GESU' NASCE DOVE C'E' SOFFERENZA
Lui amava i più deboli, quindi tutti
Notte di Natale dell’anno 1223. Francesco d’Assisi è invitato da Giovanni Velita, signore di Greccio, a celebrare la natività tra gli eremi e le grotte di una collina. Così racconta la Vita prima di Tommaso da Celano, biografo del santo. Francesco, in verità, quella sera non aveva molta voglia di andare. Era sofferente, incominciava a stare molto male. Di lì a poco si sarebbe ritirato dagli uomini, dalle folle che accorrevano piene di devozione per ascoltarlo e vederlo, dai suoi frati, dalla Regola, per cogliere solo la voce del silenzio.
Prima di questa dipartita il suo dolore si era tramutato in dolcezza, un amore che traboccava verso tutti gli esseri viventi, i poveri soprattutto, e anche gli animali. Lui amava i più deboli, quindi tutti. Gli umani, ricchi o indigenti, non gli sembravano meno bisognosi di cure come lo sono pecore, agnelli, api e vermi, e persino serpenti e lupi.
La malattia di quegli anni si era sublimata in tenerezza, conducendo Francesco a sostenere e a incoraggiare ogni afflato di vita che pulsasse finanche nelle vigne, nei fiori, nelle foreste come nelle pietre.
L’amico Giovanni Velita gli chiese di rappresentare la nascita di Gesù a Greccio, seguendo la sua immaginazione. Francesco allora espresse il desiderio di ricostruire il presepe per vedere coi suoi stessi occhi e condividere con i presenti le difficoltà dell’infanzia misera di Cristo. Il bambino nacque a Betlemme da due profughi scampati al mare dell’odio e del rifiuto in tempesta, in una mangiatoia, tra un bue e un asino. A quel punto accorsero donne e uomini con in mano torce accese come fossero stelle, illuminando il buio d’una nuova rivoluzione. Il Vangelo aveva iniziato il suo canto per richiamare a raccolta gli uomini di buona volontà. Quel bambino aveva freddo, paura. Chiedeva che gli si porgesse una mano, perché la sua purezza avrebbe riempito per sempre i cuori svuotati.
Notte di Natale dell’anno 2016. Francesco d’Assisi sceglie per il suo presepe la Siria, Aleppo, per celebrare la nascita bisognosa di quei bambini che di Dio hanno le stesse ferite.
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