francescanesimo

Il Natale dei francescani in Terra Santa

Redazione Irene Roberti Vittory
Pubblicato il 10-12-2019

Dialogo con frate Clovis Bettinelli, cantore al Santo Sepolcro

Frate Clovis Bettinelli è economo del convento di San Salvatore e cantore al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Alla rivista San Francesco racconta con quale spirito i francescani della Custodia di Terra Santa vivono il tempo dell’Avvento e il Natale.

Come si preparano al Natale i francescani in Terra Santa, frate Clovis?
Già per la festa del Cristo Re, il 24 novembre, sono stati inaugurati alberi natalizi nelle scuole e non solo. Sono eventi di integrazione e preparazione al Natale, momenti a cui partecipano anche i bambini musulmani, che studiano con noi nelle scuole, e le loro famiglie. Lo stesso succede a Gerico o Betlemme dove i frati accendono gli alberi prima di Natale e partecipano i sindaci anche se sono musulmani, ci sono ebrei, cristiani. È la società civile che si incontra con quella religiosa. È un momento molto bello, di attesa per tutti i cristiani ed è anche un momento in cui si fa viva la presenza dei cristiani, ci sono e si preparano per il Natale accendendo gli alberi.

Cosa accade il 24 e il 25 dicembre?
I frati si ritrovano a Betlemme. Non tutti perché nelle parrocchie ci sono le celebrazioni ovviamente, ma in massa i frati di San Salvatore vanno a Betlemme. In realtà, già prima di questo, nella prima domenica di Avvento si fa l’ingresso solenne del Custode di Terra Santa nella città di Betlemme; e lì iniziano festività e celebrazioni dell’Avvento. Arrivano moltissime persone da tutto il mondo, i pellegrini e i cristiani di Gerusalemme che accompagnano il Custode a Betlemme e celebrano con lui l’ingresso solenne, la processione, i primi vespri, dopo la messa della domenica, i secondi vespri nel pomeriggio finché poi il Custode ritorna a Gerusalemme. È lo “status quo” a dare il diritto al Custode di entrare solennemente a Betlemme per iniziare le feste natalizie.

Quale preghiera vi sentite di condividere dalla Terra Santa?
Il messaggio del Natale, valido per tutti gli anni, è che bisogna riattivare la speranza nel cuore di ogni uomo. È necessario riattivare la speranza di una vita pacifica, dire che è possibile superare le difficoltà che ci sono, le difficoltà della convivenza. Gesù viene esattamente per nascere nel nostro cuore, aprire il cammino della pace perché lui è il principe della pace.

È una preghiera che vale soprattutto per i territori in cui vi trovate…
Sì, anche se in realtà la possiamo estendere a tutto il mondo. Pensiamo a tutte quelle persone che oggi non riescono a trovare la speranza di camminare, di alzarsi al mattino e guardare alle cose con positività, con bellezza perché manca davvero credere che il Signore ogni giorno rinasce nel nostro cuore ed è un Signore che viene per vincere la morte e darci la salvezza. Oggi nel mondo, specie nei giovani, manca proprio la speranza, alla prima difficoltà che ci si trova davanti si cercano altre strade. Lasciamo che Gesù nasca nel nostro cuore e ci dia la forza di affrontare le difficoltà.

Un ricordo e un’emozione personale legata al Natale?
Il Natale è per me una festa familiare, una festa che passavo sempre con la mia famiglia. Quello che vorrei chiedere a tutti è di vivere il Natale come un vivere in famiglia, anche chi è lontano da casa, come nel mio caso: sono brasiliano e da più di dieci anni non celebro il Natale con la mia famiglia. Si crei una “famiglia” nel luogo in cui si è e si possa celebrare così questa festa, affinché nasca nel cuore dei familiari, degli amici, di tutti la speranza di Gesù che nasce.

Irene Roberti Vittory

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