I fondi europei non siano sacrificati agli interessi di bottega
Intervista a Monsignor Nunzio Galantino: abbiamo 'bisogno di uomini e donne capaci di pensare in grande'
Pubblichiamo l'intervista di padre Enzo Fortunato a Monsignor Nunzio Galantino, vescovo e presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Mons. Galantino e già Segretario Generale della CEI.
La versione integrale dell'intervista sarà pubblicata sul mensile della Rivista San Francesco.
Eccellenza, Lei presiede il dicastero più importante dell'economia della Santa Sede, l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. A che punto è la riforma economica del Vaticano, dopo gli scandali, e quali sono gli obiettivi del rinnovamento di Papa Francesco?
La centralizzazione della gestione economica voluta dal Papa è solo la parte finale, conclusiva di un processo molto più ampio e importante. Si tratta di un processo di razionalizzazione finalizzato alla trasparenza e al controllo di tutto ciò che riguarda la gestione e l’amministrazione delle risorse della Santa Sede. Senza che vi siano settori esenti.
Purtroppo, qualcuno potrebbe essere portato a pensare che il controllo e la richiesta di trasperenza siano un “delitto di lesa maestà”. Con tutto il rispetto per le persone e le istituzioni, penso che sottoporsi a procedure chiare e accettare il controllo è il minimo che si possa fare per avere un’amministrazione affidabile e credibile. Dappertutto. Anche in Vaticano.
Pochi giorni fa l'amministratore delegato della più importante banca italiana, che opera anche al livello internazionale, Messina ha dichiarato che il problema è la povertà. Secondo Lei, la situazione è così al limite, se un banchiere fa una dichiarazione del genere?
Non so in che contesto il dottor Messina abbia fatto questa affermazione. Certo, la pandemia sta accentuando le situazioni di disagio e di bisogno. Ma le situazioni di povertà non nascono oggi. Sono frutto di politiche economiche che non hanno ritenuto importante ridurre il divario tra i pochi ricchi e i tanti poveri.
La situazione è al limite? - mi ha chiesto!
Bella – anzi – brutta domanda! La situazione di povertà non è al limite solo perché è aumentato il numero dei poveri. È al limite soprattutto perché nei confronti dei poveri e delle povertà si adottano solo soluzioni temporanee/tampone. Fidando molto, qualche volta esclusivamente, sulle risposte offerte dalle nostre realtà caritative e di assistenza.
Finché non smetteremo di considerare i poveri come fastidio o come un male necessario, saremo costretti a sentire discorsi sui poveri poco convincenti e allarmi poco credibili.
Oggi, non solo in Italia ma anche in diversi altri Stati, arriverà una grande quantità di fondi europei. Dal suo prezioso angolo di prospettiva, quali dovrebbero essere le priorità di spesa di queste ingenti e cospicue somme di denaro?
Prima di indicare priorità, io sottolinerei il modo con il quale vanno programmati gli interventi. Già vedo e sento la corsa a intestarsi meriti e a presentare veti o diktat. È il modo peggiore per andare nella direzione giusta. Se si procede in questa maniera, gli interventi seguiranno la ben nota strada delle spartizioni e le vere esigenze verranno sacrificate sull’altare degli interessi di bottega oppure andranno nella direzione imposta dalle lobby.
L’Italia, oggi più che mai - e in presenza di fondi della Next Generation EU- ha bisogno di uomini e donne capaci di “pensare in grande”. E, devo essere sincero, non è che se ne vedano troppi in giro. Vedo affollamenti di gente di altro genere, ma non affollamenti di persone capaci e disposte a “pensare in grande”.
L’emergenza sanitaria ha colpito così duramente la vita dei cittadini. E’ stato fatto davvero tutto ciò che poteva essere fatto?
Non so dirlo. Anche perché non abbiamo parametri oggettivi con i quali misurare l’operato di chi amministra questo periodo straordinariamente negativo, da tutti i punti di vista.
Certo, tutti quei morti pesano nella coscienza di tutti, che non vuol dire “sulla coscienza di nessuno”! Né intendo buttare la croce solo su chi ha dovuto prendere decisioni. Spero solo che tutto sia stato fatto con lealtà, oltre che con competenza.
Il sistema welfare italiano ha due punti deboli: mancanza di asili e residenze per anziani. Sappiamo che la Chiesa, attraverso i suoi organi e la Caritas, sta facendo il possibile. Non ritiene sia il caso che i governi investano in questi ambiti?
Magari fossero solo questi gli ambiti mancanti!
Parlavo prima di uomini e donne capaci di “pensare in grande”. Prima di identificare settori specifici di intervento, bisognerebbe trovare gente capace di liberarsi da schemi ideologici di corto respiro, degni della peggiore politica culturale. C’è bisogno di gente che si tolga una buona volta i paraocchi, impari a chiamare le cose per nome e faccia lo sforzo di riconoscere con umiltà e gratitudine – e non solo quando fa comodo - il bene che viene fatto. Non solo dalla Chiesa cattolica. Che tristezza la “distrazione” nei confronti del Terzo settore. Quanta ideologia nel penalizzare le scuole pubbliche paritarie. Quanto pressappochismo populista nell’aggressione alle ONG.
Non è che tutto va bene in queste realtà! Ma, invece di dare sfogo a frasi e ad attacchi da bar sport, si vada prima a conoscere queste realtà, le si valuti, se si è capaci e poi si giudichi il bene che si fa, condannando anche ciò che non funzione in maniera corretta e rispettosa delle regole e delle leggi. Questo vuol dire fare politica seria e fare gli interessi delle persone. Altro che teatrini più o meno compiaciuti e compiacenti.
Nel mondo si assiste sempre più a pochi ricchi e una moltitudine di poveri. La Chiesa, da sempre, cerca di essere accanto a coloro cui è stata annunciata la Buona Novella: i pastori e i poveri. Come mai, a suo avviso, l'economia non procede per un mondo più giusto e solidale?
L’economia cammina sulle gambe degli uomini e delle donne. Si vede che, in materia economica, mancano o (è meglio dire!) non vengono sufficientemente ascoltati uomini e donne che amano e si spendono per la giustizia e la solidarietà. Desiderosi di mettere la persona al centro, e disposti/capaci di promuovere un’economia che non voglia fare profitti senza limiti e, soprattutto, negando i diritti primari delle persone. Di tutte le persone.
Infine, quali frutto a suo avviso farà emergere in un prossimo futuro l'incontro voluto da Papa Francesco “Economy of Francesco” ad Assisi?
Ho tanta fiducia negli stimoli emersi durante l’incontro di Assisi. Mi auguro prima di tutto che venga preso sul serio il clima creatosi nell’incontro di Assisi. Mi auguro che venga scalfita la granitica struttura mentale neoliberista, che poi dà luogo a un’economia distratta rispetto alle esigenze di una umanità sempre più messa all’angolo nelle sue esigenze fondamentali, sempre più costretta a pagare il prezzo di un’economia vorace. C’è un'altra economia possibile. E ad Assisi è stato detto. È l’economia sociale di mercato. È l’economia di comunità. È l’economia circolare. So bene che vi sono particolarità in ognuna di esse. Nessuna però nega il profitto, ma ne definisce il perimetro.
di Enzo Fortunato
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