Accoglienza in venti mosse
“Non c'è pace senza il rispetto dei diritti umani per tutti gli uomini, per tutte le donne e per tutti i bambini, al di là di appartenenze sociali, politiche e religiose. Specialmente se le prime vittime sono le persone più povere e più deboli come i migranti ed i rifugiati”. Papa Francesco lo va ripetendo in ogni angolo della terra da quando è asceso al Soglio di Pietro. Ma lo fa anche nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2018 intitolato, non a caso, “Migranti e rifugiati, uomini e donne in cerca di pace”. Vale a dire, anonimi protagonisti di interminabili esodi del Terzo Millennio che non sempre hanno un lieto fine, con le tante, troppe morti nelle acque del Mediterraneo o con i tanti, troppi migranti e rifugiati che vanno a sbattere contro muri e barriere di filo spinato issati anche nel cuore della vecchia Europa.
Uno scandalo che papa Francesco non si limita solo a denunciare per l'ennesima volta. Nel suo messaggio indica anche 20 punti – elaborati dal Pontificio Consiglio per lo Sviluppo Integrale Umano retto dal cardinale prefetto Peter Kodowo Appiah Turkson, – con cui aiutare le vittime dei movimenti migratori, portati all'attenzione di tutti gli Stati che hanno relazioni diplomatiche col Vaticano e ai governanti e Capi di Stato di buona volontà. “È una iniziativa di grandissimo significato umano e morale con cui il Santo Padre si fa portavoce dei più grandi mali che gravano sulle popolazioni più povere e maltrattate della terra, come sono i migranti”, commenta l'arcivescovo Gianfranco Girotti, Reggente Emerito della Penitenzieria apostolica, il dicastero che sovrintende e giudica i “grandi peccati” (i delicta graviora), fine moralista tra i più stretti collaboratori di papa Francesco e, in precedenza di Benedetto XXVII e di Giovanni Paolo II. Un messaggio che, per monsignor Girotti, “ha la sapienza di affiancare alle tradizionali esortazioni papali in difesa della pace universale, indicazioni pratiche e concrete con cui gli Stati possono intervenire per lenire le sofferenze delle vittime dei flussi migratori”.
Ma eccoli questi punti, che iniziano con il diritto all'accoglienza senza espulsioni arbitrarie e collettive” e, punto due, col potenziamento di “vie legali sicure e volontarie, attraverso l’uso maggiore di visti umanitari e di visti per studenti e apprendisti, e corridoi umanitari. Al punto 3: “sicurezza nel rispetto dei diritti umani”, anche attraverso “l’offerta di informazioni certe e certificate prima della partenza e la protezione (punto 4) “delle autorità del paese di arrivo onde prevenire sfruttamento, lavoro forzato e tratta (punto 5). Punto 6: utilizzare capacità e competenze. E poi, proteggere i minori non accompagnati (punto 7) “in accordo ai dettami della Convenzione internazionale sui Diritti dell’infanzia” (8). Garantire l’istruzione (9) diritto alla salute e all’assistenza sanitaria, indipendentemente dallo status migratorio (10), l'accesso (11) ad una nazionalità e alla cittadinanza a tutti i bambini al momento della nascita (Ius Soli); istruzione primaria dei paesi di arrivo (13): inserimento socio-lavorativo (13), benessere della famiglia (14), assistenza per bisogni speciali, cure particolari, asili nido (15); aumentare la quota di cooperazione internazionale per i paesi mete di rifugiati e migranti in fuga da conflitti armati (16), garantire sempre la libertà religiosa (17), favorire l’integrazione e scambi culturali (18), promuovere una narrativa positiva ed una informazione improntata alla solidarietà (19) ed infine, garantire il reinserimento nei paesi d'origine su base volontaria (punto 20).
“È la prima volta che un messaggio per la Giornata mondiale della pace si presenta in modo così ampio, articolato, concreto”, conclude monsignor Girotti, che vede in questo documento-appello “tutta la forza morale, propulsiva, pratica di papa Francesco verso migranti e rifugiati con la dolcezza e la determinazione di un padre verso i figli più deboli”.
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