fede

Santa Rosa da Lima e il quadro della Vergine di Pompei

Antonio Tarallo Wikipedia
Pubblicato il 24-08-2022

Madonna con in mano un Rosario

Lima e Pompei, due città a 11.000 chilometri di distanza l'una dall’altra. Lima oltre ad essere la capitale del Perù è anche conosciuta nel mondo come la città d’origine di una grande santa: è Rosa da Lima, patrona principale delle Americhe, delle Filippine e delle Indie occidentali. Pompei, città famosa per i suoi scavi, ma - soprattutto - luogo di grande devozione mariana. Ma cosa lega queste due città? Semplice, un quadro. Ma non una tela qualsiasi, bensì quella della Madonna del Rosario posto dietro l’altare del Santuario di Pompei. E dietro a questo quadro si cela una storia che pochi conoscono; vede protagoniste due figure: Santa Rosa da Lima e Santa Caterina da Siena.

Il fatto risale all’acquisto da parte dell’avvocato Bartolo Longo del quadro che raffigurava la Madonna con in mano un Rosario che avrebbe permesso ai contadini di radunarsi ogni sera in chiesa per la recita della preghiera mariana. Bartolo, allora, decide di mettersi in viaggio verso Napoli alla ricerca di una tela, senza però trovarne nessuna di suo gradimento o adeguata al suo budget. Ma la Provvidenza, “che con mano invisibile guidava le file di un avvenimento che sarebbe stato indi a poco straordinario” (così scrive Longo nel suo racconto), fece in modo di farlo incontrare con un frate domenicano, padre Alberto Radente. Si dice che il caso sia la via che Dio usa quando vuole restare anonimo: padre Alberto, anni addietro, aveva donato un vecchio quadro del Rosario ad una suora del Conservatorio del Rosario a Porta Medina, tale suor Maria Concetta De Litala. Bartolo Longo, senza farselo ripetere due volte, si affrettò a raggiungere la suora per prendere il quadro.

Ma, quando suor Maria Concetta gli mostrò il dipinto, Longo rimase quasi sconvolto: “Era non solo una vecchia e logora tela, ma il viso della Madonna, meglio di una vergine benigna, tutta santità e grazia, parea piuttosto di un donnone ruvido e rozzo […]. Oltre alla deformità e spiacevolezza del viso, mancava pure sul capo della Vergine un palmo di tela; tutto il manto era screpolato e roso dal tempo e bucherellato dalla tignola, e per le screpolature erano distaccati qua e là brani di colore. Nulla è a dire della bruttezza degli altri personaggi. S. Domenico a destra sembrava, più che un Santo, un idiota da trivio; ed a sinistra era una Santa Rosa, con una faccia grassa, ruvida e volgare, come una contadina coronata di rose”. (B. Longo, in Storia del Santuario, 1890).

Dalle parole di Longo, sappiamo che San Domenico non era “in compagnia” di Santa Caterina, bensì proprio di Santa Rosa da Lima. Ma come avvenne, allora, che la santa di Lima divenne Caterina da Siena? Dobbiamo risalire a un restauro del 1879 ad opera del pittore Federico Maldarelli. È lo stesso Longo a raccontarci l’episodio: “Accettai con gioia la generosa offerta e colsi questa occasione per mettere in attuazione un mio disegno: quello cioè di mutare la Santa Rosa in una Santa Caterina da Siena. Ambedue queste Vergini del Signore appartengono al mio Terzo Ordine di Penitenza (quello domenicano, ndr), e la prima, gloria delle Americhe, è la prima Santa che il nuovo mondo, di fresco scoperto e cristianizzato, diede alla Chiesa. Ma io avrei preferito accanto alla Vergine del Rosario nella mia Chiesa la mia speciale protettrice, l’Angelo di Fontebranda, la Serafina di Siena, e perché italiana e gloria d’Italia e della Cristianità tutta quanta, e perché Madre e Maestra singolarissima del medesimo Terzo Ordine e della stessa Santa Rosa”.

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