LA STORIA DI PADRE BENEDETTO MARTIRE IN MOZAMBICO
Carissimo Padre Enzo,
mi chiamo Pietro, vivo in provincia di Trapani. Durante un bellis- simo viaggio ad Assisi insieme a mia moglie ho conosciuto l’interessantissima rivista da lei diretta. Dopo non pochi tentennamenti, ho trovato il coraggio di disturbarla. Vorrei sottoporle una storia, per me molto im- portante, che fa parte della mia famiglia. Padre Benedetto, all’anagrafe Gaspare, nato da famiglia umile. Il papà contadino e la mamma casalinga. Resterà figlio unico in quanto il padre verrà chiamato alle armi per par- tecipare alla grande guerra del 1915-18. Guerra dalla quale non fece più ritorno, in quanto cad- de in combattimento sul Car- so nel 1917. Il piccolo Gaspare cresce così con la sola madre e con non poca difficoltà e stenti legati alle condizioni sociali del- la famiglia, ed anche agli eventi storici dell’epoca. Ciò nonostante, riesce a completare gli studi elementari (all’epoca non ancora obbligatori) ed in seguito entra in Seminario a Palermo. Il 9 Luglio 1939 viene ordinato sacerdote francescano e prende il nome di Benedetto, ovvero il nome del padre caduto in guerra. Così facendo il breve e sbiadito ricordo del padre lo conservò quotidianamente nel suo cuore. Fu mandato in opere missionarie tra i popoli del terzo Mondo, ritenendosi un povero tra i poveri, insegnando loro a gestire la po- vertà con dignità e umiltà e a non cadere, come usava dire lui, nello sconforto della miseria. Purtrop- po la sera del 20 ottobre 1976 ribelli del posto si introdussero all’interno della sua chiesetta di Melange in Mozambico e lo uccisero brutalmente. Sono passati tanti anni dalla sua orribile morte, ma io conservo ancora vivi, sep- pur brevi, ricordi di P. Benedetto essendo all’epoca un bambino di undici anni. Ho sempre pensato al destino triste che hanno avuto prima il padre e poi il figlio. Un paio di anni fa, io e mia moglie, siamo riusciti a contattare tele- fonicamente un padre di Trento, il quale ci ha confermato di aver conosciuto personalmente P. Be- nedetto in terra d’Africa. Lo stesso ci riferì che, a seguito di una guerra civile durata diversi anni, il cimitero del luogo fu profanato e smantellato, rendendo così impossibile il recupero dei resti. Tutt’oggi sono vive due cugine, ormai molto anziane, che posso- no testimoniare ulteriori ricordi diretti sulla figura personale di Pa- dre Benedetto. Vorrei che le nuove generazioni sappiano come il suo sacrificio e la sua devozione si siano trasformate in ricchezza e servitù verso i più deboli ed è morto al servizio dei più bisogno- si. Chiedo a lei Padre di dedicare un po’ di tempo in ricordo del nostro servo di Dio.
Pietro (TP)
Caro Pietro,
riporto la testimonianza che ci hai voluto raccontare nella speranza che, come hai detto tu, possa es- sere di ispirazione per tutti. Fran- cesco ci insegna che noi per pri- mi dobbiamo essere d’esempio. Si usano spesso molte parole per indicare la via, per dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma troppo spesso dimentichiamo che il nostro comportamento è un maestro che insegna molto più delle parole. Come ricordano gli evangelisti, Gesù indicava una modalità esistenziale: “L’albero lo si riconosce dai frutti”.
Un caro saluto di pace e bene
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