fede

Te Deum, l’inno di ringraziamento di fine anno

Antonio Tarallo
Pubblicato il 31-12-2022

La storia

“Te Deum laudámus: te Dóminum confitémur./ Te aetérnum Patrem, omnis terra venerátur./ Tibi omnes ángeli,/ tibi caeli et univérsae potestátes:/ tibi chérubim et séraphim/ incessábili voce proclamant:/ Sanctus, Sanctus, Sanctus/ Dóminus Deus Sábaoth”. Tre volte “Sanctus” il Signore, così recita il Te Deum, il canto che in tutte le chiese celebra la fine dell’anno nella Chiesa. Un inno, un ringraziamento a Dio per l’anno che volge al termine; preghiere di ringraziamento, inno cantato; voci che dalla terra si volgono al Cielo. E’ uno dei momenti più solenni nella Chiesa grazie a quelle parole che rendono grazie a Dio dei giorni trascorsi. L’anno solare volge al termine e il popolo di Dio rivolge la sua preghiera al Signore: sono strofe antiche che si perpetuano alla fine di ogni anno, ma non solo; infatti, il famoso inno di ringraziamento, viene cantato anche in altri eventi della Chiesa come l’avvenuta elezione di un nuovo pontefice oppure a conclusione di un Concilio.

L'inno, in latino, ha origini antiche: per tradizione, era stato attribuito a san Cipriano di Cartagine, mentre - oggi - è consolidata altra tradizione: molti studiosi, infatti, sostengono che la redazione finale (fine del IV secolo) sia da attribuire a Niceta, vescovo di Remesiana, regione della Dacia inferiore (oggi Bela Palanka nel distretto di Pirot in Serbia). Secondo una leggenda che risale a una cronaca milanese del XI secolo XI, fu intonato da Sant’Ambrogio nel giorno del battesimo di Sant’Agostino, nel 386: per questo motivo è conosciuto anche come “inno ambrosiano”. Solitamente viene cantato a cori alterni: presbitero o celebrante e il popolo.

L'inno può essere diviso in tre sezioni principali.

La prima è rivolta al Signore: “Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico Figlio, e lo Spirito Santo Paraclito”.

La seconda è rivolta a Cristo Redentore: “O Cristo, re della gloria, eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell'uomo. Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria nell'assemblea dei santi”.

La terza parte, composta da versetti tratti da alcuni salmi, riguarda gli uomini che chiedono e supplicano salvezza: “ Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”.

Il “Te Deum”, assieme al “Gloria in excelsis Deo” è l’inno più antico.

Ma cosa vuol dire un “inno”? È interessante andare alle sue origini: tutto nasce con la poesia greca; gli inni, infatti, erano componimenti poetici cantati e accompagnati da danze, dedicati a divinità o eroi; erano meravigliosi mezzi con cui si rinsaldavano credenze e idee condivise; in seguito, gli inni - nel mondo dell’antica Roma - acquisirono un’impronta più laica, per quanto conservassero una certa solennità. L’inno, dunque, è una composizione che sta a sottolineare una sacralità di un avvenimento; un “qualcosa” che va celebrato con parole e canti.

E così avviene il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno: ormai consolidata - da tempo - la tradizione di cantare il ringraziamento a Dio per l’anno trascorso: preghiera protesa versa il Cielo - si innalza sopra le nubi, il sole, così come l’incenso - per rendere lode al Signore e chiedere a Lui protezione e salvezza. È un inno che parla di una liturgia celeste alla quale partecipano gli angeli, lì, nel Cielo; ma, alla quale, partecipano anche gli uomini, qui sulla terra: il cielo e la terra cantano Dio, Creatore del mondo e dei cieli, degli angeli e degli uomini; la Creazione tutta partecipa a questo canto di divina armonia.

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