L’intervista. Padre Rafael Garcia e i disegni dei piccoli 'detenuti'

Antonio Tarallo minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com
Pubblicato il 13-08-2019

Il reverendo Garcia ha creato una mostra con i disegni dei bambini del centro di detenzione di Tornillo in Texas

Tornillo, nella contea di El Parso. In Texas. Terra di confine, questa. Molti adolescenti e bambini – provenienti dal centro e dal sud america – vengono accompagnati dalle forze dell’ordine della frontiera, al centro di detenzione di Tornillo. Secondo le stime, sono stati ben 3000 a risiedere in quel luogo da giugno 2018 e gennaio 2019. Il centro ha visto ben 2.300 bambini migranti, separati dai loro genitori. Vengono in mente le immagini de “La vita è bella” di Roberto Benigni, con il piccolo bambino separato dal padre e dalla madre, per mano delle truppe naziste. La Storia cambia scenari, ma non forse brutalità, disumanità. A Tornillo, la temperatura è di trentotto gradi all’ombra. A Tornillo, il pianto e le speranze di una vita migliore si incrociano in un gioco infernale, in una macchina infernale, per citare l’autore francese Cocteau. E in questa macchina, così disumana, ecco una piccola luce di speranza intravedersi fra le ombre di una politica che guarda solo al consenso, e non all’Umanità.

Questa piccola luce, ha un nome, e un volto. E’ il padre gesuita Rafael Garcia, che ha tramutato – in una certa misura – “il lamento in danza” di tutti questi bambini, privati dell’infanzia, dei giochi, e dell’amore, soprattutto.  

Nel momento della chiusura della struttura di Tornillo, il sacerdote gesuita Garcia, è riuscito a impedire che la memoria di quel luogo non andasse persa. Ventinove disegni-dipinti, realizzati interamente dai giovani migranti, compongono ora una mostra – aperta fino al 5 ottobre 2019 – che vede il sostegno dell’Università del Texas.  La mostra, dal titolo “Uncaged Art: Tornillo Children’s Detention Camp”, presenta al visitatore uno spaccato del campo nel quale i giovani migranti dovevano sostare per circa 60-70 giorni. E’ il loro cuore che si sente pulsare in quelle creazioni, in quelle opere d’arte così variegate per tema, e per materiali usati.   E’ la voce sofferente dell’Honduras, di El Salvador, del Guatemala. E così veniamo catapultati in un campo di calcetto, realizzato con del cotone, o in una piccola chiesa con dei muri colorati di verde acqua e i banchi costruiti con dei bastoncini dei ghiaccioli.

Abbiamo voluto, allora, contattare direttamente l’ideatore di un simile seme di speranza di integrazione fra culture e popoli, di una umanità ritrovata grazie all’universale linguaggio dell’arte. Al reverendo Rafael Garcia, abbiamo posto alcune domande sull’importante e bella “impresa” del Centennial Museum and Chiluahuan Desert Gardens dell’Università del Texas.

 

Reverendo Garcia, come è nata questa idea?

Sono stato uno dei sacerdoti che ha celebrato messa nel campo di detenzione per immigrazione di Tornillo. Lo staff aveva invitato i giovani detenuti a produrre delle opere d'arte che rappresentassero alcuni aspetti della loro cultura, nazione, religione, ecc. E, così, sono state realizzate molte opere d'arte, con i materiali limitati, quelli disponibili. Una parte di queste opere, erano rimaste indietro, quando il campo ha iniziato a chiudere. Questo avveniva all'inizio di gennaio. Vidi queste opere d'arte, una domenica quando sono andato a celebrare messa. Ho pensato: ma queste sono eccellenti! Il personale mi ha informato che non sapevano cosa fare con le rimanenti opere d'arte. Ho contattato la dott.ssa Yolanda Leyva, professoressa all'Università del Texas a El Paso (UTEP), che è una mia amica, e le ho chiesto se l’UTEP avrebbe voluto occuparsi di simili opere d'arte. Immediatamente ha espresso grande interesse e ha detto sì. Un giorno o due dopo, la struttura di detenzione ha consegnato tutte le opere d'arte all'UTEP. La UTEP ha deciso così di farne una mostra, quella che è attualmente al suo Centennial Museum.

Qual è la reazione dei visitatori alla mostra?

Le persone che ho incontrato mentre guardavano la mostra, hanno espresso che vedere l'arte, conoscere il contesto e la situazione in cui è stata prodotta, ha toccato il loro cuore. Molti commenti dei visitatori, pubblicati su un muro, esprimono reazioni simili. Alcuni commenti pubblicati dai visitatori – e la mia opinione personale – esprimono disgusto per il fatto che giovani di quell’età siano stati detenuti solo perché cercavano asilo e una vita migliore.

Pensa che questa iniziativa possa essere un seme di speranza per la delicata questione degli immigrati?

Penso di sì e lo spero! Di solito questo argomento è considerato dal punto di vista della sofferenza, dell'ingiustizia, delle statistiche e dei numeri, ecc. E queste informazioni sono cruciali! Ma questa mostra offre una finestra sul cuore, la mente e l'anima di coloro che l'hanno prodotta. Mostra la loro umanità in un modo unico. Questi sono giovani uomini e donne di talento. Esprimono resistenza e senso di orgoglio per la loro cultura, religione e nazione di origine. Avevano la serenità e il desiderio, nonché il talento e la creatività per produrre bellezza nel bel mezzo di una brutta e difficile situazione. Spero che i giovani stessi che vanno a visitare la mostra, possano essere spinti ad accettare il migrante / richiedente asilo, come un fratello o una sorella bisognosa.

Il famoso autore de “Il Piccolo Principe”, Antoine de Saint-Exupéry, diceva “I grandi non capiscono mai niente da soli. I bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta”. Forse il mondo andrebbe meglio

Se esistesse un formato per la condivisione e l'ascolto, sì! Immagini se i 2800 giovani detenuti a Tornillo, in qualsiasi momento, fossero stati in grado di condividere la loro storia (e le loro famiglie), con un disegno, una poesia…

Certamente questa mostra potrebbe insegnare molto al mondo. Pensa che sia possibile renderlo itinerante?

Per quanto so, l'Università del Texas a El Paso (UTEP) e il Centennial Museum, stanno pianificando una mostra itinerante di questo tipo.

E noi speriamo che queste opere, cuori d’arte, possano dilagare in tutto il mondo, per portare un messaggio di bellezza in tempi aridi di umanità, così da poter “contagiare cuore a cuore”, ogni persona, e condurla verso l’unica via possibile per salvare il Mondo, la fratellanza.


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