fede

Ratzinger, Card.Gambetti: Univa vita benedettina e spiritualità francescana

ORAZIO LA ROCCA Vatican Media
Pubblicato il 04-01-2023

Il Pontefice del dialogo

"Un Papa che tutto il mondo ha conosciuto come un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore, che ha portato il deposito della fede verso l'orizzonte sempre nuovo della vita della Chiesa, che ci ha stupito con il gesto di forza straordinaria delle sue dimissioni, muore sulla soglia del nuovo anno e di un tempo nuovo, lasciandoci in questo divenire epocale la ricchissima eredità del suo magistero e la sua luminosa testimonianza. Un esempio eccelso di vita benedettina che nella continua ricerca del dialogo possibile e nell'umiltà, porta con sé tracce di spiritualità francescana".

Benedetto XVI secondo il cardinale Mauro Gambetti (57 anni), frate minore conventuale, ex Custode del Sacro Convento di Assisi - laurea in ingegneria meccanica prima dell'entrata in seminario -, creato cardinale da papa Francesco, e da lui nominato suo vicario generale per la Città del Vaticano, arciprete della Basilica di S. Pietro e presidente della Fabbrica di San Pietro. Tra i ricordi del porporato, il primo incontro avuto col Papa emerito, dopo il Concistoro cardinalizio del 28 novembre 2020, quando ebbe la sensazione di trovarsi "davanti ad un grande uomo di Dio, dallo sguardo dolce, intenso, pronto a varcare la soglia dell'infinito e senza nascondere le fragilità fisiche dovute al peso degli anni, che saluta i nuovi cardinali con un sorriso sereno, gli occhi vivi e una parola di attenzione per tutti". Il cardinale parla con un comprensibile filo di emozione, avendo accolto e benedetto come arciprete della Basilica vaticana la salma di Ratzinger in San Pietro, dove resta esposta al pubblico fino ai funerali di giovedì prossimo.

Cardinale Gambetti, che eredità Benedetto XVI lascia alla Chiesa?
"Dio è amore. Il proemio dell'enciclica Deus caritas est ha parole di una limpidezza cristallina, e leggerlo in questi giorni, con quelle parole essenziali, inequivocabili, scelte da Benedetto XVI perché resti quel che davvero è importante, ci aiuta a raccogliere l'eredità che questo grande Papa ci lascia. "Noi abbiamo creduto all'amore di Dio", dice, e questa è l'esperienza fondamentale della vita. Joseph Ratzinger ha fatto di questa fede costitutiva la radice da cui si è lasciato nutrire dall'amore di Dio per tutta la vita. Lo ha fatto da sacerdote, da teologo e professore, da Papa e da Papa emerito, nella preghiera silenziosa degli ultimi anni di clausura, e anche oggi continua a dire a tutti noi: "Dio è amore, credilo e lascia che questo amore sia la sorgente che ti fa vivere ogni giorno". Questa radicalità creaturale nell'amore di Dio ha una matrice che è anche francescana - basti ricordare la tesi dottorale di Joseph Ratzinger sul francescano Bonaventura da Bagnoregio e la sua teologia della storia - e lo accomuna profondamente a Papa Francesco e alla sua spiritualità di gesuita. Pensi che al culmine di una delle sue preghiere più belle, Sant'Ignazio di Loyola arriva a dire: "Dammi solo il tuo amore e la tua grazia; questo mi basta".

Benedetto XVI papa del dialogo e del confronto col mondo. Esagerato?
"Niente affatto, e lo testimoniano gli attestati di affetto e di stima che arrivano dai leader della terra, non solo religiosi. Benedetto XVI è stato un Papa del dialogo, letteralmente pontefice. Del dialogo intellettuale sempre rispettoso dell'alterità. Gentile, come ha ricordato Papa Francesco. Del dialogo con le altre fedi e del dialogo tra le diverse tradizioni cristiane, sempre alla ricerca del passo in più verso la comunione. Un Papa che ha cercato di animare uno spirito di unità tra i popoli dell'Europa, lacerati dalle macerie del Novecento e alla difficile ricerca di una coscienza comune. Nel dialogo ha provato a fare per l'umanità e nella Chiesa quel che nel Vangelo fa l'uomo samaritano: ha speso tempo, quello di una vita intera, a sostenerne la salute e a curarne le ferite. Ha provato a essere balsamo, potremmo dire con Etty Hillesum, sapendo che se anche non sempre è possibile far guarire, lo è aver cura".

Lo scandalo della pedofilia ha segnato il suo Pontificato.
"La pedofilia è la ferita più dolorosa. Per le vittime prima di tutto, che sono violate due volte quando non mettiamo loro prima di ogni altra considerazione. È anche la ferita più sanguinosa e vergognosa nel corpo della Chiesa, ed è il male che Benedetto XVI ha intercettato e combattuto con una decisione e una consapevolezza inedite. Lo ha assunto su di sé e ha aperto una strada di verità che è l'unica via di guarigione. Le cronache non glielo hanno riconosciuto, penso e sono fiducioso che lo farà la Storia, perché su questa strada la Chiesa sta andando avanti e non deve fermarsi".

Che rapporto hanno avuto Benedetto XVI e papa Francesco?
"Penso stia tutto negli abbracci che abbiamo visto in questi anni e che ci hanno commosso. La stima e la devozione di Papa Francesco da un lato, il sostegno e la preghiera che il Papa emerito non ha mai fatto mancare a Francesco dal cuore orante del monastero Mater Ecclesiae dall'altro. Penso li abbia legati in modo ineffabile tanta consapevolezza: della missione di Pietro nella storia, della responsabilità verso le donne e gli uomini del nostro tempo, di una risposta personale a quell'amore di Dio che a entrambi ha chiesto tutto e che per entrambi è tutto ciò per cui dare la vita". (Repubblica)

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