LO SGUARDO DI GIOTTO NELLA BASILICA SAN FRANCESCO

Redazione Archivio Fotografico Sacro Convento - Panini
Pubblicato il 30-11--0001

Pier Paolo Pasolini nel suo Decameron, film uscito nel 1971 al cui interno il regista impersona la parte di Giotto

Sulla parete del transetto nord della basilica inferiore, all'esterno dell'arco d'ingresso della cappella di San Nicola, sono dipinti due quadri che riproducono due momenti successivi della stessa storia: un miracolo compiuto da san Francesco a Sessa, coincidente con la città di Sessa Aurunca in Terra di Lavoro. A dare notizia del miracolo sono Tommaso da Celano nel Trattato dei Miracoli e Bonaventura da Bagnoregio nella Legenda Maior.


San Bonaventura racconta come “nella città di Sessa, in un quartiere denominato «Alle Colonne», una casa crollò improvvisamente, travolgendo un giovane e uccidendolo sul colpo. Uomini e donne, accorrendo da ogni parte al rumore del crollo, rimossero le travi e portarono il corpo del figlio morto alla madre. Ma l’infelice, tra amarissimi singhiozzi, così come poteva, con voce di dolore gridava: «San Francesco, san Francesco, rendimi il figlio mio!» [...] Ed ecco, verso l'ora di mezzanotte, il giovane incominciò a sbadigliare, sentì rifluire il calore nelle membra e si rialzò, vivo e sano, prorompendo in esclamazioni di lode e incitando anche il clero là convenuto e il popolo tutto a lodare e ringraziare con letizia Dio e il beato Francesco".

Verso occidente è raffigurato il primo tempo della storia: la casa crollata, il corpo esamine del fanciullo presentato alla madre, le donne che piangono, un gruppo di uomini a curiosare. Verso oriente è la conclusione della storia: la barella vuota che è stata utilizzata per il trasporto del ferito, chierici e laici che hanno seguito la barella, persone che salgono e scendono le scale di un edificio, al cui interno, nel piano superiore, si vede il fanciullo ridestato da san Francesco.



Non c'è una ragione credibile che giustifichi il rilievo assegnato a questo episodio tra i tanti interventi miracolosi di Francesco in favore dell'infanzia, alcuni dei quali si svolsero nella stessa chiesa di Assisi, salvo un plausibile collegamento con il ruolo di difensore dei fanciulli in età scolare che era attribuito a san Nicola, vescovo di Mira. Perché mai fu scelto questo miracolo avvenuto nei lontani confini del Regno di Napoli? In quel tempo i frati Minori godevano della protezione di re Roberto d'Angiò e della regina Sancha di Maiorca, ma forse una ragione va cercata nell'episodio scatenante dal quale ebbe origine la vicenda. Una casa può crollare perché è stata costruita sulla sabbia. "Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande" (Mt 7, 27). Oppure perché è stata costruita sopra la viva roccia, ma viene abbattuta per la violenza di un terremoto. A giudicare da quanto si vede nel dipinto, si direbbe sia stato un terremoto a provocare la rovina della casa di Sessa.



Tra gli uomini che osservano le conseguenze del crollo ce n'è uno particolarmente interessato. Giorgio Vasari, nella vita di Giotto, scrisse che in questi affreschi della chiesa inferiore era da riconoscere un “ritratto d’esso Giotto, molto ben fatto”. Più preciso fu il racconto di fra Ludovico da Pietralunga, secondo il quale il pittore era da identificarsi in una figura “quale sta verso l’arcone, volta in piedi con veste roscia et il manto over ciamarra alla antica di azzurro, la mano dextra con li deta quasi a un filo verso il mento et una capella in testa alla antica, volto verso l’arco, et risguarda al putto che la madre tiene in bracci morto”. Appunto il personaggio che guarda attentamente il corpo del fanciullo estratto dalle macerie. Nello sguardo di Giotto non c'è solo una morbosa curiosità. C'è anche una attenta osservazione dei piani figurativi, come se il pittore misurasse gli spazi con le seste degli occhi.


È quando mostra di fare Pier Paolo Pasolini nel suo Decameron, film uscito nel 1971 al cui interno il regista impersona la parte di Giotto, che per essere impegnato nella decorazione delle pareti di Santa Chiara a Napoli, vi dipinge due storie esattamente riprese dagli affreschi della chiesa inferiore di Assisi: il miracolo del fanciullo caduto dal verone e il miracolo del fanciullo perito nel crollo di una casa. Chissà perché Pasolini fece questa scelta? Forse per il ritratto di Giotto che vi riconobbe Vasari? O forse perché anche il 1971 fu un anno di forti scosse sismiche, che distrussero Tuscania e vari castelli della Tuscia, come questo più recente ha infierito sulle città e i castelli dei nostri monti Sibillini.

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