Papa Francesco e la preghiera all’Immacolata Concezione
E’ lì, dal 1857. E’ lei, la Colonna dell’Immacolata Concezione che si trova a piazza Mignanelli, accanto a Piazza di Spagna, nel cuore di Roma, realizzata dall’architetto Luigi Poletti e inaugurata nel 1857, grazie al lavoro di 220 vigili del fuoco. Il monumento è composto da una colonna in marmo alta circa 12 metri, che sostiene la statua della Vergine interamente in bronzo creata da Giuseppe Obici. Alla base ci sono quattro bassorilievi con scene che raccontano la vita di Maria e quattro sculture, sempre in bronzo, che raffigurano Mosè, il re Davide, i profeti Ezechiele e Isaia. Sotto ogni statua è riportato un versetto della Bibbia riferito appunto al dogma dell’Immacolata. E’ lì, questo monumento, come dicevamo, dal 1857. E da Pio XII, è al centro dell’omaggio di tutti i pontefici che si sono susseguiti nel corso della storia della Chiesa, come abbiamo approfondito in questo “speciale” per i lettori di “San Francesco, patrono d’Italia”. Tutti hanno dedicato – o davanti a questo monumento, o in alcune basiliche romane, da loro visitate, o da Piazza San Pietro stessa – parole o preghiere rivolte a lei, Maria, l’Immacolata Concezione.
A chiudere questa sequela, non poteva certamente mancare Papa Francesco. Anche lui, come i suoi predecessori, ha più volte rivolto lo sguardo all’Immacolata Concezione, attraverso parole di tenerezza e di intima devozione, come figli di un’unica madre.
Nell’angelus dell’anno scorso, in occasione della festa, Papa Francesco ha voluto approfondire in maniera “antropologica” – si potrebbe dire – il tema del peccato. Quel peccato “originale” di cui proprio il dogma dell’Immacolata Concezione parla, ovviamente. Quel peccato originale che non è presente in Maria. In fondo, in poche parole è questo il fulcro del dogma proclamato da Pio IX. Ecco le parole di Papa Bergoglio:
“Che cosa vuol dire piena di grazia? Che Maria è piena della presenza di Dio. E se è interamente abitata da Dio, non c’è posto in lei per il peccato. È una cosa straordinaria, perché tutto nel mondo, purtroppo, è contaminato dal male. Ciascuno di noi, guardandosi dentro, vede dei lati oscuri. Anche i più grandi santi erano peccatori e tutte le realtà, persino le più belle, sono intaccate dal male: tutte, tranne Maria. Lei è l’unica “oasi sempre verde” dell’umanità, la sola incontaminata, creata immacolata per accogliere pienamente, con il suo “sì”, Dio che veniva nel mondo e iniziare così una storia nuova”.
Anche l’anno precedente, nel 2016, nell’angelus sempre di piazza San Pietro, Papa Francesco aveva riservato largo spazio al “tema del peccato”. E, anche questa volta, lo aveva fatto guardando sì a Maria, ma non solo in atto di contemplazione verso la sua natura “senza peccato”, ma ponendo l’attenzione sul “peccato” dell’Uomo moderno, quello di tutti i giorni. Insomma, di noi stessi:
“Anche per ciascuno di noi c’è una storia di salvezza fatta di sì e di no. A volte, però, siamo esperti nei mezzi sì: siamo bravi a far finta di non capire bene ciò che Dio vorrebbe e la coscienza ci suggerisce. Siamo anche furbi e per non dire un no vero e proprio a Dio diciamo: “Scusami, non posso”, “non oggi, penso domani”; “Domani sarò migliore, domani pregherò, farò del bene, domani”. E questa furbizia ci allontana dal sì, ci allontana da Dio e ci porta al no, al no del peccato, al no della mediocrità. Il famoso “sì, ma…”; “sì, Signore, ma….”. Così però chiudiamo la porta al bene, e il male approfitta di questi sì mancati. Ognuno di noi ne ha una collezione dentro. Pensiamoci, ne troveremo tanti di sì mancati. Invece ogni sì pieno a Dio dà origine a una storia nuova: dire sì a Dio è veramente “originale”, è origine, non il peccato, che ci fa vecchi dentro. Avete pensato questo, che il peccato ci invecchia dentro? Ci invecchia presto! Ogni sì a Dio origina storie di salvezza per noi e per gli altri. Come Maria con il proprio sì”.
Ma è importante ricordare che, oltre a queste importanti parole assai esplicative – e in una certa misura esortative per i fedeli – sulla Vergine Maria, nella sua “veste” di Immacolata, il pontefice argentino volle dedicare una particolare preghiera, recitata proprio sotto la famosa statua romana, nel 2013. E ci sembra più che opportuno terminare questo viaggio verso Maria, compiuto attraverso gli ultimi pontefici che si sono susseguiti al trono di Pietro, proprio con una preghiera. Ecco alcuni stralci della preghiera di Papa Francesco del 2013:
“Vergine Santa e Immacolata, a Te, che sei l’onore del nostro popolo e la custode premurosa della nostra città, ci rivolgiamo con confidenza e amore. Tu sei la Tutta Bella, o Maria! Il peccato non è in Te. Suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità: nella nostra parola rifulga lo splendore della verità, nelle nostre opere risuoni il canto della carità, nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità, nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo. Tu sei la Tutta Bella, o Maria! La Parola di Dio in Te si è fatta carne. Aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore: il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano, ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata. (…) Tu sei la Tutta Bella, o Maria! Ascolta la nostra preghiera, esaudisci la nostra supplica: sia in noi la bellezza dell’amore misericordioso di Dio in Gesù, sia questa divina bellezza a salvare noi, la nostra città, il mondo intero”.
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