fede

Santa Alfonsa dell’Immacolata, figlia di Santa Chiara

Antonio Tarallo pixabay
Pubblicato il 28-07-2022

La prima santa dell’India

Carattere allegro, con una capacità di gioire delle cose comuni e semplici. Una francescana d.o.c, si potrebbe dire: è Santa Alfonsa dell’Immacolata Concezione, religiosa clarissa, nata in India, nella regione del Kerala, il 19 agosto 1910 con il nome di Anna Muttathupadathu. Suor Alfonsa, figlia di Chiara d’Assisi, lì nella lontana India, nell’assolata India; lì dove ha nutrito nel cuore la missione francescana di amore e pace per tutti, vedendo in ogni persona il proprio fratello, il proprio figlio.

“Il fardello della sofferenza umana, nemmeno l’incomprensione o l’altrui gelosia, non potevano estinguere la gioia del Signore che le colmava il cuore”, così l’aveva descritta San Giovanni Paolo II nel momento della beatificazione avvenuta l’8 febbraio del 1986 nello stadio Nahru di Kottayam. In una lettera scritta poco prima di morire, nel febbraio del 1946 Alfonsa, in un momento d’intensa sofferenza fisica e mentale, scriverà: “Mi sono data completamente a Gesù. Si compiaccia egli di curarsi di me. Il mio solo desiderio in questo mondo è di soffrire per amore di Dio e di rallegrarmi nel farlo”.


Una vita immersa in Dio, come quella vissuta da Santa Chiara d’Assisi. Il suo amore per il Signore nasce in giovane età e deve ciò alla nonna che le trasmette la devozione a San Giuseppe. In onore dello sposo di Maria, la nonna andava a Messa ogni mercoledì, giorno in cui accoglieva in casa qualche povero e lasciava alla bambina il piacere di donare del riso o altri alimenti: l’accoglienza e il ristoro; sentire il prossimo proprio fratello. Oltre alla Messa domenicale la nonna e la nipotina partecipavano, inoltre, alla liturgia del venerdì, in ricordo della Passione di Gesù, e a quella del sabato, in onore della Madonna.

Una via, dunque, segnata sui passi di Cristo, tanto che Anna entrerà tra le Francescane Clarisse (fondate nel 1888), il 2 agosto del 1928. Era la festa del Perdono di Assisi. Iniziò il postulandato e assunse il nome di Alfonsa dell’Immacolata Concezione, per devozione Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e alla Madonna. Diventa così degna figlia di Chiara d’Assisi.

“Non voglio agire o parlare secondo la mia inclinazione. Ogni volta che mancherò farò una penitenza… voglio essere attenta a non ribattere mai a nessuno. Agli altri dirò solo parole dolci. Voglio controllare i miei occhi con rigore. Per ogni piccola mancanza chiederò perdono al Signore e la espierò con una penitenza. Di qualsiasi genere saranno le mie sofferenze non mi lamenterò mai e quando dovessi affrontare qualche umiliazione cercherò rifugio nel Sacro Cuore di Gesù”. Suor Alfonsa, in queste righe, segna il progetto della sua vita che condurrà fino alla fine dei suoi giorni terreni.

Il periodo 1930-1935 fu caratterizzato da gravi malattie e sofferenze morali. Comincia a insegnare ai bambini, nella scuola di Vakakkad solo nell’anno scolastico 1932-33. In seguito, a causa della sua debolezza, svolgerà il compito di aiuto-insegnante e di catechista in parrocchia.Nel 1934 viene introdotto nella Congregazione delle Francescane Clarisse il noviziato canonico. Pur desiderando di entrarvi subito, per via delle sue condizioni di salute, Alfonsa riesce ad essere ammessa solo il 12 agosto 1936, festa di Santa Chiara. Si realizza così il desiderio a lungo custodito nel cuore e confidato alla sorella Elisabetta quando ancora aveva solo dodici anni: “Gesù è l’unico mio Sposo, e nessun altro”.

La malattia, la sofferenza segnarono profondamente il suo cammino. Ma lei accettava tutto con amore, con “perfetta letizia”. Scriverà: “Occasioni di soffrire ve ne sono in abbondanza... Ho un grande desiderio di soffrire con gioia. Sembra che il mio Sposo voglia compiere questo desiderio”. E se perfetta è stata la letizia, perfetta sarà la sua unione con lo Sposo. Suor Alfonsa era malata ma non lasciava che la sofferenza potesse entrare nel suo cuore. Nel 1945 il suo stato di salute peggiorò di colpo: le fu diagnosticato un tumore, ormai diffuso in tutto l’organismo. In questo periodo le parole scritte da Alfonsa hanno una forza spirituale immensa: “Io sento che il Signore mi ha destinata ad essere un’oblazione, un sacrificio di sofferenza... Considero il giorno in cui non ho sofferto un giorno perduto per me”. Morirà alle 12.30 del 28 luglio 1946, nel convento di Bharananganam. Non aveva ancora 36 anni.

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