PAPA FRANCESCO, IL NATALE E LA SORPRESA DI UN BAMBINO
Il Natale è «la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi». Lo ha ricordato il Papa durante l’udienza generale.
Il Natale è «la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi». Lo ha ricordato il Papa durante l’udienza generale di mercoledì 14 dicembre.
L’incontro, svoltosi nell’Aula Paolo VI, si è trasformato in una piccola festa per il Pontefice, che il 17 compirà ottant’anni. Torte, regali, semplici pensierini e biglietti di augurio gli sono stati consegnati dai fedeli giunti da diverse parti del mondo. E a loro è andato il grazie del Papa: «Ringrazio tutti voi degli auguri per il mio prossimo compleanno» ha detto al termine dell’udienza salutando i gruppi di lingua italiana presenti nell’aula.
In precedenza, proseguendo il ciclo di catechesi sulla speranza cristiana inaugurato lo scorso mercoledì 7, Francesco aveva fatto riferimento al capitolo 52 di Isaia, dove si parla del «messaggero di pace» che «corre portando il lieto annuncio di liberazione, di salvezza, e proclamando che Dio regna». Il Signore, ha spiegato, «non ha abbandonato il suo popolo e non si è lasciato sconfiggere dal male, perché egli è fedele, e la sua grazia è più grande del peccato». Dio infatti «è capace di vincere il peccato» con l’«arma» dell’amore. «Questo — ha ribadito — vuol dire che “Dio regna”»: egli «si china sull’umanità, si abbassa, per offrire misericordia e liberare l’uomo da ciò che sfigura in lui l’immagine bella di Dio. Così, «la gioia più bella del Natale è questa gioia interiore di pace: il Signore ha cancellato i miei peccati». E anche «quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso», resta la speranza: «Il male non trionferà per sempre, c’è una fine al dolore. La disperazione è vinta perché Dio è tra noi».
Da qui l’invito a «diventare uomini e donne di speranza». Perché, ha constatato il Papa, «è brutto quando troviamo un cristiano che ha perso la speranza» e «davanti al suo cuore ha soltanto un muro». In realtà «Dio distrugge questi muri col perdono». E per questo il Natale diventa «un giorno per aprire il cuore a tanta piccolezza, che è lì in quel bambino, e a tanta meraviglia». Osservatore Romano
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