francescanesimo

Monte Tabor, la Trasfigurazione e la basilica francescana

Antonio Tarallo Custodia di Terra Santa
Pubblicato il 08-08-2020

Viaggio nella chiesa della miracolosa trasformazione di Gesù

I Vangeli
La trasfigurazione di Gesù festeggiata dalla Chiesa il 6 agosto, riguarda una miracolosa trasformazione di Gesù, davanti agli occhi di tre dei suoi discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni. Questo avvenimento avviene sul Monte Tabor che viene citato in tre dei quattro cosiddetti Vangeli sinottici: Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8; Luca 9,28-36. In breve, Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni si erano appartati dagli altri discepoli ed erano saliti su l’alta montagna per pregare. All’improvviso, durante la preghiera, Gesù aveva mutato il proprio aspetto. Il suo volto e il suo corpo avevano iniziato a risplendere e le sue vesti erano divenute di un bianco abbagliante. Il tema della trasformazione - della trasfigurazione, appunto - dello splendore abbagliante che investe chi è vicino a Dio ricorre in molti altri passi delle Sacre Scritture, in particolare in relazione all’Apocalisse, quando tutti saranno giudicati e coloro che lo meriteranno verranno salvati: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre” (Daniele 12,3).

Il monte Tabor
Non è poi così alto, il famoso Monte Tabor. Infatti, se facesse parte di una catena, con i suoi 558 metri sul livello del mare, potrebbe a malapena richiamare l'attenzione. Invece, per il suo isolamento e la sua forma conica, e per il fatto che si eleva più di 300 metri sopra il terreno circostante, sembra avere un’altezza imponente. E’ ricco di vegetazione: avvinto da lecci, lentischi e piante montane, e, in primavera, da iris e gigli. Dalla cima, costituita da un ampio altopiano dove abbondano i cipressi, si scorge un bel panorama. Queste caratteristiche hanno fatto del Tabor uno scenario per i culti dei popoli cananei, che veneravano gli idoli sulle alture; ma anche per le fortificazioni militari, come osservatorio sulla regione: in questo luogo le tracce della presenza umana risalgono a 70.000 anni fa. Ma, il monte rimase abbandonato fino all'arrivo dei francescani nel 1631. Da allora, essi riuscirono a mantenere la proprietà non senza difficoltà. Passarono da quel 1631 ben tre secoli perché fosse costruita una nuova basilica, quella attuale, terminata nel 1924.

La basilica del Monte Tabor
Attualmente, i pellegrini salgono al Tabor per una strada tortuosa, tracciata agli inizi del XX secolo per facilitare il rifornimento dei materiali durante la costruzione del santuario. A nord del monte si trova la zona greco ortodossa; al lato sud, quella cattolica, affidata alla Custodia di Terra Santa. Dalla porta del Vento (in arabo, Bab el-Hawa), posta in cima al monte, si apre un lungo viale fiancheggiato da cipressi che porta alla Basilica della Trasfigurazione e al convento francescano. Davanti la chiesa, sono ancora presenti le rovine del monastero benedettino del XII secolo, e alcune tracce della fortezza saracena.
La basilica che possiamo ammirare oggi è opera dell’architetto Barluzzi e fu edificata nel 1924 sopra la precedente di epoca crociata. Infatti il progetto di Barluzzi ha rispettato - includendoli nella nuova struttura - alcuni resti delle chiese precedenti: vicino alla porta, le due torri sono state costruite sopra alcune cappelle con absidi medievali, oggi dedicate al ricordo di Mosè ed Elia. Nella cripta - anche se la volta originale crociata è stata coperta da un mosaico - l'altare è lo stesso e rimangono visibili anche resti di muratura sulle pareti. Recentemente, inoltre, si è scavata una piccola grotta a nord del santuario, sotto il luogo identificato come il refettorio del monastero medievale: le pareti contenevano iscrizioni in greco e alcuni monogrammi con croci, forse tracce del cimitero dei monaci bizantini che vissero sulla montagna.
La facciata si erge con il grande arco tra due torri e frontoni triangolari delle coperture: chi è davanti a questo edificio comprende subito l’invito ad elevare l’anima. Attraversando le porte di bronzo questa sensazione si accresce: la navata centrale, separata da quelle laterali da grandi archi a tutto sesto, si trasforma in una scala tagliata nella roccia che scende verso la cripta; in alto, molto elevato, si staglia il presbiterio, dietro al quale c'è un'abside con la scena della Trasfigurazione rappresentata su fondo completamente dorato. L'evocazione del mistero è sottolineata da una luminosità particolare, ottenuta grazie alle finestre aperte nella facciata, nei muri della navata centrale e nell'abside della cripta.

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