La via della Croce, verso la Pasqua con San Francesco - PART 3
Itinerario di Via Crucis su orme del santo
San Francesco d’Assisi, simbolo eterno di una Chiesa vicina agli ultimi, vicina a chi “non ha voce” (come Papa Francesco ha avuto modo, in più occasioni, di ricordare), ha portato assieme a Cristo quella Croce; lui, alter Christus, ha voluto fare della propria vita, un itinerario della Croce, recando anche lui - Cireneo del 1200 - l’incrocio di legni, simbolo-fondamento per il Cristianesimo.
Ripercorriamo, allora, con il santo francescano questo cammino verso la Pasqua. Frammenti, nuclei e “pillole” della Via Crucis per riflettere sul nostro oggi, sul nostro vivere quotidiano di un mondo contemporaneo fatto di paure, speranze, desideri, guerre, gioia e malinconia.
Undicesima stazione - Gesù è inchiodato sulla croce
Dodicesima stazione - Gesù muore in croce
Tredicesima stazione - Gesù è deposto dalla croce
Quattordicesima stazione - Gesù viene sepolto
Quindicesima stazione - La Risurrezione di Cristo
Siamo inchiodati anche noi sulla croce, oggi. E le assi di legno incrociate hanno un nome: guerra. Impossibile non pensare a quell’atto barbarico della crocifissione senza volgere lo sguardo a ciò che sta accadendo in Ucraina. Le immagini della fossa comune di Bucha sono così impresse nella nostra mente che l’odore acre di quei corpi sembra oltrepassare le telecamere, le tv del mondo. Odore di morte. Così come sul Golgota.
I passi del Vangelo ci raccontano delle atrocità che Cristo ha vissuto in quei giorni, le parole dei giornali di oggi e le immagini televisive ci raccontano le atrocità del mondo. Le atrocità della storia si ripetono. Le guerre ci sono sempre state, così come i morti che queste hanno provocato. E noi, non possiamo fare altro - purtroppo - che constatare che la frase del libro del Vecchio Testamento L’Ecclesiaste aveva proprio ragione: “Nulla di nuovo sotto il sole”. Amara scoperta, non c’è che dire.
Francesco d’Assisi conosceva la guerra, essendo stato lui stesso in prima linea nello scontro tra Perugia e Assisi. Forse si sarà imbattuto anche lui in fosse colme di corpi senza vita. Immagini che verranno impresse nella sua memoria. Cristo, all’epoca, era lontano dalla sua mente. Non faceva parte del suo bagaglio, fatto solo di lance e dardi. Poi, sappiamo bene che la storia andò diversamente perché il Cielo in persona lo aveva toccato. Da lì in poi, l’unica battaglia che sarà nel suo cuore sarà la “buona battaglia” di Paolo di Tarso: testimoniare Cristo agli uomini, testimoniare la fratellanza.
Siamo inchiodati anche noi sulla croce, oggi. I quotidiani ci parlano di famiglie che non riescono a fare fronte alle spese mensili di casa. Il mondo sta subendo l’arresto dell’economia post-covid e ora la guerra con il suo pesante martello sta inchiodando molti sulla croce della povertà. Un globo inchiodato, poi, dalla paura. Sono tante, infatti, le paure dell’oggi: progettare, vivere e sognare sono verbi che incontrano le loro difficoltà, quasi come se tutto fosse ormai paralizzato.
Ed è a questo punto che ci viene in soccorso la Quindicesima stazione, quella che stiamo attendendo. Di solito - breve parentesi storica - la Via Crucis si chiudeva con la quattordicesima stazione, ma da qualche tempo si è pensato di chiuderla con quest’ultima che reca il titolo “Risurrezione di Cristo”. Il cammino cristiano indica una “via d’uscita”, sempre. Una via che porta a fare in modo di “trasformare le lacrime in danza”: è la via della Resurrezione, appunto.
“Tu sei la nostra speranza!”, così San Francesco nella preghiera delle Lodi al Dio Altissimo si rivolge al Signore. Il santo d’Assisi ci insegna ad avere speranza nel Signore, ma la sua non è una speranza solitaria, da vivere solo internamente: questa può avvenire e vivere solamente se si è in comunione con i fratelli. E’ questo il “segreto” donato dal santo, è questo il cammino tracciato nei suoi insegnamenti.
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