Fortunato: 'Una firma storica'
E Francesco chiamava la sua più grande amica Frate Jacopa
Parto da un’immagine. Ogni volta che il Papa siglava un’Enciclica lo faceva su un tavolo di legno, con foto di rito. Questa volta ci troveremo con il Santo Padre che guarda San Francesco e firma la sua terza Enciclica su un «tavolo» di roccia, facendo diventare Assisi «altare e cattedra di pace», come la definì Giovanni Paolo II. Visita privata. Lampo. La celebrazione dell’Eucarestia sulla tomba, al termine la firma dell’Enciclica. Il saluto ai frati della nostra comunità nel chiostro. Una visita che è anche un segno del Pontificato di un Papa che ha voluto chiamarsi Francesco. Una visita che ricorda un’altra storica giornata, quella del 4 ottobre 1962, quando Giovanni XXIII arrivò ad Assisi per affidare il Concilio Vaticano II «al cuore del più italiano tra i Santi».
Così Bergoglio arriva ad Assisi per consegnare al mondo uno dei messaggi più intensi e attuali del Vangelo: l’essere fratelli, in una società che alza muri, che costruisce steccati e ha dimenticato, forse, che uno dei racconti più significativi del Vangelo identifica la fraternità nella parabola del buon samaritano, nell’incontro tra due persone di fede e razza differenti. Ma affrontiamo le due grandi questioni poste sin dall’annuncio dell’Enciclica: la prima è che essa ci permette di decifrare l’apparato dottrinale di questo Pontificato. Ispirandosi alla sesta delle Ammonizioni degli Scritti del Poverello, il Papa ci indica la fraternità, attraverso la strada dell’imitazione del Signore, della bontà e della compassione.
Tre fondamenti che da sempre danno densità esistenziale al francescanesimo e la cui attualità sociale è testimoniata dall’inchiostro versato oggi sull’altare, con quella firma minuta e robusta. La seconda questione è la densità della parola fratello, in senso maschile e femminile. In latino suona come frater, facendo riecheggiare il termine sanscrito bhrathar, la cui radice è bhar e che significa «sostenere, nutrire». Sostenere è proprio del genere maschile, nutrire del genere femminile. Per toglierci ogni dubbio, ricordiamo come il Poverello chiamava la sua grande amica: Frate Jacopa.
Rinsaldare questa relazione tra l’umanità è stata la rivoluzione del Francesco di ieri ed è la vera sfida del Francesco di oggi, cioè del francescanesimo di sempre. Non per nulla, accanto a Francesco vi erano i primi compagni, accanto al Papa vi sono i fratelli poveri. E tutti e due sono partiti dalle periferie: il primo dai lebbrosi, il secondo dagli ultimi. E non è certo un caso.
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA