I giovani innamorati di Francesco
Il coraggio di essere sé stessi
Francesco era semplicemente un giovane innamorato di Dio; cambia la sua vita, converte la sua esistenza in qualcosa di grande, di immenso e di diverso dalla vita precedentemente condotta; ha il coraggio di essere sé stesso al costo di sembrare quasi ridicolo agli occhi della gente: questa, la sintesi estrema di un’esistenza votata al servizio di Dio e dei fratelli. Nell’immaginario di ognuno, Francesco d’Assisi ha un volto giovane. Giovinezza, stagione importante e fondamentale per ogni uomo.
Molte scelte importanti vengono prese proprio in questo periodo, se ci pensiamo bene. E’ così è stato per Francesco d’Assisi; così è stato per molti giovani del passato e così sarà per molti giovani del futuro. Francesco è una calamita che attira; è stato, fin dall’inizio della sua missione, una luce che ha attratto altre luci; e tutt’oggi continua a farlo.
Inizio della sua vocazione: altri giovani lo seguono e saranno proprio loro ad essere i primi compagni di viaggio dell’avventura francescana; esempio, ancora più palese, Chiara d’Assisi, giovane e bella, a un certo punto della sua esistenza vede Francesco e lo segue; Chiara, aveva appena dodici anni quando vede il santo spogliarsi dei suoi beni e restituirli al padre Bernardone; diverrà dolce amica e confidente di Francesco, e sette anni più tardi da quel gesto così forte, decide di seguirlo: un’altra giovane che vede nel Poverello un esempio da seguire.
“La saggezza dei nostri padri ci riporta così, con brevi parole, a fermarci un momento per riflettere sul senso della nostra vita che spesso scorre nella superficialità perché soffocata o da una noiosa “routine” quotidiana o da corse frenetiche a cui il vivere moderno talvolta ci costringe. Riflettendo ci accorgiamo che spesso l’uomo non vive la sua vita, perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto (…)In realtà, l’unico tempo che l’uomo possiede è l’attimo presente che va vissuto interiormente sfruttandolo appieno”.
Sembrano parole scritte da Chiara o da Francesco, e - invece - sono riflessioni contenute in un tema scritto da Chiara Luce Badano, nel 1989. Più avanti, nello stesso foglio, c’è una frase che può essere considerata il simbolo della sua esistenza: bisogna “dare un senso ad ogni nostra azione, grande o piccola che sia… in favore degli altri”. Dare un senso, prima di tutto; e questo senso deve essere “in favore degli altri”. Sembra proprio la lezione- testimonianza che ci ha lasciato San Francesco che conosceva bene il valore del tempo, il valore delle azioni umane e il senso della vita.
Altra Chiara, che è luce per molti giovani d’oggi: Chiara Corbella Petrillo. La sua immagine è legata in maniera profonda con Assisi, specialmente con la chiesa della Porziuncola, il luogo dove è cominciato per Francesco il capitolo fondamentale della sua missione. Le due immagini - quella del volto sorridente di Chiara e quella della Porziuncola - si sovrappongono, come nei fotogrammi in dissolvenza di un film. Questo film si chiama: Amore per Dio, Amore per i bisognosi. Una esistenza giovane, tutta immersa nella contemplazione di Francesco, di Dio e della Vergine Maria.
Altro giovane innamorato di Francesco, il ragazzo del nostro vicino “ieri”, Carlo Acutis che nato a Londra e vissuto a Milano, ha eletto Assisi come sua città del cuore. Qui respira tutta la spiritualità di San Francesco; Carlo che divide il suo tempo tra l’evangelizzazione via web e l'incontro con i poveri: il Messaggio della Buona Novella da portare a tutti e l’incarnare quello stesso Messaggio, questi i due poli della sua biografia. Il suo corpo riposa presso la chiesa di Santa Maria Maggiore - Santuario della Spogliazione: un santuario caro al suo animo - come d’altronde molte chiese di Assisi - nel quale partecipava devotamente alla celebrazione eucaristica, suo appuntamento quotidiano. Tre nomi, quelli di Chiara Luce Badano, Chiara Corbella Petrillo e Carlo Acutis, ma in un viaggio a ritroso nel tempo, potremmo trovarne un altro, simbolo della gioventù cattolica del primo Novecento.
E’ Piergiorgio Frassati, anche lui nato in una famiglia benestante, decide che la sua vita debba essere altro rispetto al futuro prospettato dal padre, Alfredo Frassati, noto giornalista dell’epoca, proprietario del quotidiano torinese “La Stampa”, nonché intimo amico di Giolitti dal quale sarà inviato come ambasciatore a Berlino. Gli scontri con il padre non tardano a verificarsi, ma sono scontri a senso unico, in cui è papà Alfredo a definire il figlio “un uomo inutile”, a condannare il suo “bighellonare” per la città per essere accanto agli ultimi; sembra - davvero - di rivedere una storia già vissuta: quella di Francesco d’Assisi e il padre Bernardone. Quando raggiungerà il padre nominato ambasciatore a Berlino, avrà - nella città tedesca - l’occasione di conoscere padre Karl Sonnenschein, colui che sarà definito “il San Francesco tedesco”, pastore dei cattolici italiani residenti a Berlino e guida spirituale degli studenti.
Il religioso, noto per la sua grande umiltà e grande carità, instaurò un ottimo rapporto di stima e simpatia con il giovane torinese, invitandolo a partecipare alle riunioni dei circoli misti, composti cioè sia da studenti sia da operai. Pier Giorgio avrebbe voluto imitare, in qualità di sacerdote, proprio padre Sonneschein, specchio di San Francesco d’Assisi, ma la sua missione sarà un’altra: quella di essere testimone di Gesù in mezzo ai giovani, nella semplicità della vita quotidiana. Questi, solo alcuni dei nomi noti al popolo dei fedeli; la sequela sarebbe ancor più ampia.
Ma, una domanda ci si pone, quasi naturalmente: quanti giovani “sconosciuti” avranno seguito Francesco nella loro vita? E quanti lo seguiranno ancora? Magari non conosciuti, questi ragazzi rappresentano i nuovi compagni di viaggio di Francesco; sono i giovani di ogni tempo che sulle orme del santo d’Assisi, si muovono per le vie del mondo del nostro oggi a portare speranza dove c’è tristezza, amore dove c’è odio.
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