'Er pupo' miracoloso dell'Aracoeli
La storia del Bambinello nella chiesa romana custodita dai Francescani
Si squarcia il cielo ed appare tra le nuvole una bellissima ragazza seduta su un altare con un bimbo in grembo. “Ecco l’altare del figlio di Dio! Haec est ara filii Dei”. Ed è proprio l’ imperatore Augusto ad avere questa magnifica visione sul punto più alto di uno dei sette colli di Roma. Ed è sulla vetta più alta del Campidoglio che sorge una chiesa la cui origine è avvolta nella leggenda. Il nome è tutto un programma: L’altare del Cielo o comunemente conosciuto come Ara Coeli. Scenograficamente, si erge questa chiesa, scrigno di arte e spiritualità. Lo sguardo del passante punta verso l’alto della scalinata e dopo averla percorsa (sono ben 124 gradini) si vede finalmente una facciata in mattoni semplici. Ma all' interno della maestosa basilica troviamo un forziere divino, ricco di sublime opere d’arte, intriso di spiritualità francescana. Fra tutte le bellissime opere d’arte e altari maestosi, troviamo una statua che rappresenta per molti romani una sorta di cult: è conosciuto a tutti come “Er bambinello” o “Er pupo”, è il Bambinello dell’Ara Coeli, il Bambin Gesù che viene conservato in questa grandiosa chiesa romana, retta dai Frati minori.
Si tratta di una delle icone più sacre di Roma, ritenuta miracolosa e in grado di guarire i malati più gravi. Quella che osserviamo, purtroppo, è una copia dell’originale rapito nel 1994 e finora non ritrovato. La statua originale, alta sessanta centimetri fu scolpita nel legno d’olivo dell’orto del Getsemani alla fine del Quattrocento da un francescano che, per timore di rovinarla con una colorazione imprecisa, una sera, prima di addormentarsi, pregò il Bambino di ispirarlo. Al risveglio trovò la statua prodigiosamente dipinta. Si racconta che le sue labbra diventavano rosse quando stava per essere concessa una grazia e pallide quando non c’era speranza. Nell’Ottocento veniva portato ai malati in una sontuosa carrozza e ancora oggi continua a ricevere lettere dai bambini di tutto il mondo. In passato era già stato rapito due volte ma aveva sempre fatto ritorno. Questa piccola statua, circondata da numerossimi e preziosi ex voto, oltre alle numerosissime lettere - scritte perlopiù da bambini - è custodita in una piccola cappella, accanto alla sagrestia, a sinistra dell’altare maggiore.
La storia del Bambinello è ricca di episodi, leggende e prodigi. Anno 1794, Una popolana trafugò la sacra immagine sostituendola con una copia perfetta. Tuttavia, a mezzanotte dello stesso giorno, le campane dell’Ara Coeli si misero a suonare e i frati francescani, sbalorditi, trovarono fuori dalla porta la scultura originale del Santo Bambino che fu collocata nuovamente al suo posto, mentre la copia andava in mille pezzi. Molte volte, la sacra effigie, era solita lasciare la chiesa per far visita ai malati che ne avessero fatto richiesta. Per questa missione, infatti, a partire dal 1800, fu utilizzata una carrozza che veniva messa a disposizione dal principe Alessandro Torlonia, nobile romano. Successivamente, la carrozza venne sostituita da un’automobile cardinalizia. Famoso l’episodio in cui alcuni militari fermarono l’automobile che trasportava il Sacro Bambino a piazza Venezia durante un comizio di Mussolini.
Il Bambinello acquistò subito fama di taumaturgo, soprattutto per le frequenti guarigioni che operava per gli ammalati a cui veniva portato. Il trasporto avveniva in modo assai solenne: i nobili più illustri, infatti, offrivano le loro carrozze. all’uopo una delle loro carrozze. Una sorta di riconoscimento di una tale devozione popolare ci fu anche l’attestazione del Capitolo Vaticano. Era il 13 gennaio 1895 quando fu decretata l’incoronazione del Bambino. L’incoronazione fu celebrata il 2 maggio dal cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato di Leone XIII e Arciprete di San Pietro. La cappella che custodisce la copia del Bambino ha un custode d’eccezione. E’ un quadro sublime che ritrae San Francesco d’Assisi contornato da angeli che suonano una musica divina. Non si sente, ovviamente perché non è un quadro “musicale”, ma possiamo ben immaginarla. Chissà se non suoni una ninna nanna per il Bambinello e, magari, per lo stesso San Francesco? Bisognerebbe andarci per scoprirlo.
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