Usare l’immaginazione per comprendere Gesù
Parnach aveva aspettato abbastanza. Disse al suo cugino corpulento che aveva bisogno di aiuto e andarono insieme a cercare Enos, il bracciante che gli doveva del denaro. Lo trovarono mentre beveva con un collega in una zona degradata della cittadina. Parnach lo afferrò per il bavero e gridò: “Voglio il mio denaro!” Enos ansimando disse: “Non ce l’ho”.
Parnach lo gettò a terra. “Pensi di poter prendere semplicemente il mio denaro e sprecarlo in cibo e bevande senza che accada nulla? Continui a dire che mi ripagherai ma non lo fai mai! Pensi che sia stupido?”
Enos lo implorò: “Mi dispiace, ma se…”
“’Mi dispiace’ non aiuta e non aiuta la mia famiglia. Non possiamo permetterci di comprare le cose di cui abbiamo bisogno a causa di scrocconi come te!”, gridò Parnach.
Enos provò a dire di nuovo: “Penso che forse, visto che il re ha condonato il tuo debito…”
“Le mie questioni con il re non hanno niente a che vedere con te! Niente!”, fremette Parnach agitando un dito davanti al volto di Enos. Poi disse al cugino: “Portiamolo dal magistrato perché lo getti in prigione!”
“Ma non posso farmi perdonare da te dalla prigione”, lo supplicò Enos.
“Non ti farai mai perdonare, quindi puoi benissimo marcire in prigione!”
Parnach aveva i suoi motivi per essere arrabbiato. Aveva prestato a Enos dei soldi mesi prima e ora ne aveva bisogno, ma Enos non aveva compiuto alcuno sforzo per ripagarlo. Possiamo capire perché Parnach non volesse condonargli il debito. La sua insistenza per essere ripagato non era solo una questione di denaro: era il principio che contava!
Ovviamente, il re aveva condonato a Parnach un debito molto più consistente. Parnach era felice di aver trovato una soluzione al problema, ma non era grato. Non aveva apprezzato davvero quello che il re aveva fatto per lui. Se avesse riconosciuto quanto era fortunato, la perdita di denaro a causa di Enos non sarebbe sembrata tanto rilevante.
Parnach non riconosceva nemmeno il legame tra il perdono del re e l’opportunità che aveva lui di fare lo stesso. Per Parnach erano due questioni del tutto separate. Se avesse visto il collegamento tra di loro, forse avrebbe provato più empatia nei confronti di Enos e sarebbe stato più pronto a perdonarlo.
Anche noi abbiamo spesso difficoltà a perdonare. Siamo stati feriti in qualche modo e non vogliamo cancellare l’offesa come se non fosse importante. La persona che ha provocato il danno non vuole o non può farsi perdonare, e noi non vogliamo scusarla troppo facilmente. È il principio che conta.
Gesù ci invita ad essere consapevoli di tutto quello che Dio ha fatto per noi e ad essere grati. Un cuore grato ci aiuta a mantenere le cose in prospettiva. Pur riconoscendo che le nostre ferite sono reali e significative, capiamo che non vale la pena di soffermarci troppo su di esse. Gesù ci invita a cercare un mondo di misericordia e perdono in cui nessuno di noi sia gravato dagli errori del passato.
Nota dell’autore: Gesù ci ha raccontato una parabola su un debitore privo di misericordia e ci ha invitati a ponderarne il significato. Riflettendo su questo passo, uso la mia immaginazione per riempire gli spazi vuoti con alcuni dettagli.
(Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti- Padre Dan Daly, S.J.-Aleteia)
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