francescanesimo

Padre Mariano da Torino, il francescano della TV

Antonio Tarallo Frateindovino.eu
Pubblicato il 29-03-2022

Ci ha lasciato cinquanta anni fa

Via Veneto, Roma. La via resa famosa dai film di Federico Fellini: personaggi, volti figure e figurini di una italia post-bellica che gustava il sapore della dolce vita in frivoli piaceri. In tutto questo baillame, salendo la via felliniana, trova spazio la chiesa dell’Immacolata dei frati cappuccini. Vi si entra, e in una cappella laterale veniamo colpiti da una semplice tomba dal gusto francescano, vi è un nome inciso sopra: Padre Mariano da Torino cappuccino. Due date sotto 1906-1972. Ci saluta ancora oggi in quel suo saluto ai telespettatori e ai radioascoltatori che è entrato nell'immaginario collettivo: «Pace e bene a tutti! ...».

Una voce rassicurante quella di Padre Mariano, il pioniere dei programmi radiofonici e televisivi religiosi targati Rai. Comunicatore innato, per 17 anni, dal 1955 al 1972, il cappuccino ha intrattenuto milioni di telespettatori su argomenti di carattere religioso attraverso rubriche di successo in onda il martedì prima dell’ora di cena: “La posta di Padre Mariano”, “Chi è Gesù”, “In famiglia”, curando anche per quanto riguarda le immagini e le musiche e facendo registrare indici di ascolto elevatissimi. Tali da battere in qualche occasione perfino il popolare “Lascia o raddoppia”.

Nel corso delle trasmissioni rispondeva alle domande degli ascoltatori scegliendole tra le migliaia di lettere che gli arrivavano ogni settimana. Parallelamente all’apostolato televisivo svolse un’intensa attività di conferenziere, spendendosi fino all’ultimo, fino ai giorni dei primi sintomi del male. La trasmissione del 7 marzo 1972 fu il suo commiato dai telespettatori. Un frate non si era mai visto in TV. Il suo volto, con le sue indimenticabili espressioni; il suo incedere con la voce, inconfondibile; la sua eleganza francescana, di una povertà “disarmante”; la sua semplicità, profonda, hanno fatto di questo frate cappuccino un vero e proprio “personaggio” che amabilmente entrava nelle case degli italiani per portare il messaggio di speranza di Cristo.

Ma chi era Padre Mariano? Il padre che entrava nelle case degli italiani attraverso il potente mezzo della televisione? Si chiamava Paolo Roasenda ed era nato in una famiglia torinese il 22 maggio 1906. Ragazzo dal brillante percorso di studi: dal ginnasio liceo “Camillo Benso di Cavour” del capoluogo piemontese all’università. “Mi laureai, partecipai ad un concorso e a 21 anni insegnavo greco e latino in un liceo: quello di Tolmino.

Le tappe dopo Tolmino furono Pinerolo, Alatri, Roma. Per dodici anni, con entusiasmo mai spento e con competenza solo lentamente acquistata, cercai di spiegare e commentare a migliaia di giovani Livio e Cicerone, Orazio e Virgilio, Omero, Eschilo, Platone». Inizia, così, il suo percorso di insegnante. Ma il Signore aveva per lui un altro piano: doveva trasmettere le parole in altro luogo, doveva parlare della Parola per eccellenza. Il 22 dicembre 1940 entra nel noviziato dei cappuccini a Fiuggi, con l’intento di “vivere una vita tutta per Gesù e per le anime”. Il 29 luglio 1945 viene ordinato sacerdote.

Sacerdote, cappuccino, religioso vicino agli ultimi: è padre Mariano da Torino. In quel nome, Mariano, troviamo l’intera sua esistenza: sembra più un aggettivo, “mariano”, proprio perché con la Vergine Maria, la prima annunciatrice del Vangelo, il padre cappuccino camminò per l’intera vita. Anche sui fili della televisione.



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