religione

"Comunione dei Santi", schegge di Paradiso, vite verso l'Infinito

Antonio Tarallo flickr.com
Pubblicato il 01-11-2019

Il significato della Comunione dei Santi. Le vite di alcuni santi francescani del XX secolo

Santità. Parola di mistero, non c'è dubbio. E se a questa, volessimo aggiungere altra parola vicino, l'unica che ci verrebbe in mente, potrebbe essere, forse: vastità. E l'aggiunta di quest'ultima, non è solamente per "far rima", o per "suono" poetico, bensì perchè potrebbe esprimere bene un concetto, una "visione" che oscilla tra il Mistero, appunto, e la semplicità. Tra il mondo visibile e invisibile. In fondo, la Santità, è questa sorta di oscillazione fra i due termini, se ci pensiamo bene. La vastità di un "qualcosa" che è così difficile percepire, ma - al contempo - è così presente anche oggi, in mezzo a noi, e il più delle volte neanche ce ne accorgiamo.

La parola "vastità" ci richiama a uno spazio illimitato, a un cielo infinito, a un oceano i cui confini è impossibile circoscrivere. In una certa misura, questa festa che ci ricorda - tra l'altro - che siamo tutti uniti sotto un Padre, che apparteniamo a una sola famiglia, ha queste "tinte di vastità": come non pensare alle migliaia di nomi-volti-vite che partecipano alla cosiddetta "comunione dei santi"?

Altissima definizione, "comunione dei santi". Ma cos'è, veramente, questa famosa "comunione"? Il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 948 recita: "Il termine “comunione dei santi” ha due significati, strettamente legati: 1) “comunione alle cose sante (sancta)” e 2) “comunione tra le persone sante (sancti)”. 1) La comunione ai beni spirituali, quindi alle cose sante (sancta), l’abbiamo nella Chiesa per mezzo dell’unica Fede; dei Sacramenti e, in modo particolare, dell’Eucaristia con la quale "viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli" (CCC 960); dei carismi che sono dati per l’edificazione e il bene di tutti; dei beni materiali ("ogni cosa era fra loro in comune", At 4,32) e della carità che ci lega gli uni gli altri ("nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso", Rm 14,7). 2) Per quanto riguarda la comunione tra le persone sante (sancti), parliamo di persone, appunto, "sante", che si sono distinte per eroismo di virtù e che, per questo, sono state elevate dalla Chiesa all’onore degli altari. Questo termine era usato nelle prime comunità cristiane indistintamente per indicare tutti i cristiani, come testimoniano le lettere di san Paolo apostolo che, rivolgendosi ai cristiani dell’una o dell’altra comunità, si serve di espressioni come: “Salutatemi tutti i santi che sono nella tale città”. Necessario ricordare che con il Battesimo noi veniamo realmente santificati, sia perché diventiamo membra del Corpo mistico di Cristo (che è tutto santo), sia perché siamo tutti invitati alla santità e chiamati alla gloria del Paradiso.

E questo invito, innumerevole volte è stato accolto dalla famiglia francescana. La "lista" è assai numerosa. "Non c’è solo Francesco. San Francesco", questo, è il primo pensiero che viene in mente, scorrendo la lunghissima “lista”, corollario di biografie, di episodi, di miracoli, di tutte quelle donne e uomini “di buona volontà” che hanno deciso di condurre le proprie esistenze, nel solco dell’esempio del Serafico padre, e – prima ancora – di vivere, incarnare, imitare, l’esempio dell’unico Maestro, Gesù Cristo. La famiglia francescana è ampia, e le “aureole” di santità sopra i grezzi sai, sono davvero tante.

Gli esempi sarebbero davvero innumerevoli. I "big" ( definiamoli così, seppur ricordiamo non c'è certo una pol position) li conosciamo un po' tutti: Santa Angela da Foligno (Maestra dei Teologi. Si dedicò ad una intensa attività apostolica per aiutare i suoi concittadini affetti da lebbra. Entrò nel Terz'Ordine Francescano); i santi Berardo, Ottone, Pietro, Accursio e Adiuto (primi martiri dell'Ordine francescano, uccisi in Marocco il 16 gennaio 1220, importantissimi nella vita di un altro santo francescano, Antonio di Padova); San Bernardino da Siena (frate francescano di fine medioevo); San Bonaventura da Bagnoregio (generale dell'Ordine francescano, scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico, fra cui l'importante Legenda maior, biografia ufficiale di san Francesco); Santa Chiara d’Assisi ("sorella" spirituale di San Francesco); San Massimiliano Kolbe (martire ad Auschwitz) e, veramente, tanti tanti altri.

La sequela di nomi si arricchisce, molto, anche nel secolo - da poco - passato: il ventesimo, tempo soprattutto di martiri, ma non solo. Sono tutte figure che hanno segnato di Amore, un secolo travagliato sia per le guerre, sia per svariate ragioni sociali-economiche. Ad esempio, ricordiamo il Beato Bonifacio Zukowski, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, che nel campo di prigionia di Dachau, trova la morte, tra atroci torture subite per la sua fede. Oppure, i padri Aniceto Kopliński, Enrico Krzysztofik, Floriano Stępniak e i frati Fedele Chojnacki e Sinforiano Ducki, tutti membri dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, arrestati in varie date tra il 1942 e il 1943 e condotti nei campi di concentramento. Alcuni sono morti per le privazioni, altri per le percosse subite dalle guardie. Inseriti nel più vasto gruppo dei 108 martiri polacchi durante la seconda guerra mondiale, sono stati beatificati a Varsavia da san Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999. O, anche: il Beato Alojzije Stepinac, terziario francescano secolare (1898-1960); la Venerabile Marta Luigia Robin, mistica cattolica francese, terziaria francescana dal 1928, fondatrice dei Foyers de Charité (Focolari della Carità) (1902-1981). Queste, solo alcune testimonianze del seme di Santità francescana che si perpetua nel tempo. Da quel nome, Francesco di Assisi.

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