Svizzera, il digitale va in convento
“La bellezza salva il mondo”. È il messaggio dell’Idiota di Dostoevskij che vuole dare oggi ‘Francescanamente’ e che viene ripreso dal vescovo Gian Carlo Perego nell’omelia pronunciata domenica nella basilica di San Francesco in occasione della chiusura del festival francescano.
La storia di Francesco d’Assisi e dei francescani, secondo il monsignore, nasce proprio dalla bellezza: “L’incontro con il Signore, il Crocifisso, in particolare nei poveri, ha generato un movimento straordinario di relazioni che ha raggiunto ogni parte del mondo, incontrando culture e religioni diverse: un movimento fondato solo sulla bellezza del rapporto con Dio, con gli altri e con il creato. È questa la povertà, la minorità francescana. Ed è questo l’amore cristiano”.
Il vescovo non ha dubbi: “La Parola di Dio ci aiuta a comprendere come la ricerca della bellezza per un cristiano significa anzitutto la scoperta dell’altro, del femminile e del diverso per età, nazione, cultura: bellezza è diversità. Bellezza significa anche guardare il creato come un dono. Bellezza è anche ciò che è frutto della generazione, il figlio, e della creazione dell’uomo, in particolare le creazioni artistiche. La bellezza è la pro-esistenza, un’esistenza per gli altri, nel dono della vita quotidianamente offerta per amore”.
“La bellezza impegna ogni cristiano perché alla contemplazione chiede di unire l’azione, come ricordava J. Maritain. La bellezza porta con sé gioia, ottimismo” chiosa Perego, che chiude l’omelia con un’ultima citazione: “Giustamente Paolo VI, Papa oggi santo, scriveva che ‘Questo mondo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione'”.
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