Papa Francesco, Chiesa non è flash mob. Non farsi fuorviare da social e reality show
Messaggio del Santo Padre per la XXXII Giornata Mondiale della Gioventù (Domenica delle Palme, 9 aprile 2017)
La Chiesa non è un «flashmob» e la vita non è «un reality show». I giovani non devono «resettare» il loro passato o «archiviarlo in una nuvola» virtuale, ma salvare la memoria degli eventi e delle esperienze vissute, anche quelle negative, per guardare con «coraggio» al presente e con «speranza» al futuro.
Parla ai giovani e come i giovani, Papa Francesco, nel Messaggio inviato in occasione della 32.ma Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata a livello diocesano la prossima Domenica delle Palme, 9 aprile. Bergoglio parte dal ricordo del «meraviglioso incontro» della Gmg del luglio scorso a Cracovia: «Abbiamo vissuto una forte esperienza di fraternità e di gioia, e abbiamo dato al mondo un segno di speranza; le bandiere e le lingue diverse non erano motivo di contesa e divisione», ma occasione per «costruire ponti».
Riflette poi sul tema dell’evento: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente” (Lc 1,49), tratto da una citazione del Magnificat, per mostrare l’esempio di Maria, «giovanissima» e coraggiosissima donna di Nazareth che «non si chiude in casa, non si lascia paralizzare dalla paura o dall’orgoglio» dopo l’annuncio dell’Arcangelo, ma si mette in cammino. «Maria non è il tipo che per stare bene ha bisogno di un buon divano dove starsene comoda e al sicuro. Non è una giovane-divano!» esclama il Pontefice, ricordando la celebre espressione coniata durante la veglia al Campus della Misericordia.
La Vergine, assicura, ci accompagna nel cammino verso Panama. Cammino strettamente congiunto al Sinodo dei Vescovi del 2018 sul tema: "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale", durante il quale - dice Bergoglio - «ci interrogheremo su come voi giovani vivete l’esperienza della fede in mezzo alle sfide del nostro tempo» e «affronteremo anche la questione di come possiate maturare un progetto di vita, discernendo la vostra vocazione».
Il tutto nella certezza che «quando Dio tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi diventano capaci di azioni veramente grandiose». La vita, in quel caso, non è più «un vagabondare senza senso», ma diventa «un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, può trovare in Dio la sua pienezza». Dunque anche se deboli, limitati, peccatori, «come la giovane Maria, potete far sì che la vostra vita diventi strumento per migliorare il mondo», incoraggia il Vescovo di Roma. «Gesù vi chiama a lasciare la vostra impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, la vostra storia e la storia di tanti».
Parlando di storia, Francesco invita le nuove generazioni a guardare anche al passato. «Essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato», spiega. «La nostra storia personale si inserisce in una lunga scia, in un cammino comunitario che ci ha preceduto nei secoli». E «la storia della Chiesa ci insegna che, anche quando essa deve attraversare mari burrascosi, la mano di Dio la guida, le fa superare momenti difficili». «La vera esperienza di Chiesa non è come un flashmob, in cui ci si dà appuntamento, si realizza una performance e poi ognuno va per la sua strada», afferma Bergoglio. Anzi, la lunga tradizione della Chiesa «si tramanda di generazione in generazione» e si arricchisce «dell’esperienza di ogni singolo»: «Anche la vostra storia trova il suo posto all’interno della storia della Chiesa».
Pertanto «fare memoria del passato serve anche ad accogliere gli interventi inediti che Dio vuole realizzare in noi e attraverso di noi. E ci aiuta ad aprirci per essere scelti come suoi strumenti, collaboratori dei suoi progetti salvifici». È vero che «ad alcuni, particolarmente feriti dalle circostanze della vita, verrebbe voglia di “resettare” il proprio passato, di avvalersi del diritto all’oblio», ammette il Papa. Però non bisogna dimenticare che: «Non c’è santo senza passato, né peccatore senza futuro. La perla nasce da una ferita dell’ostrica! Gesù, con il suo amore, può guarire i nostri cuori, trasformando le nostre ferite in autentiche perle».
I ricordi, dunque, non devono «restare tutti ammassati, come nella memoria di un disco rigido. E non è possibile archiviare tutto in una “nuvola” virtuale». Bisogna anzi «imparare a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro». Un «compito arduo», ammette il Papa «ma necessario» per «scoprire il filo rosso dell’amore di Dio che collega tutta la nostra esistenza».
«Tanti dicono che voi giovani siete smemorati e superficiali. Non sono affatto d’accordo!», aggiunge poi il Papa, che riconosce però «che in questi nostri tempi c’è bisogno di recuperare la capacità di riflettere sulla propria vita e proiettarla verso il futuro». «Avere un passato non è la stessa cosa che avere una storia. Nella nostra vita possiamo avere tanti ricordi, ma quanti di essi costruiscono davvero la nostra memoria? Quanti sono significativi per il nostro cuore e aiutano a dare un senso alla nostra esistenza? I volti dei giovani, nei “social”, compaiono in tante fotografie che raccontano eventi più o meno reali, ma non sappiamo quanto di tutto questo sia “storia”, esperienza che possa essere narrata, dotata di un fine e di un senso».
Il Papa mette in guardia anche dalle finte proiezioni della vita come i programmi Tv pieni di cosiddetti “reality show”: «Non sono storie reali, sono solo minuti che scorrono davanti a una telecamera, in cui i personaggi vivono alla giornata, senza un progetto», afferma. «Non fatevi fuorviare da questa falsa immagine della realtà! Siate protagonisti della vostra storia, decidete il vostro futuro!».
Di qui alcune indicazioni pratiche: «Alla fine di ogni giornata ci possiamo fermare per qualche minuto a ricordare i momenti belli, le sfide, quello che è andato bene e quello che è andato storto. Così, davanti a Dio e a noi stessi, possiamo manifestare i sentimenti di gratitudine, di pentimento e di affidamento, se volete anche annotandoli in un quaderno, una specie di diario spirituale». Questo, spiega il Pontefice, «significa pregare nella vita, con la vita e sulla vita, e sicuramente vi aiuterà a percepire meglio le grandi cose che il Signore fa per ciascuno di voi».
L'incoraggiamento del Papa è quindi a «non fissarci soltanto sui problemi e sulle difficoltà», ma «fare della vostra vita un dono per l’intera umanità». Questo, sottolinea, sarà possibile anche grazie all’incontro tra giovani e anziani, una «straordinaria fonte di ricchezza». «Quanta importanza date agli anziani, ai vostri nonni?», domanda Francesco. «Giustamente voi aspirate a “prendere il volo”, portate nel cuore tanti sogni, ma avete bisogno della saggezza e della visione degli anziani. Mentre aprite le ali al vento, è importante che scopriate le vostre radici e raccogliate il testimone dalle persone che vi hanno preceduto».
«È vero che avete pochi anni alle spalle - aggiunge - e perciò può risultarvi difficile dare il dovuto valore alla tradizione. Tenete ben presente che questo non vuol dire essere tradizionalisti. No! Non si tratta di un passato remoto. Saper fare memoria del passato non significa essere nostalgici o rimanere attaccati a un determinato periodo della storia, ma saper riconoscere le proprie origini, per ritornare sempre all’essenziale e lanciarsi con fedeltà creativa nella costruzione di tempi nuovi». Sarebbe infatti «un guaio», ammonisce Bergoglio, e non gioverebbe a nessuno «coltivare una memoria paralizzante, che fa fare sempre le stesse cose nello stesso modo». D'altro canto «una società che valorizza solo il presente tende anche a svalutare tutto ciò che si eredita dal passato, come per esempio le istituzioni del matrimonio, della vita consacrata, della missione sacerdotale. Queste finiscono per essere viste come prive di significato, come forme superate. Si pensa di vivere meglio in situazioni cosiddette “aperte”, comportandosi nella vita come in un reality show, senza scopo e senza fine».
«Non vi lasciate ingannare!», raccomanda Papa Francesco, «Dio è venuto ad allargare gli orizzonti della nostra vita, in tutte le direzioni. Egli ci aiuta a dare il dovuto valore al passato, per progettare meglio un futuro di felicità: ma questo è possibile soltanto se si vivono autentiche esperienze d’amore, che si concretizzano nello scoprire la chiamata del Signore e nell’aderire ad essa». Ed è questa, conclude Francesco, «l’unica cosa che ci rende davvero felici». (Salvatore Cernuzio - Vatican Insider)
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