilio, il primo che uscì dalle mura vaticane per incontrare il popolo di fedeli delle parrocchie romane, fu papa Giovanni XXIII. In totale si contano 152 luoghi visitati, adottando l'abitudine della visita domenicale alle parrocchie romane.
E’ proprio di questi giorni l’annuncio da parte di Papa Francesco di riprendere la consuetudine – che fin da inizio pontificato ha contraddistinto il suo impegno di Vescovo di Roma – di andare a fare visita alle parrocchie romane. Il prossimo 3 marzo, sarà la volta della chiesa “San Crispino da Viterbo”, a Labaro, quartiere di periferia del settore nord della Capitale. Cuore della visita sarà la celebrazione della messa, oltre all’appuntamento con i giovani, le persone senza dimora, i malati e i disabili. Papa Francesco riprende così gli incontri – per lui assai importanti – con le comunità parrocchiali romane. Certamente tutti ricorderanno che, fin dalla sua elezione, il termine “Vescovo” (e non “Papa”) è un leitmotiv che Francesco ha voluto seguire, fin dal suo primo discorso-benedizione alla Loggia di San Pietro: “Voi sapete che il dovere del Conclave è di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”. Ripeterà nel messaggio di saluto ai fedeli la parola “Vescovo” ben cinque volte, in un discorso brevissimo.
Paolo VI, Papa Montini, eletto da soli sei mesi, vuole trascorrere il suo primo Natale di pontificato, nella parrocchia romana di San Michele Arcangelo. Le telecamere dell’epoca seguono il pontefice dal Vaticano alla parrocchia del quartiere Pietralata. Era il 25 dicembre 1963. Come sempre, le parole sono semplici e – allo stesso tempo – eleganti, alte, profonde: “Perché il Papa è venuto qui? Perché qui nessuno verrebbe di quelli che sono in vista nelle strade del mondo, ma è proprio qui che il natale sembra molto più bello, più vero”. Ma Paolo VI non si fermerà solo nella chiesa della zona periferica di Pietralata, perché andrà a trovare una giovane di nome Emilia, malata da tempo di un’artrite deformante. Con lei, con i sui familiari, reciterà un’Ave Maria. Sono immagini che ai nostri occhi sembrano ormai così scontate, ma bisogna ricordare che per l’epoca degli anni ’60, questo nuovo approccio del papa con la capitale, era un qualcosa di sorprendentemente nuovo.
Verrà poi l’epoca Woityla. Piccola curiosità. La chiesa di San Michele Arcangelo, sarà anche per il papa polacco, meta di “pellegrinaggio”. Dirà infatti, il 10 novembre 1991:
“Vorrei domandarvi perché il Papa è venuto qui, nella vostra parrocchia di Pietralata... Per benedirvi, certo, tutto questo è vero. Ma io direi che il Papa è venuto soprattutto per vedervi. (…) Il Papa va girando attraverso Roma, attraverso le diverse parrocchie, per vedere la Chiesa di Roma, per vedere i romani, per vedere gli adulti, gli anziani, ma in primo luogo per vedere i bambini. (…) Allora io sono venuto qui per vedervi, per guardarvi, per vedere come si presenta ciascuno di voi. E con questo “vedere” si fa un incontro. Il primo incontro si fa sempre col “vedere”, con gli occhi. Qualche volta l’incontro si deve fare non soltanto con gli occhi del nostro corpo, ma con gli occhi della nostra mente, del nostro spirito”.
Giovanni Paolo II ha incontrato ben 317 parrocchie romane. Nel dato ci sono anche le parrocchie che dal 2002 – per ragioni di salute – ha incontrato in Vaticano, senza uscire dalle mura leonine. Una volta eletto Papa, il 16 ottobre 1978, Giovanni Paolo II volle approfondire la sua conoscenza di Roma entrando in quasi tutte le chiese della città. Il numero citato precedentemente, di 317 chiese, è un numero più che significativo visto che la capitale conta 332 parrocchie. Elencarle tutte, sarebbe una bella impresa. Certo è che la prima parrocchia che volle visitare, “vestito di bianco”, fu quella di San Francesco Saverio, alla Garbatella. Era il 3 dicembre 1978, a soli due mesi dall’inizio pontificato.
Wojtyla frequentava questa parrocchia, già ai tempi degli studi romani. Così saluterà i fedeli festosi, radunati nella parrocchia romana: “È una grande gioia per me poter visitare come prima parrocchia romana proprio la vostra, a cui mi unisce un ricordo particolare. Infatti, negli anni dell’immediato dopoguerra, come studente a Roma, mi recavo quasi ogni domenica proprio alla Garbatella, per aiutare nel servizio pastorale”.
Sarà poi la volta di Papa Benedetto XVI che inaugurerà il suo “tour” delle parrocchie, il 18 dicembre 2015, andando a celebrare messa, presso la comunità parrocchiale di “Santa Maria Consolatrice”, nel quartiere chiamato Casalbertone. La stessa comunità che per tanti anni lo ha visto come cardinale titolare. Ricorderà, infatti, nella omelia:
“Cari fratelli e sorelle, è per me realmente una grande gioia essere qui con voi questa mattina e celebrare con voi e per voi la Santa Messa. Questa mia visita a Santa Maria Consolatrice, prima parrocchia romana in cui mi reco da quando il Signore ha voluto chiamarmi ad essere Vescovo di Roma, è infatti per me in un senso molto vero e concreto un ritorno a casa. Mi ricordo molto bene di quel 15 ottobre 1977, quando presi possesso di questa mia chiesa titolare”.
Antonio Tarallo
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