francescanesimo

Francesco conosceva la seduzione del denaro

Felice Accrocca Archivio Fotografico Sacro Convento Assisi
Pubblicato il 10-05-2019

Sapeva bene che non è uomo a possedere il denaro, ma è il denaro a possedere l'uomo

Francesco era mercante e figlio di mercante, e dunque ben conosceva il potere della ricchezza e il senso di onnipotenza che questa può infondere nell'uomo; ne abbiamo d'altronde testimonianza evidente quando qualche tempo più tardi - nella scelta poi fedelmente vissuta per l'intera esistenza di scendere a livello dei poveri, vivendo tra loro e come loro - restituì al padre i suoi stessi abiti, restando nudo sulla piazza.

Mise in guardia i frati. Mise perciò in guardia i suoi con parole forti: “Nessun frate prenda o riceva o faccia ricevere pecunia o denaro per nessuna ragione, se non per una manifesta necessità dei frati infermi; poiché non dobbiamo riporre né attribuire alla pecunia e al denaro maggiore utilità che ai sassi”. Il frate che avesse osato contravvenire una tale disposizione sarebbe stato da tutti ritenuto “un falso frate e un ladro e un brigante, e un ricettatore di borse”, a meno che non si fosse pentito “sinceramente”. Unica eccezione, oltre ai malati, i frati avrebbero potuto chiedere l'elemosina “per una evidente necessità dei lebbrosi”. Nel suo processo di conversione, Francesco intuì che doveva operare una scelta di campo, che finiva per esprimersi anche in una scelta di campo sociale, perché il Figlio di Dio aveva vissuto poveramente nel tempo della sua permanenza tra gli uomini. Il divieto di accettare, raccogliere, o anche solo toccare denaro era dunque un segno che dava concretezza alla sequela Christi, mantenendo viva la condivisione con i poveri e gli emarginati, che sono il segno distintivo della presenza di Cristo Signore nel mondo e suoi vicari, perché eletti da Cristo stesso a rappresentarlo (Vangelo di Matteo 25, 31-46).

La seduzione del denaro. Tale convinzione non venne mai meno in Francesco, il quale - esperto conoscitore della seduzione del denaro - su tale aspetto manifestò accenti di vera e propria durezza. Come quella volta che un frate raccolse del denaro, che degli uomini avevano lasciato sull'altare della chiesa di Santa Maria degli Angeli, per gettarlo dalla finestra: Francesco gli ordinò di raccoglierlo di nuovo con la bocca e di andare a deporlo su dello sterco asinino.

Perché giungere fino a quel punto? Perché egli sapeva bene che non è l'uomo a possedere il denaro, ma è il denaro a possedere l'uomo, e l'uomo ha un valore immenso agli occhi di Dio, che l'ha comprato “a caro prezzo” (Prima lettera ai Corinzi 6,20). Non può permettersi, dunque, di perdersi per così poco...

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E io lavoro con le mie mani e voglio lavorare... voglio che tutti lavorino”. Un contributo francescano al superamento dell'attuale crisi economica. È il titolo e l'intenzione dell'importante convegno sull'economia che si è tenuto il 18 giugno 2012 al Sacro Convento di Assisi: osservare ed esaminare la crisi che stiamo vivendo attraverso uno “sguardo francescano” con l'intenzione di offrire un aiuto per una soluzione al difficile momento.

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