Casa Scalabrini 634: «Al servizio di migranti e rifugiati, su consiglio di Papa Francesco».

Domenico Marcella scalabrini634.net
Pubblicato il 20-09-2019

Casa Scalabrini 634 è un programma dell'Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, fortemente voluto e sostenuto dalla Congregazione dei Missionari di San Carlo - Scalabriniani, da oltre 130 anni attivi in 32 paesi del mondo, al servizio di migranti e rifugiati. Abbiamo incontrato Marianna Occhiuto, responsabile della comunicazione e della raccolta fondi della struttura.

Marianna, come nasce Casa Scalabrini 634?

«Nasce all'interno del ex-seminario della Congregazione Scalabriniana, dopo la proposta formulata da Papa Francesco di utilizzare conventi, seminari e spazi in disuso per accogliere migranti e rifugiati. La Congregazione Scalabriniana ha deciso così di destinare la struttura rimasta vuota al programma. Dal 2015, a Roma, promuoviamo la cultura dell'incontro, dell'accoglienza e dell’integrazione, con attività e progetti rivolti non soltatanto a migranti e rifugiati ma anche alla comunità locale. Abbiamo scelto di procedere senza convenzioni, portando avanti le attività con il supporto della Congregazione, di fondazioni e di donatori privati».

Chi sono gli ospiti della struttura?

«Accogliamo rifugiati, giovani-adulti e famiglie, in semi-autonomia, per favorire l’integrazione nella comunità locale e sostenerli nel percorso di autonomia personale e professionale. Grazie anche al lavoro in rete con altri partner già attivi nel settore – come per esempio il Centro Astalli (Jesuit Refugee Service) – in questi quattro anni di attività sono stati accolti 150 beneficiari di cui 125 hanno già completato il percorso di autonomia, pur rimanendo coinvolti nelle attività proposte. Ogni residente di Casa Scalabrini 634 concorda con l’équipe un progetto personalizzato in cui si specificano micro e macro obiettivi da raggiungere durante il periodo di accoglienza; a seconda del progetto e delle esigenze di ognuno; l’accoglienza può durare dai sei mesi all’anno. Il lavo ro principale dell’équipe è pertanto quello di creare delle opportunità nuove per i giovani, anche e soprattutto valorizzando le risorse del territorio di Roma Est.

Come si svolge la vita dentro la Casa?

«Le attività sono svariate. Lavorando in rete con tanti partner, e grazie anche al prezioso supporto dei nostri volontari, portiamo avanti corsi di formazione aperti a tutti, giornate dedicate alla pulizia del quartiere, distribuzione di cibo e vestiti ai più bisognosi, escursioni guidate nei luoghi più importanti della città. Gestiamo anche una web-radio, dedicata al tema della mobilità umana. Non mancano poi gli incontri sulla salute, con giornate di screening. L’incontro-confronto tra migranti e italiani, inoltre, avviene anche attraverso cene e momenti vissuti insieme».

Lecito chiederti quanto emozione si genera da queste iniziative.

«Tantissima. Siamo fortemente convinti che per parlare davvero di integrazione bisogna far sì che le persone possano incontrarsi, stare insieme, e far far nascere nuove amicizie e relazioni. Ecco Casa Scalabrini 634 promuove momenti di incontro tra migranti, rifugiati e comunità locale. È sempre bello vedere i nostri ragazzi coinvolti nelle varie attività e accompagnarli alla piena autonomia».

Anche Papa Francesco ha benedetto la vostra realtà.

«Sì. Il Santo Padre ha sempre dimostrato vicinanza ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati. Le sue parole ci danno ancora più coraggio e forza per continuare a camminare al loro fianco. Nel 2013, Papa Francesco ha affermato che “Quando curiamo le ferite dei rifugiati, degli sfollati e delle vittime di tratta, pratichiamo il comandamento di amore che Gesù ci ha lasciato. La loro carne è la carne di Cristo”. Noi siamo nati e stiamo andando avanti ispirati in maniera costante dal suo messaggio. Abbiamo così rafforzato il nostro impegno negli ambiti di accoglienza, formazione, sensibilizzazione e cittadinanza attiva con interventi basati sui quattro verbi indicati come pilastri della Chiesa nei confronti di migranti e rifugiati: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».

Realtà come la vostra, in questo momento di odio sociale, fanno la differenza. 

«Oltre a lavorare in rete e in sinergia con le realtà scalabriniane attive, Casa Scalabrini 634 promuove fortemente l’incontro con altre associazioni attive sui temi di accoglienza e integrazione.Lavorare insieme contribuisce ad abbattere quelle “frontiere” che non permettono di creare una vera comunità in cui tutti possano sentirsi accolti per offrire la ricchezza della propria diversità. Nonostante il momento storico, la disinformazione e il crescente odio verso il diverso, continuiamo a impegnarci ogni giorno per sensibilizzare giovani e adulti, dimostrando con i fatti che una comunità – capace di incontrare e accogliere l’altro – è ancora possibile. Per parlare di integrazione bisogna incontrasi, conoscersi e abbattere pregiudizi e gli stereotipi».

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