Chiara Luce Badano, avere tempo per la santità
La sua concezione del tempo un insegnamento per il mondo di oggi
“Fugit irreparabile tempus”, l’incipit di un tema che Chiara Luce Badano scrisse nel 1989 è assai indicativo e ci proietta subito nella riflessione che un po’ tutti dovremmo fare: cosa vuol dire spendere il proprio tempo? Come cerco di dargli frutto? Domande profonde che quelle poche parole, ad inizio scritto, rendono già tutto. La storia dietro a quel tema è questa: Chiara Luce Badano, già ammalata di tumore e costretta ad affrontare cure dolorose, decide comunque di non abbandonare gli studi. Per questo motivo viene fatta seguire da un’insegnante di lettere che ogni tanto si reca da lei. La traccia di questo tema è incentrato sul valore del tempo. Chiara Luce parte da un’epigrafe in latino che campeggia su una meridiana posta di fronte alla Santissima Trinità, la chiesa di Sassello, il suo paese natale.
“FUGIT IRREPARABILE TEMPUS: questa iscrizione latina sul muro di un’antica casa accanto ad una meridiana ci ricorda, ogni qualvolta alziamo lo sguardo, che ogni nostra giornata fugge veloce. La saggezza dei nostri padri ci riporta così, con brevi parole, a fermarci un momento per riflettere sul senso della nostra vita che spesso scorre nella superficialità perché soffocata o da una noiosa “routine” quotidiana o da corse frenetiche a cui il vivere moderno talvolta ci costringe. Riflettendo ci accorgiamo che spesso l’uomo non vive la sua vita, perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto (…)In realtà, l’unico tempo che l’uomo possiede è l’attimo presente che va vissuto interiormente sfruttandolo appieno. Vivendo così certamente l’uomo si sente libero perché non è più schiacciato dall’angoscia del suo passato e dalle preoccupazioni per il suo avvenire. Certamente riuscire a raggiungere questo traguardo non è affatto semplice e richiede uno sforzo costante … dare un senso ad ogni nostra azione, grande o piccola che sia… in favore degli altri”.
Addentrarsi in queste parole è un viaggio interiore che la beata Chiara Luce ci esorta a compiere. La testimonianza della sua vita ci fa riflettere su quanto sia importante “dare frutto”. E’ questo, uno dei valori più importanti dell’insegnamento di Cristo e Chiara Luce ha incarnato quell’insegnamento. Soprattutto nella malattia, proprio quando sembrava tutto perduto. Ed è in questo caso che “entra in gioco” la santità. Ma chi era questa ragazza? Quale straordinaria vita ha vissuto?
Chiara nasce a Sassello, in provincia di Savona e diocesi di Acqui, dopo undici anni di attesa dei suoi genitori. È il 29 ottobre 1971. In terza elementare avviene un incontro che segnerà per sempre la sua vita: conosce il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Entra così fra le Gen (Generazione nuova). L’incontro, spazio di anime, riesce a portare Chiara in altro spazio, così profondo e recondito, così ricco e profondo: lo spazio dell’incontro con Cristo. Di Gesù non parla tanto, ma lo porta nella sua vita. Scriverà, infatti: “Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento”. E così Gesù entra prepotentemente dolce nella sua vita: Chiara si mostra subito attenta agli ultimi, ai bisognosi, e la lettura del Vangelo diviene la sua pratica quotidiana. Vive assieme agli altri ragazzi, con grande piacere della vita, delle piccole cose. Quelle piccole cose che fanno però grande la vita stessa: la semplicità nascosta.
La semplicità: tema caro al senso religioso e “di vita” francescano. Non servono orpelli quando si segue San Francesco, Cristo. Prima si deve “essere”. Non importa “apparire”. E’ l’essenziale la matrice del tutto. E se si è essenziali, allora, il tempo “prende un’altra piega”, come si suole dire. Cambia la visione, cambia il rapporto con il mondo circostante. Chiara Luce Badano è un esempio - forte e bello - di come si debba “incanalare” questa considerazione nella vita pratica, quella di tutti i giorni. Una delle frasi che più ci parla di questo mondo-modo di vivere, Luce Badano la scrive - appunto - con essenzialità:
“Riflettendo ci accorgiamo che spesso l’uomo non vive la sua vita, perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto”. L’esortazione arriva dritta al cuore e alla mente: vivere il nostro presente avendo ben in mente che siamo fatti per quello che i latini definivano l’ “hic et nunc”. L’ora. E’ il “carpe diem” del famoso film con Robin Williams: “il cogliere l’attimo”. La Badano ha colto l’attimo della santità, facendolo divenire eternità.
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