opinioni

Perché conviene fidarsi della scienza

Redazione Ansa - Paolo Salmoirago
Pubblicato il 03-02-2021

  "Solo se ha superato lo scrutinio critico una tesi diventa un fatto assodato" 

«Molti faticano a orientarsi di fronte ai possibili rischi delle vaccinazioni. Eppure gli immunologi ci dicono che i vaccini in genere sono sicuri per la maggior parte delle persone e che hanno protetto milioni di individui da malattie mortali e che non sono causa di autismo. Ma come sanno queste cose? E noi come facciamo a sapere che non si sbagliano?». Inizia così Perché fidarsi della scienza? (Bollati Boringhieri), il libro in cui Naomi Oreskes solleva questioni più che mai attuali, visto che confidiamo proprio nei vaccini per superare la pandemia che ci tiene in scacco, e che l' irruzione di Sars-Cov-2 ha inevitabilmente evidenziato come la scienza si nutra di dubbi e di domande, e conviva con l' incertezza.

Se in Mercanti di dubbi, scritto con il collega Erik M. Conway nel 2010, aveva fatto luce sulla sistematica opera di disinformazione messa in atto, soprattutto negli Stati Uniti ma non solo, dalle industrie del tabacco per screditare gli studi scientifici che evidenziavano i danni del fumo, nel nuovo libro Naomi Oreskes ci porta dietro le quinte della ricerca scientifica. Ci racconta come funziona la scienza e ci spiega perché dobbiamo avere fiducia. Del resto, sottolinea, la fiducia è fondamentale perché la mancanza di fiducia comporta conseguenze sociali. «Se non riusciamo a spiegare perché, o a mostrare che conviene fidarsi della scienza, abbiamo infatti poche possibilità di convincere i nostri concittadini, e tanto meno i nostri leader politici, a far vaccinare i figli e ad agire in modo da combattere il cambiamento climatico. Oggi», aggiunge per esempio, «gli americani comprendono, come già il resto del mondo da qualche tempo, che il cambiamento climatico antropogenico rappresenta una minaccia reale. Ma come possiamo convincere chi ancora lo nega, come l' ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha ritirato il Paese dagli accordi climatici internazionali e ha definito il cambiamento climatico una "bufala"?».

Perché fidarsi della scienza, dunque? «Non certo perché gli scienziati seguono una formula magica che garantisce i risultati». Di fatto, secondo Oreskes, porsi questa domanda è più che legittimo - il lavoro stesso dello scienziato è imperniato su scetticismo e dubbio - e molti effettivamente glielo chiedevano al termine delle sue conferenze pubbliche sulla storia della scienza del clima. Oreskes è molto chiara. La nostra fiducia nei confronti della scienza dovrebbe poggiarsi sul carattere sociale dell' impresa scientifica, sul fatto cioè che la scienza è un' attività comunitaria che si fonda sul confronto tra esperti e sul vaglio delle conclusioni che traggono. Vaglio che non è opera di un solo individuo, ma di una collettività. E proprio il processo sociale di validazione delle affermazioni scientifiche - che si concretizza nel peer review, nel controllo cioè tra pari - è garanzia di accuratezza e cruciale per il progredire della conoscenze. In pratica «una tesi che ha superato lo scrutinio critico diventa un fatto assodato e l' insieme dei fatti assodati costituisce, collettivamente, il sapere scientifico. Ecco perché le indagini scientifiche producono al contempo novità e stabilità».

In altri termini l' aspetto sociale del lavoro scientifico è un pilastro fondamentale, perché fa sì che le verità scientifiche non siano semplici opinioni di qualcuno. Nella scienza non c' è spazio per l' autorità. Perché non importa chi sia il singolo. A prevalere è la saggezza collettiva, il consenso tra coloro che hanno lavorato su una specifica questione. E allora, nel difendere la scienza dai suoi detrattori, Oreskes non solo evidenzia il processo che produce le verità scientifiche, ma ricorda che le verità scientifiche sono transitorie: sono, cioè, sempre soggette a revisioni, integrazioni o aggiornamenti perché, come spiegava Popper, la scienza non poggia sul cemento ma è piuttosto un edificio eretto sulle palafitte.

Non c' è da stupirsi, quindi, o da gridare al complotto, se proprio nella gestione di questa emergenza sanitaria, nel corso dei mesi, siano cambiate per esempio le indicazioni da parte dell' Oms sull' uso della mascherina. Siamo di fronte a un agente infettivo nuovo che via via stiamo imparando a conoscere. Già in una «Ted conference» del 2004 Oreskes aveva sottolineato che non si tratta di avere una fede cieca nei confronti della scienza. Non dovremmo avere una fiducia cieca in niente e nessuno. La nostra fiducia nella scienza, come la scienza stessa, dovrebbe basarsi sulle prove. E così come dovremmo controllare le referenze dell' idraulico a cui affidare la nostra caldaia, lo stesso andrebbe fatto con gli scienziati. Che, dal canto loro, non dovrebbero semplicemente spiegarci quello che conoscono, ma dirci anche come lo conoscono e il lavoro in corso per saperne di più. (La Stampa)

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