fede

Santa Monica, la forza delle madri

Antonio Tarallo web
Pubblicato il 27-08-2020

L’importanza delle madri nelle vite dei santi rappresenta un punto di vista curioso 

Vecchio proverbio non sbaglia mai: la mamma è sempre la mamma. E, in fondo, lo sapeva bene lo stesso Gesù, per primo. La presenza di Maria nella sua vita - ricordiamo pure che Gesù, figlio di Dio poteva benissimo decidere di nascere senza “mamma” e pur così non ha fatto - è un elemento importante, per nulla secondario. Non c’è che dire: la mamma è sempre la mamma. L’importanza delle madri nelle vite dei santi rappresenta un punto di vista curioso e - bisogna dire - poco approfondito, eppure le mamme hanno rappresentato - da sempre - una sorta di “ponte” tra un “prima e un dopo”. Basterebbe citare la “nostra” donna Pica di frate Francesco, ad esempio.

La storia dei santi è davvero colma di episodi di rapporti tra madre e figli: La regina Elena, la madre di Costantino che tanto ha influenzato sulla biografia del figlio, altro illustre esempio. È la stessa Elena a ritrovare - secondo tradizione - le reliquie della Croce. E, il figlio Costantino, è stato uno degli imperatori romani che più di altri ha contribuito alla diffusione del Cristianesimo: il famoso “editto di Costantino” può dirci tanto, in merito.

Facciamo un salto d’epoca, abissale, tanto per comprendere quanto grande sia la “forchetta temporale”: Maria Giuseppa Di Nunzio Forgione. Se il suo nome è ignoto ai più, il mondo dei devoti di Padre Pio la ricorderà bene: Maria Forgione, la madre del futuro santo di Pietrelcina. Nata il 28 marzo 1859 a Pietrelcina, in provincia di Benevento, ebbe una vita modesta e silenziosa, ma ricca di fede e di forza di volontà. Un'esistenza difficile tra la famiglia da accudire ed il duro lavoro nei campi. Chiesa, casa e campagna. In umiltà e silenzio. Una vita da terziaria francescana che sicuramente avrà influito sulla vita del figlio Pio.

E veniamo, ora, alla storia di Monica e Agostino. Nel pieno della giovinezza fu data in sposa a Patrizio, un modesto proprietario di Tagaste, membro del Consiglio Municipale, non ancora cristiano, buono ed affettuoso ma facile all’ira ed autoritario tanto che per il suo carattere, non risparmiò alla santa asprezze e infedeltà. Tuttavia, Monica riuscì a vincere, con la bontà e la mansuetudine, sia il caratteraccio del marito, sia i pettegolezzi delle ancelle, sia la suscettibilità della suocera.

Cominciava a forgiarsi la caparbietà della donna che avrebbe indicato e pregato per il cammino del famoso Agostino, uno dei padri della Chiesa. Fu a 22 anni che le nacque il primogenito Agostino. In seguito nascerà un secondo figlio, Navigio ed una figlia di cui s’ignora il nome (poi rimasta vedova divenne la badessa del monastero femminile di Ippona).Le vicende della vita di Monica sono strettamente legate a quelle di Agostino, così come le racconta lui stesso: rimasta a Tagaste continuò a seguire con trepidazione e con le preghiere il figlio, trasferitosi a Cartagine per gli studi, e che contemporaneamente si concedeva con sfrenata libertà ai piaceri della vita, convivendo il letto nuziale con un’ancella cartaginese, dalla quale nel 372, ebbe anche un figlio, Adeodato.

Dopo aver tentato tutti i mezzi per riportarlo sulla buona strada, Monica per ultimo gli proibì di ritornare nella sua casa. Pur amando profondamente sua madre, Agostino non si sentì di cambiare vita, ed essendo terminati con successo gli studi a Cartagine, decise di spostarsi con tutta la famiglia a Roma, capitale dell’impero, di cui la Numidia era una provincia. Anche Monica decise di seguirlo, ma con uno stratagemma Agostino la lasciò a terra a Cartagine. Fu così che - come è noto - Monica passò, l’intera notte, in lacrime sulla tomba di San Cipriano.

Nel 385 s’imbarcò anche lei, e così lo raggiunse a Milano, dove nel frattempo Agostino, disgustato dall’agire contraddittorio dei manichei di Roma, si era trasferito per ricoprire la cattedra di retorica. Qui Monica ebbe la consolazione di vederlo frequentare la scuola di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e, successivamente, di vederlo prepararsi al battesimo con tutta la famiglia, compreso il fratello Navigio e l’amico Alipio; dunque le sue preghiere erano state esaudite; il vescovo di Tagaste le aveva detto: “È impossibile che un figlio di tante lagrime vada perduto”. E fu proprio così. Agostino non “andò perduto”. Anzi, divenne una delle voci più influenti del Cristianesimo. Le lacrime, le preghiere di Monica avevano raggiunto Dio.
Le lacrime di una madre erano state accolte ed asciugate da Dio.

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