Ruggero Bacone: una via francescana per la scienza?
Etica, utopia scientifica e invenzioni geniali
Avendo a cuore l’idea di ricordare attraverso succinti quadri biografici la “genialità” che molti francescani hanno manifestato nel corso dei secoli nei vari rami dello scibile, la mente non può che andare da principio al celebre Ruggero Bacone (1214 ca.-1292), francescano inglese dal multiforme ingegno, conosciuto, dato il suo valore non comune, anche con l’appellativo latino di Doctor mirabilis. Bacone, pur essendo segnato, come ovvio, da molti tratti caratteristici del Duecento, è stato comunque, come hanno riconosciuto molti storici della scienza, quasi un caso isolato nel panorama filosofico e scientifico del suo tempo, anticipando con il suo “genio” alcuni tratti importanti della moderna immagine scientifica del mondo.
Egli Mostra un atteggiamento critico verso il sapere del suo tempo che definisce inutile e libresco, manifestando invece, in sintonia con il messaggio francescano di totale apertura al mondo, l’esigenza di quella che si potrebbe definire una maggiore concretezza sperimentale.
Bacone ci ha lasciato esempi mirabili di utopia scientifica, scoperte incredibili per i tempi in cui visse. Ipotizzava ad esempio che si potessero costruire mezzi per navigare senza necessità di remi, queste navi si sarebbero mosse con la guida di un solo marinaio, ad una velocità maggiore che se fossero piene di rematori. Così pure riteneva che si potessero costruire carri che viaggiavano ad una velocità straordinaria senza essere trainati da animali.
Era arrivato persino a sognare congegni per volare, realizzati in modo tale che un uomo seduto nel centro della sua macchina, in virtù di un singolare congegno, potesse muovere delle ali costruite artificialmente e quindi librarsi nell’aria come un uccello. Per esempio un attrezzo di dimensioni ridotte, una sorta di piccola gru, utile a sollevare o calare grandi pesi. Il suo ingegno non sembrava proprio conoscere limiti, giunse anche ad abbozzare il progetto di un mezzo fatto per camminare comodamente sul fondo del mare senza mettere a repentaglio la vita di colui che se ne serviva.
Dunque attraverso il sapere per Bacone era possibile risolvere ogni problema che affliggesse l’uomo, riteneva infatti che la scienza consentisse di fare molte altre cose oltre quelle sopra ricordate, per esempio ponti senza arcate e senza alcun sostegno, o macchine e congegni mai sentiti prima. Anche se tutto questo, considerato alla luce delle conoscenze di oggi, ci può lasciare perplessi, è comunque innegabile la sua grande fiducia nella reale possibilità del progresso scientifico e nella possibilità di sempre nuove applicazioni tecniche.
Non a torto dunque gli storici della scienza gli attribuiscono, se non propriamente l’invenzione pratica, almeno l’intuizione concreta di alcune importanti “novità”, per esempio quella degli occhiali per leggere; insomma quello che realmente interessa al francescano inglese è l’idea di poter realizzare strumenti pratici rivolti a fini specifici. Nella concezione baconiana però qualunque cosa l’uomo faccia è assolutamente priva di valore se non è finalizzata al miglioramento etico del soggetto.
Tutte le conoscenze di filosofia naturale debbono esser volte al perfezionamento della vita morale, esse non hanno in sé alcuna utilità se non sono destinate a servire agli atti morali. Le stesse scienze pratiche e operative, come la scienza sperimentale e altre discipline dello stesso genere, sono in realtà di natura speculativa se considerate in relazione alla scienza morale e civile.
Proprio perché solo la morale può condurre alla piena realizzazione dell’individuo che tanto sta a cuore al messaggio francescano. Ogni arte e scienza deve dunque sottomettersi all’etica e servire all’uomo per affrancarsi dal fardello della sofferenza.
Paolo Capitanucci
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