Papa Francesco: "Chiediamo a Gesù di risanare la sordità del cuore"
Le parole dell'Angelus
Prendendo spunto dal brano evangelico odierno che narra come Gesù guarisce un sordomuto il Papa – introducendo la preghiera dell’Angelus – ha osservato che “tutti abbiamo gli orecchi, ma tante volte non riusciamo ad ascoltare. C’è una sordità interiore, che oggi possiamo chiedere a Gesù di toccare e risanare. È peggiore di quella fisica, è la sordità del cuore”.
Quando non ascoltiamo – ha aggiunto – “rischiamo di diventare impermeabili a tutto e di non dare spazio a chi ha bisogno di ascolto: penso ai figli, ai giovani, agli anziani, a molti che non hanno tanto bisogno di parole e di prediche, ma di ascolto”.
Questo può accadere anche in famiglia: “quante volte si parla senza prima ascoltare, ripetendo i propri ritornelli sempre uguali! Incapaci di ascolto, diciamo sempre le solite cose. Il sacerdote deve ascoltare, tutto noi prima ascoltare poi rispondere. La rinascita di un dialogo, spesso, passa non dalle parole, ma dal silenzio, dal non impuntarsi, dal ricominciare con pazienza ad ascoltare l’altro. La guarigione del cuore comincia dall’ascolto e questo risana il cuore”.
Atteggiamento analogo – ha suggerito il Papa – dobbiamo tenerlo con Dio. “Facciamo bene a inondarlo di richieste, ma faremmo meglio a porci anzitutto in suo ascolto. Gesù lo chiede. Ci ricordiamo di metterci in ascolto del Signore? Siamo cristiani ma magari, tra le migliaia di parole che sentiamo ogni giorno, non troviamo qualche secondo per far risuonare in noi poche parole del Vangelo. Gesù è la Parola: se non ci fermiamo ad ascoltarlo, passa oltre. Ma se dedichiamo tempo al Vangelo, troveremo un segreto per la nostra salute spirituale”.
Il rimedio – ha concluso Francesco – è questo: “ogni giorno un poco di silenzio e di ascolto, qualche parola inutile in meno e qualche Parola di Dio in più, sempre con il Vangelo in tasca”.
Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato la beatificazione del vescovo argentino Mamerto Esquiú, avvenuta ieri.
Il pensiero è poi andato all’Afghanistan: “prego perché molti Paesi accolgano e proteggano quanti cercano una nuova vita, prego anche per gli sfollati interni affinchè ricevano assistenza e la protezione necessaria, possono i giovani afgani ricevere l’istruzione e perché vivere in pace e fraternità coi loro vicini”.
Il Pontefice ha poi espresso vicinanza per gli Stati Uniti colpiti da un violento uragano e ha rivolto gli auguri agli Ebrei per le imminenti festività.
Francesco infine ha ricordato l’imminente viaggio in Ungheria e Slovacchia, affidandolo all’intercessione di coloro che nel passato hanno eroicamente testimoniato la loro fede. Il pensiero conclusivo è andato a Santa Teresa di Calcutta, di cui ricorre la memoria liturgica, e alle Missionarie della Carità e al loro servizio spesso eroico.
(Marco Mancini - Acistampa)
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