fede

Papa Francesco, pregare il Signore per vincere paure

Elisabetta Reguitti Ansa - VATICAN MEDIA
Pubblicato il 26-03-2020

“In questi giorni di tanta sofferenza c’è tanta paura negli anziani soli, nelle case di riposo, negli ospedali, a casa loro hanno paura perché non sanno cosa accade. La paura dei lavoratori senza lavoro fisso perché pensano a come dare da mangiare ai propri figli. Vedono venire la fame. La paura di tanti servitori sociali che in questo momento aiutano ad andare avanti la società e possono prendere la malattia. La paura, le paure in ognuno di noi. Ognuno conosce la propria. Preghiamo il signore che ci aiuti a tollerare e vincere la paura.”

I Lettura Es 32,7-14
Desisti dall’ardore della tua ira.
Vangelo Gv 5,31-47
Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza.

“La prima lettura ci parla dell’ammutinamento del popolo. Mosè era andato al monte per ricevere la Legge. Dio l’ha consegnata a lui, scritta sulla pietra dal dito di Dio. Ma il popolo di annoiò dicendo ‘questo Mosè da tempo non sappiamo dove sia andato. Siamo senza guida, fateci un Dio per andare avanti’ e Aronne - che dopo sarà sacerdote di Mosè ma in quel momento era sacerdote degli idoli - rispose: “Datemi argento e oro”. Loro danno tutto - prosegue il Papa - e venne costruito quel vitello in oro. Nel salmo abbiamo sentito il lamento di Dio”.

Riprende il passo
“Scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba”.
E riprende: “Dio disse a Mosè va e scendi perché il tuo popolo si è pervertito. Si sono fatti un vitello di metallo fuso e si sono prostrati davanti”.
“Questa è la vera apostasia” afferma Papa Francesco e spiega.
Da Dio vivente all’idolatria. “Non hanno avuto pazienza che tornasse Mosè volevano qualcosa, una novità, uno spettacolo liturgico”.

Sottolinea due aspetti il Pontefice,
“La nostalgia idolatrica del tornare al peggio, agli idoli, non saper aspettare il Dio vivente. Questa nostalgia è anche nostra. Cominciamo a camminare con entusiasmo, liberi, poi cominciamo a lamentarci. Abbiamo fame. Siamo stanchi.
L’idolatria è selettiva: ti fa pensare alle cose buone ma non ti fa vedere le cose brutte. Loro pensavano a come erano a tavola con cibi buoni ma quello della tavola era una schiavitù”.

Ripete:
“L’idolatria è selettiva”,
Poi il secondo aspetto: “L’idolatria ti fa perdere tutto. Usano oro e argento che il Signore aveva dato loro. Erano doni del Signore e li usano per costruire un idolo. Questo è bruttissimo. È un meccanismo che accade anche a noi con atteggiamenti idolatrici attaccati a cose che ci allontanano da Dio. E lo facciamo con i doni del Signore: con la nostra intelligenza, l’amore, la passione. Qualcuno può dirmi che a casa non ha idoli. Ma può averli nel tuo cuore”.

Prosegue: “Ci dovremmo chiedere quale sia l’dolo che abbiamo nel cuore. Perché noi abbiamo un atteggiamento molto furbo. Nascondiamo il nostro idolo nei vestiti del nostro cuore. Come fece Rachele quando fuggì dal padre. Fra i vestiti del cuore abbiamo nascosto molti idoli”.

Poi l’esempio: 
“L’idolo della mondanità che trasforma un sacramento in una festa mondana. La celebrazione delle nozze dove i nuovi sposi sono per promettersi davanti al Signore ma si trasforma in una mostra di modelli come sono vestiti. Questo è solo un esempio perché l’idolatria va sempre avanti, avanti”.

Ognuno ha i propri idoli.
Nella liturgia da Casa Santa Marta Francesco pone una domanda: ”Quali sono i miei idoli e dove li nascondo?”.

Infine l’invito che accompagna con umanità:
“Chiediamo al Signore la Grazia di conoscere i nostri idoli e se non possiamo cacciarli via, almeno teniamoli all’angolo”.

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