Papa: Dio ha dato all'uomo tutto, ma non i soldi. Messaggio per la quaresima: l’altro non è mai un ingombro
Nel Messaggio per la Quaresima, Papa Francesco prende spunto dalla parabola dell'uomo ricco e del povero Lazzaro per ricordare che l'altro 'non è mai un ingombro' e mettere in guardia dal denaro come idolo tirannico,
Dio ha dato all'uomo la terra per lavorarla, non per distruggerla, Dio ha dato all'uomo il lavoro, Dio ha dato all'uomo "tutto, ma non il denaro", "è curioso, Dio ci ha dato tutto, ma non i soldi". E' la riflessione del Papa nella omelia della messa a Santa Marta, in cui ha parlato della creazione dell'umanità come "maschio e femmina" e della identità di figli di Dio. Stralci dell'omelia sono pubblicati dalla Radiovaticana.
Il secondo dono di Dio nella Creazione, dunque, per il Papa è un "compito": "ci ha dato tutta la terra", da "dominare" e "soggiogare", come recita la Genesi. E' dunque una "regalità" quella donata all'uomo, aggiunge il Papa, perché Dio non lo vuole "schiavo" bensì "signore", "re", ma con un compito: "Come Lui ha lavorato nella Creazione, ha dato a noi il lavoro, ha dato il lavoro di portare avanti il Creato. Non di distruggerlo; ma di farlo crescere, di curarlo, di custodirlo e farlo portare avanti. Ha dato tutto. E' curioso, penso io: ma non ci ha dato i soldi. Abbiamo tutto. I soldi chi li ha dati? Non lo so. Dicono le nonne, che il diavolo entra dalle tasche: può essere... possiamo pensare a chi ha dato i soldi... Ha dato tutto il Creato per custodirlo e portarlo avanti: questo è il dono. E finalmente, 'Dio creò l'uomo a Sua immagine, maschio e femmina li creò".
"Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all'amore e ostacola la pace". Lo afferma il Papa nel messaggio per la quaresima del 2017, intitolato "La Parola è un dono. L'altro è un dono". Il testo, articolato in tre parti, analizza la parabola del povero Lazzaro che chiede l'elemosina alla porta del ricco. La ricchezza, spiega papa Bergoglio, è il "principale motivo di corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti". "Il denaro può arrivare a dominarci", "la cupidigia rende il ricco vanitoso", e "il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia".
Il messaggio di papa Francesco per la quaresima viene pubblicato oggi dal Vaticano
La quaresima, tempo di penitenza e purificazione, comincia il primo marzo prossimo, mercoledì delle ceneri. peccato ci acceca "La parabola - scrive dunque papa Bergoglio a proposito del povero Lazzaro e del ricco, che neppure viene chiamato per nome - è impietosa nell'evidenziare le contraddizioni in cui si trova il ricco. Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come 'ricco'.
La sua opulenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato". "Dice l'apostolo Paolo - ricorda papa Francesco - che 'l'avidità del denaro è la radice di tutti i mali'. Essa è il principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico. Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all'amore e ostacola la pace".
"La cupidigia del ricco - rimarca ancora il messaggio papale - lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l'apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell'esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell'esistenza".
"Il gradino più basso di questo degrado morale - denuncia il Papa - è la superbia. L'uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l'uomo corrotto dall'amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell'attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione".
Il Pontefice infine individua nel "non prestare ascolto alla Parola di Dio", nel vivere senza Dio, "la radice dei mali" dell'uomo ricco.(ANSA).
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