Noi, naufraghi come Ulisse
Siamo le persone che abbiamo incontrato, conosciuto, amato
Chi è il protagonista dell' Odissea ? Ulisse, si dirà. E se non fosse così? Potrebbe essere il viaggio, il viaggio di ritorno verso Casa, la «petrosa Itaca» e, quindi, il mare, il mar Mediterraneo, l' acqua azzurra, verde e blu che c' è tra le terre, le Isole e, allora, gli incontri che di Ulisse fanno Ulisse e di Ulisse fanno ognuno di noi. Perché noi cosa siamo se non le persone che abbiamo incontrato, che abbiamo conosciuto, che abbiamo amato, che abbiamo perduto e che ancora, segretamente, continuiamo a incontrare e ci vengono a trovare? Compreso Ulisse. Che era un naufrago. Della vita e della storia greca. E ritrovò non solo, faticosamente, la via di Casa, ma anche sé stesso attraverso gli altri. Chi? Circe, Nausicaa, Calipso, Penelope, Atena, Anticlea e le altre donne del mito, che come il Fato su tutti domina; e poi Alcinoo, Achille, Agamennone che riconducono ancora una volta al ricco, colorato e diverso mondo femminile che è il «vero protagonista dell' Odissea ». È il canto di Omero - chissà chi era, chissà chi erano - visto o, meglio, ascoltato con la sensibilità di Cristina Dell' Acqua che ha appena pubblicato con Mondadori Il nodo magico. Ulisse, Circe e i legami che rendono liberi . Un libro discreto, mite, affettuoso come una brava insegnante che ti prende per mano e ti accompagna nella poesia omerica - la lingua madre del genere umano, almeno di quella parte chiamata Europa - facendoti sentire in viaggio verso la tua Itaca. Un libro gentile che consiglio di leggere anche nella pagina che di solito non è riservata ai lettori: i ringraziamenti. Perché «grazie» è parola apparentemente ordinaria ma in realtà è fuori dall' ordinario e deriva dal latino gratia che equivale ad amicizia, armonia, gratitudine, bene-volenza e andrebbe usata per dire proprio «grazie» come se lo dicessimo a una donna che ci rimette al mondo.
Nel libro VIII Omero ci presenta un «vero nodo»: la madre di Nausicaa e la regina dei Feaci - Arete - dona a Ulisse, prima che intraprenda l' ultimo viaggio verso Itaca, uno scrigno pieno di tesori ma lo avverte di legarlo saldamente con un nodo per non perderlo. È allora che Ulisse ricorda il nodo che anni prima la maga Circe gli ha insegnato. Così il nodo è un «nodo magico» ed è insieme femminile, desmòs , poikilos : si scioglierà solo con le donne incontrate, è un legame vero, è complesso, variopinto, sfaccettato. Il nodo è solo un dettaglio nell' Odissea ma per Cristina Dell' Acqua è il dettaglio più importante che diventa la chiave di lettura del poema e dell' esistenza che «mi ha fatto pensare che anche a Omero piacesse immaginare la vita come un' incessante sequenza di nodi: e quello più importante, quello magico, impossibile da sciogliere, racchiude i nostri tesori più preziosi».
Il vero nodo di questo libro, che sia magico o meno poco importa, è il legame tra l' autrice, il mondo classico dei Greci e dei Latini e la scuola. Dell' Acqua insegna ed è vicepreside al Collegio San Carlo di Milano e l' incontro - il nodo - tra il classico e la contemporaneità l' ha già tematizzato in altri due testi come Il futuro è antico. L' uso del teatro classico nell' educazione e nella formazione e Una Spa per l' anima. Come prendersi cura della vita con i classici greci e latini . Il legame con il mito non è intellettualizzato ma spontaneo, come una via di accesso privilegiata per giungere a vedere, tanto nell' oscurità della Caverna platonica quanto nei racconti di Diotima, il fondo e la superficie del cuore umano che per essere libero ha bisogno di legami. La magia di Circe, come ci viene presentata in questa riscrittura dell' Odissea avvenuta durante l' anno pandemico del 2020, è quella di una maga che come tutte le maghe altro non è che una donna fragile che comprende che le sue esperienze creano giorno dopo giorno la femminilità che ha avvinto Ulisse ma da cui Ulisse deve distaccarsi per ritornare a Casa, ancora da un' altra donna. «C' era qualcosa di femminile nell' aria» dice Ubertino da Casale parlando con Adso da Melk nella chiesa dell' abbazia ne Il nome della rosa . Ecco, c' è qualcosa di femminile in questo libro, ne Il nodo magico , nella stessa Odissea , e siccome il libro è fatto anche da parole che vogliono essere piene di significato, proprio come si può essere «piena di grazia», la parola femminilità è quella che tiene in piedi tutto il viaggio: quello di Ulisse e quello di noi che siamo lui. L' ultima osservazione: perché i legami rendono liberi? Perché c' è libertà se c' è un' appartenenza, Itaca, esattamente come noi apparteniamo a una storia e alla stessa libertà. Il nodo magico. (Corriere della Sera)
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