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Pasqua, un'umanità a pezzi

Roberto Pacilio Jplenio da Pixabay
Pubblicato il 03-04-2021

Siamo ancora in tempo, dobbiamo camminare insieme

«L'egoismo di pochi minaccia il pianeta». È il premio Nobel per la Pace, Mohammad Yunus, a dirlo in un’intervista in merito al vaccino anti covid e alla necessità, urgenza, di liberalizzare il brevetto: «in tutto il mondo non possono che essere espresse come “apartheid vaccinale”, “nazionalismo vaccinale” o “tribalismo vaccinale”».

Ma cosa ci sta succedendo? Stiamo diventando un’umanità a pezzetti. Pronti a curare il nostro piccolo orto. Pronti a chiudere le porte delle nostre case. Pronti a girarsi dall’altra parte nascondendo la realtà, l’amara realtà: diffidenza, egoismo e sofferenza. Abbiamo dimenticato i medici e gli infermieri che hanno perso la vita in questi giorni. Queste persone hanno adempiuto la legge dell’amore manifestata da Gesù nell’ultima cena: “non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici (GV15.)”. È qui, come diceva Blaise Pascal, che “l’uomo supera infinitamente l’uomo”.

Ci accorgiamo solo ora di come siamo caduti nella superficialità, nell’indifferenza, nell’avarizia. Ma oggi, in questa Pasqua, possiamo essere diversi e trovare addirittura il coraggio di parlare della morte. La morte vissuta da Cristo che ora è davanti a noi. Prima l’unica esperienza di morte che facevamo era quella che vivevamo quando mancavano i nostri cari. Oggi la viviamo più di ieri: basta ricordare i camion militari in fila a Bergamo, il saluto di un familiare alla finestra di ospedale, o la stanza degli abbracci delle RSA.

È normale, in questo periodo storico, porre a Dio la domanda che fu di Giobbe e di Cristo: dove sei? Perché mi hai abbandonato? Non è solo normale, ma è anche giusto. Stiamo vivendo una crisi devastante in tutti i settori. Se l’economia prima della pandemia creava distanza tra le persone -il 99% della ricchezza è distribuito a poche persone- il covid ha peggiorato questa distanza. Tante persone hanno perso il loro reddito e il loro sostentamento mentre la ricchezza dei super ricchi continuava a salire. «In questo quadro, - ricorda il premio nobel Yunus - la pandemia ha almeno fermato o rallentato il motore economico e ci da l’opportunità di costruire un nuovo motore economico in grado di unire persone e ricchezza e di tenerle insieme. Perché non solo la macchina economica pre-pandemica ci stava portando a un punto esplosivo, ma stava anche per distruggere il mondo attraverso il riscaldamento globale. Non c’è modo di sfuggire al nostro percorso suicida a meno che non lo riconosciamo e decidiamo di cambiare il nostro percorso. Dobbiamo dimostrare la nostra consapevolezza a partire dal vaccino: il vaccino non riguarda solo la protezione da un virus, ma la protezione da noi stessi».

Siamo ancora in tempo. Siamo un’unica umanità e per questo dobbiamo camminare insieme senza paura, con coraggio, e senza “temere” di rimanere indietro. Quel “non temere”, espressione ripetuta nella Bibbia 365 volte come i giorni dell’anno. Ed è così che potremmo iniziare ogni nostra giornata: “non temere”.

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