Da Santa Caterina a Madre Teresa: le incredibili vite delle sante
Ad Assisi invitare anche i 'cattivi', provando ad ammansirli come fece Francesco con il Lupo
Le storie dei santi percorrono sempre vie inaspettate e misteriose, tutte uniche, tutte particolari, tutte recanti carismi diversi che rendono quelle stesse biografie, storie incredibili. Queste storie nascono come fiori in un campo, vastissimo e variopinto. In questo immaginario “terreno” i cui limiti sono difficili da poter scorgere, nascono figure di Sante-donne che hanno reso grande la Chiesa, e che si sono impegnate nel trasmettere gli insegnamenti del Vangelo, vivendo sulla propria pelle il Vangelo stesso. Ripercorriamo, allora, le maggiori Sante che la Chiesa ci ha donato, in questo itinerario veloce che vogliamo proporre oggi, festa di Santa Giovanna d’Arco, simbolo della Santità “femminile” per eccellenza, assieme alla “nostra” Santa Chiara.
Certamente, se dovessimo pensare a una delle figure più forti (in tutti i sensi) di questo panorama di santità “in rosa” (definiamolo così), non può che venirci in mente lei, San Giovanna d'Arco, immensa figura della Francia del Quattrocento. Nel nostro immaginario, viene così netta e precisa la sua iconografia che delimita subito la potenza di questa figura: la corazza, l'elmo, la spada, il vessillo, sono diventati tutti simboli di potenza divina. A tredici anni, i primi accadimenti “strani” nella sua vita. Raccontò ai genitori: “Spesso sento voci di santi: Michele Arcangelo, Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia…”. E i genitori, Jacques e Isabelle, non le credettero. A 17 anni, la missione. Così parla Giovanna d’Arco: “Le “voci” mi comandano di liberare la Francia”. Ancora una volta, nessuno credette alle sue parole, e Giovanna scappò di casa, passando per matta. Ma quando predisse esattamente una sconfitta francese, tutti si arresero alle sue “voci”. Fu condotta davanti re Carlo VII. Finalmente marciò con un esercito contro gli inglesi liberando Orleans dall’assedio in soli otto giorni.
Santa Caterina da Siena, festeggiata il 29 aprile. Altra immensa figura femminile, patrona d’Europa. Oltre ad essere compatrona d’Italia, insieme a S. Francesco. Nata nel 1347 Caterina fece voto di castità già a 7 anni, non andò mai a scuola e rifiutò di sposarsi quando i suoi la volevano dare in moglie già a 12 anni. Chiese solo una stanzetta che diverrà la sua “cella”, e successivamente ritrovo di artisti e intellettuali con i quali si intratterrà piacevolmente, pur essendo però praticamente analfabeta. Si ammala e muore a soli 33 anni e verrà subito ricordata per la sua totale appartenenza a Cristo, la sapienza infusa e non indotta, il coraggio (dimostrato, soprattutto, nelle lettere ai potenti della Terra) e la perseveranza. I suoi due simboli sono il libro e il giglio, che rappresentano rispettivamente la dottrina e la purezza.
Teresa di Gesù, o d'Avila, al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada. Entrata nel Carmelo di Avila a vent'anni, fuggita di casa, dopo un travagliato percorso interiore che la condusse a quella che definì in seguito la sua “conversione” (a trentanove anni), divenne una delle figure più importanti della Riforma cattolica grazie alla sua attività di scrittrice e fondatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi, e grazie alla fondazione di monasteri in diversi luoghi di Spagna. Santa Teresa annovera il titolo di “Dottore della Chiesa”. La sua opera più celebre è “Il castello interiore”, un itinerario dell'anima alla ricerca di Dio attraverso sette particolari passaggi di elevazione, affiancata dal “Cammino di perfezione”, altra imponente opera spirituale. e anche oltre (prima della sua morte venne fondato un monastero di Scalzi a Lisbona). Morì ad Alba de Tormes nel 1582 durante uno dei suoi viaggi. La santa spagnola è festeggiata il 15 ottobre.
E poi, c’è il nostro secolo, colmo di santi e sante. Santa Madre Teresa di Calcutta. “Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”. Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”. All’età di diciotto anni, mossa dal desiderio di diventare missionaria, Gonxha lasciò la sua casa nel settembre 1928, per entrare nell’Istituto della Beata Vergine Maria, conosciuto come “le Suore di Loreto”, in Irlanda. Lì ricevette il nome di suor Mary Teresa, come Santa Teresa di Lisieux. Il 10 settembre 1946, durante il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette l’ “ispirazione”, la sua “chiamata nella chiamata”. Le rivelò la sua sofferenza nel vedere l’incuria verso i poveri, il suo dolore per non essere conosciuto da loro e il suo ardente desiderio per il loro amore. Gesù chiese a Madre Teresa di fondare una comunità religiosa, le Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri tra i poveri. Circa due anni di discernimento e verifiche trascorsero prima che Madre Teresa ottenesse il permesso di cominciare la sua nuova missione. Il 17 agosto 1948, indossò per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro e oltrepassò il cancello del suo amato convento di “Loreto” per entrare nel mondo dei poveri. Da quel giorno in poi non li abbonderà mai più. Santa Madre Teresa di Calcutta è festeggiata il 5 settembre.
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