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PAPA: HO ALLERGIA DEGLI ADULATORI

Redazione online Ansa - GIUSEPPE LAMI
Pubblicato il 30-11--0001

Una volta al mese, di venerdì, il Papa è uscito dal Vaticano per compiere un’opera di misericordia andando a visitare un luogo di sofferenza e di accoglienza

Un’intervista di 40 minuti in occasione della chiusura dell’Anno Santo: è quella rilasciata da Papa Francesco a Tv2000 e InBlu Radio. Tredici domande che spaziano dal bilancio del Giubileo al rapporto tra misericordia e giustizia, dagli incontri con ex prostitute, malati terminali e carcerati nei “Venerdì della misericordia “ al traffico di armi, fino alle domande più personali.  

Nel giorno in cui si chiude il Giubileo straordinario della Misericordia quali sono le impressioni del Papa? E’ contento di come è stato vissuto questo Anno Santo? Non poteva che partire da qui l’intervista di Tv2000. E dalla risposta si capisce subito che a Francesco non interessa fare bilanci: sottolinea che il Giubileo è stato vissuto in tutto il mondo e non solo a Roma e questo ha fatto bene perché era tutta la Chiesa a vivere come una sorta di “atmosfera” di Giubileo. E’ stata una benedizione del Signore, non un punto finale, ma un passo avanti in un processo:



"E’ in una linea ecclesiale dove la Misericordia viene non dico scoperta, perché sempre c’era, ma viene proclamata fortemente, no? E' come un bisogno,  un bisogno che credo che a questo mondo, che ha la malattia dello scarto, la malattia di chiudere il cuore, dell’egoismo, fa bene. Perché ha aperto il cuore e tanta gente si è incontrata con Gesù … "



Una volta al mese, di venerdì, il Papa è uscito dal Vaticano per compiere un’opera di misericordia andando a visitare un luogo di sofferenza e di accoglienza. Quale l’incontro che gli è rimasto di più nel cuore? Due in particolare, risponde il Papa: quello con un gruppo di ragazze che si sono liberate dallo sfruttamento della prostituzione. Una di loro gli ha raccontato la sua storia:

… “mi diceva: “Padre, io ho partorito d’inverno sulla strada. Da sola. La mia bambina è morta”. La facevano lavorare fino a quel giorno, perché se non portava agli sfruttatori tanto, era bastonata, anche torturata. A un’altra avevano tagliato l’orecchio … E ho pensato non solo agli sfruttatori, ma a quelli che pagavano le ragazze: ma non sanno loro che con quei soldi, per togliersi una soddisfazione sessuale, aiutavano gli sfruttatori?"




Il Papa ricorda poi la visita a due ospedali romani dove ha fatto esperienza dei punti estremi della vita, l’inizio e la fine, e parla del pianto di una madre davanti ai suoi due gemellini perché il terzo era morto.

“E ho pensato all’abitudine di mandare via i bambini prima della nascita, questo crimine orrendo: li mandano via perché è meglio così, perché sei più comodo,  è un peccato gravissimo, è una responsabilità grande …”



Una Chiesa povera per i poveri, è davvero possibile? “Il nemico più grande di Dio è il denaro, risponde il Papa, nessuno può servire due padroni, Dio e il denaro, e la Chiesa come istituzione la facciamo noi, ognuno di noi:

“Il diavolo sempre entra per le tasche, sempre. E’ la sua porta d’entrata. Si deve lottare per fare una Chiesa povera per i poveri, secondo il Vangelo, no? Si deve lottare. E quando io vedo Matteo 25, che è il protocollo sul quale noi saremo giudicati, capisco più cosa significa una Chiesa povera per i poveri: le opere di misericordia. E’ possibile, ma sempre si deve lottare perché la tentazione della ricchezza è molto grande.”



E a proposito di tentazioni, quali sono le tentazioni di un Papa, che  si è definito un peccatore a cui il Signore ha guardato?

“Sono le tentazioni di qualsiasi persona, di qualsiasi uomo, risponde Francesco, secondo le debolezze di personalità, che il diavolo sempre usa per entrare, che sono l’impazienza, l’egoismo, poi un po’ di pigrizia, ma entrano tutte, tutte … E le tentazioni ci accompagneranno fino all’ultimo momento, no?



Il Signore continua a guardarmi con misericordia e a salvarmi, conclude il Papa per poi passare ad una questione a cui tiene molto, quella dei carcerati. “Perché loro e non io?” pensa spesso quando visita un carcere, Francesco. Come mai?

"… tanti inizi di cose brutte io ho avuto nella mia vita che se il Signore mi avesse tolto la mano di dosso … questo è “perché loro e non io?”. E poi, c’è un pensiero tra noi, che è un pensiero diffuso: ma, è in carcere perché ha fatto qualcosa di brutto: che la paghi. Il carcere come punizione. E questo non è buono. Il carcere – possiamo dire tra virgolette, per fare un esempio – è come un purgatorio, pensiamo, cioè per prepararsi al reinserimento. Non c’è una vera pena senza speranza. Se una pena non ha speranza, non è una pena cristiana, non è umana. Per questo, la pena di morte non va”.



Poi ancora una domanda personale: che cosa fa più fatica il Papa a sopportare, i detrattori o gli adulatori? I secondi, risponde deciso Francesco,  io ho allergia degli adulatori.

“Perché adulare un altro è usare una persona per uno scopo, nascosto o che si veda, ma per ottenere qualcosa per se stesso.”



Ritorna poi il tema della misericordia e della giustizia: che cosa risponde Francesco a chi pensa che la misericordia allarghi le maglie della giustizia e quindi sia ingiusta? A chi pensa che la misericordia non possa essere la risposta – per esempio – a chi ci perseguita? C’è il problema della rigidità morale dietro a questo, risponde il Papa, quella rigidità che non è di Gesù che chiama “ipocriti” i dottori del Tempio:

“In Dio – e anche i cristiani, perché è in Dio – la giustizia è misericordiosa e la misericordia è giusta. Non si possono separare: è una cosa sola. (….) Quando Gesù perdona Zaccheo e va a pranzo con i peccatori, perdona la Maddalena, perdona l’adultera, perdona la Samaritana, cosa è, un manica-larga? No. Fa la giustizia di Dio, che è misericordiosa”.



Una delle malattie più gravi di questo mondo, di questa epoca è  la cardiosclerosi, prosegue il Papa, l’incapacità cioè di sentire tenerezza, di avvicinarsi, avere il cuore duro … “Io devo andare su quello scopo e non mi interessa l’altro: io ci vado”. E porta l’esempio dei trafficanti d’armi che per il guadagno non si fanno scrupoli:

“Quando parliamo di Cristo, non dimentichiamo la carne di Cristo. E questo mondo ha bisogno di questa tenerezza che dice alla carne di accarezzare la carne sofferente di Cristo, non di fare più sofferenze! Credo che gli Stati che sono in guerra devono pensare bene che una vita vale tanto, Una vita vale più di un territorio!”



L’ultima domanda: Santità tra un mese compirà 80 anni, le sue giornate sono strapiene di impegni, come fa? La prima reazione è una risata: io 80 anni? e poi

“Non so come faccio, ma … io prego: quello mi aiuta tanto. Prego. La preghiera è un aiuto per me, è stare con il Signore. Celebro la Messa, prego il Breviario, parlo con il Signore, prego il Rosario … Poi, dormo bene: è una grazia del Signore, questa. Dormo come un legno...  e faccio quello che posso e non di più... E' una grazia del Signore”.

(Adriana Masotti - Radio Vaticana)

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