Una nuova quaresima di San Martino
Francesco “celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino
Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo
infante, aveva succhiato ad un seno umano”. E al Natale si
preparava intensamente, tanto da stabilire – nella Regola – un
digiuno per i frati dalla festa di Tutti i Santi fino alla Natività
del Signore: è la cosiddetta quaresima di san Martino, che il
Santo osservava regolarmente, spesso trattando duramente
il proprio corpo. Sappiamo che una volta – per fare quella
quaresima – si fermò nell'eremo di Poggio Bustone.
Ormai
le sue condizioni di salute erano precarie: per lungo tempo,
infatti, “fu malato di fegato, di milza e di stomaco. Inoltre, al tempo
in cui si recò oltremare per predicare al sultano di Babilonia e d'Egitto,
contrasse una gravissima malattia agli occhi. Non si preoccupava però
di farsi curare e ciò per il fervore di spirito che fin dalla conversione
portava a Cristo”. Ora, poiché l'olio risultava nocivo al suo
corpo, i fratelli gli condirono i cibi con il lardo. All'epoca,
però, nei tempi di digiuno era escluso dai condimenti tutto ciò
che non fosse olio: Francesco ritenne dunque di aver usato dei
riguardi superflui verso il proprio corpo, e soprattutto di aver
in qualche modo ingannato la gente che lo credeva sottoposto
a dura penitenza. I santi sono fatti così!
Per questo, una volta
terminata quella quaresima, non esitò a rivolgersi alla folla che
si era riunita non lontano dall'eremo, mettendo subito le cose
in chiaro: “Voi siete venuti da me con grande devozione – disse – e
credete che io sia un santo uomo, ma io confesso a Dio e a voi che,
durante questa quaresima, in quell'eremo ho mangiato cibi conditi con
lardo”. Si era ormai vicini al Natale, e meno che mai egli voleva
sentirsi ipocrita: sì, perché quel digiuno doveva prepararlo a
vivere con più intensità la festa che si avvicinava, da lui ritenuta
la festa delle feste.
Non c'era allora lo sfavillio di mille luci,
ma c'era tutta una ritualità (rimasta invariata per secoli, fino a
qualche decennio fa), che scandiva rigorosamente il tempo di
Avvento, e che non era solo poesia, ma il consumarsi poetico
di un'esistenza che trovava nella fede la sua ragione suprema.
Un ‘mondo piccolo' che ricercava le sue ragioni di vita in un
ordine altro, divino; un mondo non ancora dominato dalla
legge dell'apparire. In quel mondo, Francesco si sforzava di
andare oltre, tutto pensando e tutto facendo ispirato dalla
fede.
Perché non tentare di riscoprire anche noi le ragioni di
quell'antica saggezza? Perché non tentare di vivere una nostra
quaresima di San Martino, digiunando da letture e programmi
televisivi spesso insulsi e che pure hanno il potere di catturarci?
Perché non cercare un po' di silenzio dove parlare con Dio, per
poter poi parlare di Dio con più senno e motivazioni? È una
sfida quella che Francesco ci lancia...
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