San Gaudenzio di Brescia, ecco la sua storia
Nativo di Brescia, ne sarà l’ottavo vescovo
Nativo di Brescia, ne sarà l’ottavo vescovo. Dotato di una eccellente preparazione culturale, umanistica e religiosa, ci ha lasciato una serie di Trattati (i suoi sermoni e anche parte del suo epistolario) che confermano la sua fama di uomo dotto. Verso il 386 intraprese un viaggio in Terra Santa e attraversando la Cappadocia si fermò a Cesarea in un monastero presieduto da due nipoti di san Basilio, dalle quali ricevette in dono reliquie dei quaranta martiri di Sebaste. Mentre si trovava in Oriente, morì a Brescia il vescovo Filastrio e clero e popolo elessero come successore Gaudenzio.
Sant’Ambrogio e gli altri vescovi confinanti approvarono tale designazione e alla delegazione bresciana incaricata di raggiungerlo affidarono delle lettere in cui pregavano i vescovi orientali di negargli la comunione nel caso non avesse accettato. Fu consacrato nel 390 dallo stesso sant’Ambrogio, il quale tenne il discorso d’occasione. Lui poi si recò a Milano e fu invitato da Ambrogio a rivolgere al popolo due discorsi dei quali ci rimane solamente il secondo, il De Petro et Paulo, tenuto il giorno della festa dei due Apostoli. Negli anni 400-402 egli consacrò la chiesa denominata Concilium Sanctorum (Concilio dei Santi, cioè riunione dei testimoni di Cristo), e vi pose le reliquie di San Giovanni Evangelista, degli Apostoli Andrea e Tommaso e dell’Evangelista Luca.
Nel 406 papa Innocenzo I e il Concilio romano da lui radunato mandarono a Costantinopoli una delegazione di 5 vescovi – tra cui Gaudenzio – per costringere Arcadio a esaminare la causa di Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, costretto all’esilio dall’imperatrice Eudossia. Ma l’iniziativa non ebbe successo; comunque il Crisostomo in una lettera espresse sentimenti di ammirazione e di ringraziamento al vescovo bresciano. Gaudenzio morì alla fine del 410 o all’inizio del 411. Le sue ossa riposano nella chiesa di S. Giovanni (già Concilium Sanctorum).
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