Le visite dei pontefici

Il sacerdote pedagogo, le sue opere, la sua modernità
"Don Carlo Gnocchi ha consumato la sua vita nella ricerca del volto di Cristo impresso nel volto di ogni uomo, nella convinzione che solo la carità poteva e può salvare il mondo".Dieci anni fa, davanti a una Piazza Duomo stracolma, così si esprimeva l'Arcivescovo di Milano, Card. Tettamanzi durante la celebrazione della Beatificazione del sacerdote lombardo.
Don Gnocchi, un sacerdote che ha ancora tanto da dire, specialmente oggi, in un'epoca dove i bambini, l'adolescenza, in tutto il mondo, sono più volte messi in pericolo. Un'adolescenza sofferente, soprattutto. E la vita del Beato Carlo Gnocchi è passata per tutto questo. E' passata per la pedagogia, per l'attenzione verso i giovani e la loro educazione, intesa - soprattutto - come preparazione alla vita.
Don Gnocchi pedagogo
La formazione, ecco il primo amore del giovane sacerdote lombardo. Un amore che fin da ragazzo lo ha coinvolto come assistente d'oratorio. Prima a Cernusco Sul Naviglio, vicino Milano, successivamente - dopo solo un anno - nella popolosa parrocchia di San Pietro in Sala, nel capoluogo meneghino. Grazie a quel suo operato fra i giovani, raccoglie subito la stima, i consensi e l'affetto del "suo" popolo. Il virgolettato è necessario, perchè stiamo parlando - prima di tutto - del "popolo di Dio". E la voce di questo - come si dice "vox populi, vox Dei" - arriva fino all'Arcivescovado. Sarà nel 1936 che il Cardinale Ildefonso Schuster lo nomina direttore spirituale di una delle scuole più prestigiose di Milano: l'Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Ed è in questo periodo che Don Gnocchi studia intensamente la materia pedagogica, tanto da indurlo a scrivere brevi saggi sulla materia.
Poi, verranno gli anni dell'università: sempre il Cardinale Schuster - sul finire degli anni '30 - gli affida l'incarico di assistente spirituale degli universitari della Seconda Legione di Milano, che comprende in buona parte studenti dell'Università Cattolica oltre che molti ex allievi del Gonzaga. E, successivamente, arrivano gli anni della guerra. Una volta cessata, la sua preoccupazione maggiore è quella di assistenza alle migliaia di giovani traviati dalla sofferenza per il conflitto mondiale. Incominciò con la sua opera assistenziale agli orfani degli alpini, ospitandoli nell'"Istituto Arosio". Poi venne la volta dei piccoli bambini mutilati dalla guerra. Sorse una vastissima rete di collegi in molte città d'Italia, come Parma, Torino, Roma, Salerno, Milano, Firenze, Genova.
Il comunicatore Don Gnocchi
Per realizzare le sue opere, ormai sparse in tutta l’Italia, organizzò una manifestazione conosciuta come “L’Angelo dei bambini”. Si inventò la realizzazione di grandi manifestazioni pubbliche capaci di catturare l’attenzione della gente e coinvolgerla in atti di solidarietà concreta. L’utilizzo dell'Informazione, per Don Gnocchi, non fu solo un mezzo per raccogliere fondi, ma per informare gli italiani sulla tragedia che si svolgeva sotto i loro occhi.
La lotta contro la poliomelite. La Fondazione Gnocchi, oggi
Non possiamo, certamente, non parlare della sua opera per la cura della poliomelite, flagello che colpì il nostro Paese in quegl'anni. Oggi, la Fondazione che porta il suo nome conta venti centri specializzati per la riabilitazione polifunzionale per anziani e non autosufficienti, per malati oncologici in fase terminale, per un totale di ben 2.766 posti letto di "degenza piena" e di day hospital.
Sofferenti, giovani, malati, sono passati davanti ai suoi occhi. Quello che colpisce di più di questa figura - che forse andrebbe sempre più riscoperta, studiata e divulgata - è la sua indiscutibile modernità. Una visione ampia del concetto di carità, di amore verso il prossimo, che per l'epoca in cui Don Gnocchi ha operato, potrebbe davvero considerarsi "profetica" della Chiesa del mondo attuale. In tutto questo, la concezione dell'Informazione al servizio dell'Uomo, potrebbe far riflettere gli operatori della Comunicazione su cosa voglia dire - veramente - informare: "dare forma", "dare la notizia". Ma per fare ciò, la cosa più importante è il "contenuto" di quella forma. E Don Gnocchi, di contenuti, ne aveva sempre tanti.
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