Un docu-film sulla vita delle suore clarisse di Montecastrilli
Bruno Cariello racconta la vita di clausura
L’intervista al regista Bruno Cariello e all’attrice Maria Pia Iannuzzi sulla spiritualità francescana presente nel documentario
Un docu-film del tutto eccezionale, suoni e respiri dalla clausura delle suore clarisse del Monastero di Santa Chiara di Montecastrilli: è “Corporalmente rinchiuse” di Bruno Cariello, con Maria Pia Iannuzzi. Dopo averlo visto si rimane affascinati dalla vita raccontata - con sobrietà, gusto e verità - dalle stesse suore che si sono prestate a descrivere la loro vita davanti a una macchina da cinepresa. Il documentario sarà presentato il 20 marzo prossimo alle 16, presso il Teatro San Gaspare a Roma. Presentato lo scorso anno al Festival Popoli e Religioni di Terni, racconta con leggerezza ma profondità la vita quotidiana delle religiose che abitano il Monastero di Montecastrilli. San Francesco patrono d’Italia ha intervistato il regista Bruno Cariello e l’attrice Maria Pia Iannuzzi per parlare della santità francescana, della vita religiosa e della guerra in Ucraina.
Cariello, come nasce questo docu-film?
Nasce da un’esperienza personale, dolorosa con la la perdita di mia moglie, Maria Vittoria Piancastelli, attrice e donna sensibile. Io e mia moglie ci ritiravamo, spesso, in Umbria per poter vivere nel silenzio la nostra preghiera. Poi, c’è stato questo incontro con le sorelle del Monastero di Montecastrilli: ero lì per la presentazione di un’altra mia opera, quando loro stesse mi hanno chiesto di poter narrare in fotogrammi la loro vita. Così è nato “Corporalmente rinchiuse”.
Dunque, conosce bene la spiritualità francescana fatta soprattutto di natura e silenzio. Quali sono i suoi sentimenti in merito a San Francesco?
San Francesco mi ha sempre affascinato. Questo ragazzo giovane che sceglie di vivere una vita diversa dai suoi coetanei. Cambia il suo destino, o per lo meno il destino che gli aveva programmato la vita. Mi attirava di San Francesco la sua voglia di fare qualcosa di buono per la società. Lui era stato chiamato a lasciare il segno dell’amore.Francesco è conosciuto in tutto il mondo. Basta mostrare una croce francescana per far capire l’ appartenenza a Cristo. La natura lo ha portato a porsi in rapporto con il Creato.
E, appunto il Creato, la Natura gioca un ruolo di non poco conto nel documentario. Giusto?
Sì, è vero: sono presenti molte immagini della bellissima natura umbra. E mentre giravo questi fotogrammi non poteva che venire in mente il nostro caro Francesco che passava le sue giornate lì, immerso appunto in quella natura.
“Corporalmente rinchiuse”, il corpo è uno degli elementi più importanti della spiritualità francescana: essere un tutt’uno, noi, corpo, con la Natura appunto. Quanto è presente San Francesco in questo titolo?
Corporalmente rinchiuse, é un'espressione di Santa Chiara, la sorella prediletta di Francesco. Le protagoniste sono le clarisse di Santa Chiara. L’ Ordine delle clarisse non è mai stato rigido. Se noi leggiamo gli scritti di Chiara, notiamo che quando lei ha pensato a queste sorelle non c'era niente di chiuso. Tutto doveva passare dalla Gioia: nella gioia della preghiera, così come nella condivisione. Ciò che ho voluto evidenziare più di tutto è questa gioia che per le clarisse è espressione di libertà. Nelle scene che giravamo mi accorgevo che c'era sempre qualcosa di miracoloso in loro.
Cosa ha lasciato il film dentro di sé?
Non confondere mai il tuo cammino personale con la tua destinazione. Perché vi è un tratto che sei sotto la tempesta, ma questo non vuol dire che lungo il percorso non esca il sole.
Cariello, inevitabile una domanda su questa insensata guerra. Che idea si è fatto di questo conflitto?
Quando si iniziava a parlare di questa guerra, non credevo che la Russia potesse fare quello che sta facendo. Mia moglie Vittoria ha vissuto in Russia: lei, mi diceva che in Russia girano tutti con un libro in mano. C’è un pensiero molto forte spirituale. In questo paese che ha passato tante tribolazioni, possibile che dopo tante battaglie, per colpa di un solo uomo si subisce questa assurda guerra? Gorbaciov ha dato la libertà a queste popolazioni che ora non possono più unirsi nella vecchia Unione sovietica. Non ha senso la guerra. L’ umanità è molto ferita da questo conflitto. Ci vorrebbe un nuovo San Francesco per ristabilire la pace tra i popoli. Preghiamo per questo.
Cariello, si commuove. E così anche Maria Pia Iannuzzi che nel documentario interpreta la moglie del regista: una donna che seppur segnata dalla sofferenza non smette di pregare, di affidarsi a Dio.
Maria Pia, un suo commento su questa guerra dove madri e figli stanno soffrendo molto. Che ne pensa, lei, come madre?
Le immagini che subito mi vengono in mente sono delle madri ucraine, che in un momento così critico della storia, danno alla luce nella povertà dei seminterrati, nel disagio dei rifugi o delle metropolitane, i propri figli. Danno luce e sono luce. E poi ci sono le madri russe che attendono notizie dei loro figli in battaglia.
E, anche Santa Chiara, a suo modo, non potrebbe che definirsi “madre”: madre con le proprie sorelle, madre per le clarisse del doc-film, madre - in una certa misura - anche per San Francesco. Che idea si è fatta - a contatto con le clarisse - di questa magnifica figura?
La maternità spirituale di Chiara d’Assisi, nella sua essenza, la ritrovo nel fatto che lei per umiltà non si sentì mai madre, anche se si comportò come tale nella sua esperienza di vita. Non rientra fra le grandi figure che hanno lasciato opere spirituali o dottrinali con discepoli al seguito. Santa Chiara ha lasciato pochi scritti, brevi consigli, anche se molto densi, cinque lettere, un Testamento e una Benedizione alle sue consorelle presenti e future. Nessuna discepola, eppure la sua vita così unica nella lode, nella gioia, nella carità, nella semplicità, ha dato origine a uno degli ordini femminili più importanti della Chiesa.
E qual è la caratteristica che più le commuove, le piace di Chiara?
Ci sono tanti aspetti, senza dubbio. Ma fra i tanti quello di essere realmente luce. In fondo, già il suo destino era stato - in una certa misura - segnato fin dalla sua nascita: da quel nome “Chiara” che vuol dire luce. E di questa luce, il nostro tempo presente, ne ha tanto, tanto bisogno.
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