Essere medico è amare il prossimo
Carissimo Padre Enzo,
mi chiamo Vincenzo e sono un medi- co di Milano. Amo Assisi, dove vengo spesso con mio fratello, e sono un devoto e appassionato di Francesco. Ti ringrazio di cuore, perché le tue parole sono davvero preziose per me, soprattutto in questo periodo partico- larmente difficile per la mia famiglia, causa la malattia di mia madre. Non voglio tediarti per cui arrivo al punto. Rifletto spesso su un aspetto impor- tante per la mia professione di me- dico: amare il prossimo. Io ho scelto di fare il medico per seguire Dio, per essergli utile. È il mio dovere, e cerco di farlo sempre con dedizione, co- scienza e amore. Tuttavia, a volte mi è difficile amare fino in fondo l’essere umano, un po’ per i miei difetti, un po’ per quelli degli altri, e quindi il lavo- ro quotidiano rischia di diventare un mero automatismo seppur svolto con la massima professionalità e dedi- zione. Credo tu possa capirmi, capita credo anche a voi sacerdoti: in fin dei conti siamo semplici esseri umani ed il lavoro di medico non si disco- sta tantissimo da quello di sacerdote. Una frase spesso mi balza agli occhi ed è quella del salmo 36: “Cerca la gioia del Signore”. Ecco, quello che vorrei chiederti è: come pensi sia possibile conciliare la ricerca di que- sta gioia con l’amore per il prossimo? Mi spiego meglio: credi che cercare la gioia nel Signore ti aiuti anche a riscoprire il vero amore per il prossi- mo, per i sofferenti di ogni tipo? E in cosa consiste tale gioia, come e dove ricercarla? Io sono convinto che essa sia la soluzione ad ogni dubbio e sono anche convinto che la preghiera aiuti in questo, ma confido che tu possa il- luminarmi, avendo più conoscenza di me nell’esperienza d’amore verso il prossimo e più conoscenza della vita e dell’esempio del nostro Francesco. Ti saluto di cuore, e che il Signore ti benedica.
Caro Vincenzo,
ti raggiungo con le parole di san Fran- cesco: il Signore ti dia pace. Prego per te e per la tua vocazione in questo momento così difficile per la nostra umanità. Prego anche per la tua cara mamma. Mi dici “io ho scelto di fare il medico per servire Dio ed esser- gli utile”, questo è davvero l’orizzonte migliore...che non elimina gli ostaco- li e la difficoltà di amare, ma diventa motivo avvincente per affrontare la vita. Cristo è il primo medico, venuto per i malati nel corpo e nello spirito; ispirati a Lui, sempre, sia il tuo faro e la tua stella. Traccia in Lui la tua rotta e così il tuo navigare nell’arduo mare della sofferenza sarà meno colmo di ostacoli. Sai, Papa Francesco, nella sua ultima Enciclica Fratelli Tutti, ricorda serenamente e seriamente come sia importante il verbo amare. L’unico che permette di superare diffidenze e dif- ferenze. L’unico che permette di ricon- ciliarci con la vita. Nelle tue domande, io vi colgo già la risposta... percepire e vivere la paternità di Dio.
In questa paternità Francesco d’Assisi ha scoperto il cuore dell’amore. Per terminare, vor- rei condividere con te, e con i lettori, le parole di Drewermann che ci aiuta a capire la strada da intraprendere: “Per fortuna, c’è una soluzione efficace: ri- trovare la propria anima. Sembra che ogni individuo abbia una determinata tonalità fondamentale non solo acu- stica, ma soprattutto esistenziale; in questa tonalità “vibra” tutto il suo es- sere. Bisogna trovare questa ‘tonalità’ e riascoltarla in continuazione; quando l’abbiamo trovata, ogni parola risulte- rà ‘accordata’, indipendentemente dal tema esistenziale trattato; anzi, solo questo accordo permette di trovare le idee ‘accordate’[...]. Il ‘diapason’ miglio- re sul quale ‘accordare’ lo strumento della propria anima sarà il ricordo di quelle persone che, nella loro gioia come nella loro sofferenza, sono arri- vate a toccare in profondità il proprio essere”. E di questi testimoni, nel tuo campo, sono convinto ce ne siano tanti, come in quello della Chiesa del resto: san Francesco, madre Teresa, il bea- to Carlo Acutis, don Tonino Bello, san Giuseppe Moscati... Carissimo Vincen- zo ogni bene e buon cammino e volen- tieri ti ricordo nella preghiera. Un caro saluto di pace e bene.
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