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RIFLESSIONI SUL NATALE: CACCIARI: LIBERIAMOCI DAL NON-NATALE FORTUNATO: IL NATALE DI FRANCESCO, DI GIOTTO E BERGOGLIO

Redazione online MAURO BERTI
Pubblicato il 30-11--0001

FRANCESCO HA SCELTO UN'IMMAGINE DELLA BASILICA DI SAN FRANCESCO PER I SUOI AUGURI DI NATALE

Il Natale ritorna, come ogni anno, con il suo carico di emozioni, con i suoi riti, le sue luci, i suoi colori. Riti, luci, colori che hanno finito però per perdere una gran parte del suo significato. Non sono più giovane e sono passati ormai circa cinquant’anni dalla mia infanzia; tuttavia, ricordo ancora i canti, sempre gli stessi, che mia nonna mi cantava e m’insegnava a cantare dai primi giorni di dicembre fino alla vigilia della festa. Vicino alla grande stufa a legna, mi teneva sulle ginocchia e cantava: a me piaceva sentirla, anche se la sua voce non gran cosa, e pian piano memorizzavo parole e melodia. Poi c’era il presepe da fare, con le statuine di mio zio uscite illese dalla guerra: sempre quelle, quasi una reliquia ormai, alle quali se ne aggiungevano altre nuove, che di anno in anno i miei mi compravano; un anno, tra gli altri, la capanna per Maria e Giuseppe fu una vera sciccheria, fatta con virgulti d’olivo intrecciati e coperta di muschio: ricordo le corse tra gli ulivi per strapparne i virgulti, lo sguardo attento con cui fissavo mio zio mentre li intrecciava, la divertente ricerca del muschio tra gli alberi e le rocce.

C’era la funzione serale, scandita dalle due novene, quella dell’Immacolata e quella del Natale, e c’era il profumo dei dolci, che usciva dai forni e ricordava a tutti, giorno dopo giorno, l’imminenza del lieto evento. Arrivava infine la vigilia del Natale, che per un bambino era più emozionante del giorno dopo: al mattino si tirava fuori la tombola, per verificare attentamente che i numeri ci fossero tutti, si preparavano fagioli e ceci, necessari per quel rito, si sistemava il presepe, si riordinava la paglia nella greppia. Al pomeriggio l’attesa raggiungeva il culmine, fino a contare non le ore, ma i minuti, mentre la casa si riempiva dell’odore del sugo (con il tonno) e dei fritti. La cena e la tombola, tuttavia, non erano le parte essenziale, né la principale, di quella serata, che giungeva al suo culmine e trovava il suo pieno significato nella messa di mezzanotte, alla quale ci si recava tutti insieme, come in processione: al ritorno, prima di andare a dormire, si metteva nel presepio la statuina di Gesù Bambino, appena nato tra gli uomini, che poteva così stare al suo posto anche in quella poetica rappresentazione natalizia.

Non era solo poesia. Era anche il consumarsi di un’esistenza che trovava nella fede la sua ragion d’essere. Un ‘mondo piccolo’ che ricercava le proprie ragioni di vita in un ordine altro, divino; un mondo non ancora dominato dalla legge dell’apparire e dell’effimero. Ha senso ricordare oggi certe cose, con un tono che rischia di scadere nel rimpianto e nella nostalgia? Credo di sì, perché – lo scrisse un poeta a me caro – “è fatto di memoria l’uomo, / come una casa, un vicolo” (Elio Filippo Accrocca). Ma quale memoria del Natale s’imprimerà nella mente dei fanciulli di oggi? Quale ricordo avranno dei giorni che lo precedono? Cosa resterà loro, oltre lo sfavillio delle luci e il bombardamento pubblicitario? Le canzoni di Natale quasi sempre le imparano dalla tivù, non sulle ginocchia della nonna; i dolci, buoni certo, quasi mai sono fatti in casa; il presepe è per molti qualcosa da andare a vedere nelle chiese… Fuor di retorica, li stiamo impoverendo, privandoli di qualcosa a cui hanno diritto!

Tuttavia, a niente servirebbe piangere sul latte versato, se non potessimo imprimere alle cose un corso diverso. Qualcosa, invece, possiamo fare ed è alla nostra portata. Propongo due gesti, tanto per esser chiaro: primo, nelle prossime settimane (fino all’epifania), spegnere per una sera durante la settimana tivù, computer, telefonini e riunire la famiglia in un gioco comune (ad esempio, perché non realizzare, settimana dopo settimana, un bel puzzle, che sarebbe capace di coinvolgere tutti?); secondo, ritagliare due minuti al giorno per pregare insieme, anche con i più piccoli, che potrebbero essere invitati a ringraziare Dio per qualcosa successa durante la giornata. Se lo faremo, il Natale, quest’anno, avrà un sapore diverso.

Accrocca

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