francescanesimo

Dalle isole più sperdute dell’Africa arriva l’sos dei frati cappuccini del Piemonte

Gelsomino Del Guercio KLAU2018 - Pixabay
Pubblicato il 29-05-2021

Impegnati in due missioni, lanciano un appello accorato

Sono impegnati in due delle missioni più difficili del continente africano. Ora i frati del Centro Missionario Cappuccini del Piemonte lanciano un appello per gli arcipelaghi di Capo Verde e Sao Tomè e Principe. Si tratta di due gruppi di isole dell’Oceano Atlantico, ad ovest della costa dell’Africa. Due stati in cui si vive in condizioni di grande disagio e povertà.

Il coronavirus ha reso tutto più complicato per l’equipe missionaria del Centro Missionario, costituita da padre Flavio, segretario del centro di animazione missionaria, padre Tonino, vicesegretario, missionario in Congo per diversi anni, fra’ Umberto, padre Ottavio e fra’ Ravilson. «Purtroppo, il Covid-19 ha colpito pesantemente i nostri conventi ed il nostro centro», spiegano i frati, che dal Piemonte, sono in costante contatto con i fratelli a Capo Verde e Sao Tomè.

DAL 1947 A CAPO VERDE
E’ dal 1947, che i Missionari Cappuccini del Piemonte sono impegnati a sostenere il popolo di Capo Verde e, dal 2016, il popolo di Sao Tome e Principe, con dei progetti di solidarietà e di crescita, «quali gestioni di asili, centri giovanili, centri di accoglienza di persone diversamente abili, Radio Nova (radio indipendente), formazione dei giovani frati capo verdiani, con l’obiettivo - scrivono sul sito ufficiale - di aiutare questi popoli nello sviluppo secondo i valori umani, evangelici e francescani in cui crediamo.

“I CAPOVERDIANI HANNO UN UNICO SFOGO”
Padre Pier Aldo, missionario per 30 anni a Capo Verde, raccontava l’impatto del covid sull’isola. «A tutt’oggi la popolazione è calma e serena - scriveva il frate cappuccino nelle scorse settimane - attenta nell’eseguire le disposizioni del Governo che è intervenuto subito con misure tempestive. Le strade sono vuote. Tutte le forze dell’ordine sono al lavoro unitamente alla protezione civile. La prescrizione per tutti è di stare a casa. Mi rendo conto quanto sia difficile e problematico per il capoverdiano rimanere in casa. Lo stare in casa richiede spazi e condizioni che le loro case generalmente non hanno. Sono piccole, per cui l'unico sfogo è uscire, giocare, parlare per strada che è come l’ambiente naturale».

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CENTRI DI DISTRIBUZIONE VIVERI
«C’è pure il problema della povertà - aggiunge il frate cappuccino - della scarsità delle risorse, senza possibilità di soddisfare le esigenze di alimentazione per le famiglie. Ogni famiglia in media ha 2-3 figli in età scolare o prescolare e la scuola, in tempi normali, offre loro anche il cibo. Ora trovandosi tutti in casa senza sussidi, la vita diventa molto dura. I Comuni, in collaborazione con enti pubblici e privati, parrocchie e comunità, hanno organizzato centri di distribuzione viveri ma quel che riescono a fare è poco rispetto alle necessità. Si fa appello alla solidarietà perché questa emergenza ci faccia sentire tutti uniti, per salvarci insieme».

PADRE ANTONIO E SAO TOME’
Padre Antonio Fidalgo, missionario a Sao Tomé aggiunge: «Son venuto a San Tomé e Principe, come superiore dei Frati di Capo Verde, a visitare i nostri tre confratelli che lavorano qui e sono stato sorpreso dalla improvvisa chiusura della frontiera tra i due paesi. Non me l’aspettavo proprio. Però questa esperienza mi sta aiutando a capire meglio San Tomé e Principe e la sua gente, ma anche a prendere coscienza delle sfide che questa fraternità è chiamata ad affrontare soprattutto in questi tempi del coronavirus».

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L’ASSENZA DEL LABORATORIO
«Si tenga conto - evidenzia il missionario cappuccino - che mentre Capo Verde. con tutti i suoi limiti, può realizzare 300 test al giorno, S. Tomé e Principe non dispone di un laboratorio per fare i test del coronavirus e deve inviare all’estero i campioni di sangue. Non parliamo poi della povertà della gente e della debolezza delle strutture sanitarie in genere».

“LANCIAMO IL NOSTRO SOS”
Il timore è che il coronavirus possa mettere in ginocchio definitivamente queste due isole. «Anche se, oggi più che mai, continuiamo a sostenere i nostri progetti a favore di quelle isole che stanno attraversando un momento di particolare difficoltà», è l’appello dei missionari, «lanciamo il nostro sos», per aiutare ora più di prima queste due popolazioni che rischiano l’isolamento totale dal resto del continenti.

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