Papa Francesco racconta del ladro che è riuscito a 'rubarsi il cielo'
Ma alla fine, pentito di quello che aveva fatto, guardando Gesù così buono e misericordioso è riuscito a rubarsi il cielo: è un bravo ladro, questo!
La Chiesa «non è soltanto per i buoni o per quelli che sembrano buoni o si credono buoni, la Chiesa è per tutti, e anche preferibilmente per i cattivi, perché la Chiesa è misericordia»: così il Papa nel corso dell’udienza generale, incentrata sulla figura del buon ladrone che, affidandosi a Gesù, alla fine «si è rubato il cielo», e per questo è un «condannato a morte» che diventa «modello per noi». Appello di Francesco per Aleppo: «I responsabili dei bombardamenti dovranno dare conto davanti a Dio».
«Le parole di Gesù trovano il culmine nel perdono», ha detto Francesco, soffermandosi sul racconto dell’evangelista Luca sulle ultime ore di Gesù, prima della morte, tra i due malfattori crocifissi con lui: Il primo ladrone «insulta» Gesù, «come lo insultava tutta la gente, lì, come fanno i capi del popolo», tutti incapaci di capire come «il Messia, l’inviato di Dio, possa stare sulla croce senza far nulla per salvarsi». E invece «Gesù ci ha salvati rimanendo sulla croce. E tutti noi sappiamo che non è facile rimanere sulla croce, sulle nostre piccole croci di ogni giorno: non è facile. Lui, in questa grande croce, in questa grande sofferenza, è rimasto così e lì ci ha salvati, lì ci ha mostrato la sua onnipotenza e lì ci ha perdonati» e «tutti siamo chiamati: buoni e cattivi. La Chiesa non è soltanto per i buoni o per quelli che sembrano buoni o si credono buoni, la Chiesa è per tutti, e anche preferibilmente per i cattivi, perché la Chiesa è misericordia». Francesco ha continuato: «A chi è inchiodato su un letto di ospedale, a chi vive chiuso in una prigione, a quanti sono intrappolati dalle guerre, io dico: guardate il Crocifisso; Dio è con voi, rimane con voi sulla croce e a tutti si offre come Salvatore. Lui ci accompagna, tutti noi, a voi che soffrite tanto, crocifisso per voi, per noi, per tutti. Lasciate che la forza del Vangelo penetri nel vostro cuore e vi consoli, vi dia speranza e l’intima certezza che nessuno è escluso dal suo perdono».
Poi c’è il cosiddetto «buon ladrone», «le sue parole sono un meraviglioso modello di pentimento, una catechesi concentrata per imparare a chiedere perdono a Gesù»: «Gesù è lì sulla croce per stare con i colpevoli: attraverso questa vicinanza, egli offre loro la salvezza. Ciò che è scandalo per i capi e per il primo ladrone, per quelli che erano lì e si facevano beffe di Gesù, questo invece è fondamento della sua fede. E così il buon ladrone diventa testimone della Grazia; l’impensabile è accaduto: Dio mi ha amato a tal punto che è morto sulla croce per me. La fede stessa di quest’uomo è frutto della grazia di Cristo: i suoi occhi contemplano nel Crocifisso l’amore di Dio per lui, povero peccatore. E’ vero, era ladrone, era un ladro: è vero. Aveva rubato tutta la vita. Ma alla fine, pentito di quello che aveva fatto, guardando Gesù così buono e misericordioso è riuscito a rubarsi il cielo: è un bravo ladro, questo!». Chiedendogli di ricordarsi di lui quando sarà nel suo regno, il buon ladrone si affida a Gesù: «In questo modo un condannato a morte diventa modello del cristiano che si affida a Gesù. Eh … questo è profondo: un condannato a morte è un modello per noi. Un modello di un uomo, di un cristiano che si affida a Gesù; e anche modello della Chiesa che nella liturgia tante volte invoca il Signore dicendo: “Ricordati... Ricordati... Ricordati del tuo amore …”». Il buon ladrone, ha concluso il Papa, «lo ha chiamato per nome: ‘Gesù’. E’ una preghiera breve, e tutti noi possiamo farla durante la giornata tante volte: ‘Gesù’. ‘Gesù’, semplicemente. Facciamo insieme tre volte, tutti insieme? Avanti: ‘Gesù, Gesù, Gesù’. E così fatela durante tutta la giornata».
A conclusione della catechesi il Papa ha pronunciato un appello per «l’amata e martoriata Siria»: «Continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale. Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città, dove muoiono bambini malati ammalati giovani vecchi, tutti... rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente. E appello alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti – ha aggiunto Francesco – che dovranno dare conto davanti a Dio».
Tra i saluti, Francesco ha rivolto un «pensiero speciale» all’arcivescovo di Potenza, Salvatore Ligorio, che ha accompagnato in piazza San Pietro un «gruppo di operai licenziati della Basilicata, ed auspico - ha detto Francesco - che la grave congiuntura occupazionale possa trovare una positiva soluzione mediante un incisivo impegno da parte di tutti per aprire vie di speranza. Non può salire più la percentuale della disoccupazione!». A braccio il Papa ha chiesto anche ai messicani presenti di intonare un canto dedicato alla madonna di Guadalupe «per le sofferenze di questo popolo». È di questi giorni la notizia dell'assassinio di tre sacerdoti in Messico in una settimana. Il Papa ha salutato anche i fedeli di Pieve di Soligo, presenti per ricordare l’anniversario della morte di Giovanni Paolo I il 29 settembre del 1978.Presenti in piazza San Pietro anche un centinaio di persone sfollate per il terremoto che ha colpito il centro, accompagnati dal vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D'Ercole, e dal sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci. Il quale, nei giorni scorsi, aveva ribadito il desiderio che il Papa visiti quei luoghi. Fin dai giorni successivi al sisma, in effetti, Francesco ha promesso di visitare le zone colpite dal sisma, attendendo il momento opportuno al fine di non intralciare i lavori dei soccorsi, e ora si attende che compia la visita nei giorni successivi al rientro da Georgia e Azerbaijan, dove si recherà da venerdì a domenica prossimi. Vatican Insider
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