Il contributo francescano alla nascita dell'Europa
Non solo San Benedetto: l’economia di mercato e il ruolo centrale delle università francescane
Il noto storico francese Jacques Le Goff colloca la nascita dell’Europa nel basso Medioevo. Ed è proprio in questo periodo storico così ricco e prolifico che si sviluppa il movimento francescano. Una coincidenza che fa pensare. Facciamo, prima di tutto, il quadro della situazione sociale dell’epoca: l’Europa era un continente in lotta per la libertà. Libertà di ogni sorta: religiosa, politica e soprattutto economica. Nell’ordine feudale venivano legittimate tre classi sociali: gli oratores, quelli che pregano; i bellatores, quelli che combattono e, infine, i laboratores. Ma la Chiesa ancora non riconosce la funzione sociale dei mercanti/banchieri i quali, nel frattempo, sono diventati gli artefici della rivoluzione commerciale. In questo panorama sociale, i seguaci della “linea filosofica” scolastica - sia all’interno dell’ordine domenicano che in quello francescano - riuscirono a offrire una nuova visione della società: la libertà individuale corrisponde al bene comune. Il senso della fraternità - così presente nei due ordini - lo impone, in fondo. Da questa concezione derivano pilastri che l’Europa di oggi dovrebbe con intelligenza promuovere ancor di più: la “caritas”, la ricerca della giustizia, commutativa e distributiva, e quindi l’esame del giusto prezzo, del giusto salario, del giusto interesse, della giusta accumulazione di ricchezze.
Come “esponenti” della scolastica francescana non possiamo non ricordare due nomi: Pietro di Giovanni Olivi (1248-1298) e San Bernardino da Siena (1380-1444). Nei loro scritti, l’interesse diventa il giusto prezzo del capitale mentre l’usura retrocede a iniquo prezzo della moneta. Nasce, in sintesi, il concetto di prestito per finanziare attività che - a loro volta - produrranno un “qualcosa”.
Ciò che colpisce negli scritti dei due personaggi è la loro concezione moderna di prestito e di mercato. Quest’ultimo diviene, per loro, una rete di relazioni sociali basate sulla fiducia e la credibilità reciproche. Uno scambio, dunque. Equo, solidale, onesto. Potremmo definirlo con un aggettivo che potrebbe sembrare alquanto banale, ma esprime bene il concetto: “buono”. In questa visione nascono molti conventi proprio nelle periferie delle città, che diventano luoghi in cui sperimentare nella “fraternità” (parola chiave del Francescanesimo, e delle origini dell’Europa) una vita - in comune, si intende - basata sul lavoro e la preghiera. Nascono, poi, a partire del 1462, i Monti di Pietà, istituiti proprio dai francescani: istituzione finanziaria senza scopo di lucro che aveva lo scopo di erogare prestiti di limitata entità (microcredito) a condizioni favorevoli rispetto a quelle di mercato. Tutte queste idee nuove, queste nuove istituzioni, fanno pensare alla concezione di bene comune fra gli Stati, ed è allora che viene in mente l’idea (almeno originaria) dell’Europa. I francescani, dunque, hanno contribuito alla nascita di un’Europa di nazioni cristiane, rafforzando - sul piano della ragione (abbiamo preso in esame, infatti, gli scritti di Bernardino da Siena e di Olivi) e dell’esperienza (vedi i Monti di Pietà) - i suoi tre valori costitutivi, che ancora oggi sono alla base del modello economico-sociale europeo: libertas, opus, communitas.
Ma l’analisi che stiamo conducendo sull’apporto francescano alle basi dell’Europa, non sarebbe esaustiva se non si facesse riferimento a un altro contributo che l’Ordine francescano diede: un impulso ideale ma, al contempo, “concreto”: il sapere delle università. Spieghiamo meglio: lo stesso “sistema università” non ci sarebbe stato, se non fosse nato l’Ordine francescano. E tutto trae origine dall’Europa cristiana medioevale. Le università, che nell'età medievale iniziarono a formarsi nei primi decenni del XII secolo per continuare nel XIII secolo - tranne quella di Bologna fondata nel 1088 - furono l'evoluzione di un modello di insegnamento impartito soprattutto nelle scuole delle chiese cattedrali e dei monasteri, dei conventi. La loro fioritura fu un rilevante fenomeno culturale e sociale, iscritto nella più generale temperie che è stata definita, dallo storico medioevale Charles Homer Haskins, come Rinascimento del XII secolo. A spiegarcelo bene, è lo storico Léo Moulin, che nel suo “La vita degli studenti nel medioevo” (trad. it. Jaca Book, Milano 1992), scrive: “L’università è una creazione del medioevo, nata dalla sua visione dell’uomo, della natura e di Dio. Qualcosa di esplicito, di originale nella storia delle civiltà quanto per esempio il canto fermo e la musica polifonica. Tutte le grandi civiltà hanno le loro liturgie e le loro cattedrali, i loro santi e i loro vangeli. Tutte hanno il senso del sacro e del religioso. Tutte hanno dato prova della loro creatività artistica, intellettuale e spirituale. Ma solo la civiltà europea del medioevo ha fondato delle università, da Bologna a Cracovia, da Parigi a Toledo, da Oxford a Uppsala”. Fra queste importanti sedi del sapere, vi è quella di Oxford, come abbiamo visto. E questo nome è legato, a sua volta, a due nomi francescani del Sapere: Roberto Grossatesta e Ruggero Bacone. Nella storia della fondazione dell’università di Oxford, giocò un ruolo rilevante un convento fondato da frati francescani, nel 1224. I resti di questo, sono stati rinvenuti nella cittadina inglese da alcuni archeologi. Proprio grazie al contributo di quei frati medievali Oxford si è rapidamente evoluta nel centro internazionale di studio che tutti noi conosciamo. Anche in questo caso, il Francescanesimo fece la sua parte. E non da poco.
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