Padre Pio e San Michele Arcangelo
Sin da bambino ebbe un legame speciale
Il piccolo Francesco Forgione, futuro Padre Pio, sin da bambino ebbe un rapporto speciale con gli angeli. Si legge nel libro “San Padre Pio e gli spiriti celesti” (a cura di Don Marcello Stanzione per edizioni Mimep Docete).
La devozione degli abitanti di Pietrelcina verso gli angeli e San Michele in particolare è sempre stata molto forte. Dalla storia del piccolo borgo, apprendiamo che il terremoto del 5 giugno 1688 provocò la morte di 27 persone con la distruzione dello stesso palazzo baronale.
SAN MICHELE E IL TERREMOTO
Durante questo terremoto, diroccò anche la cappella del palazzo, dedicata a San Michele, e si verificò, inoltre la caduta della chiesa arcipretale consacrata al “Santo Angelo e Santa Maria”. Dagli archivi storici apprendiamo che nel 1669, cioè 19 anni prima del sisma, il comune di Pietrelcina era composto da 106 fuochi o famiglie per un totale di circa 530 abitanti.
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FRANCESCO E IL DIAVOLO SCHIACCIATO
Quindi, in un piccolo borgo con poche centinaia di residenti vi erano ben due chiese dedicate agli spiriti celesti. Il piccolo Francesco vive di questa religiosità del popolo che crede fortemente nell’assistenza degli angeli del Signore, e quando la mamma lo accompagna in chiesa ad assistere con lei alle varie funzioni liturgiche, il bimbo ammira con evidente trasporto la statua di San Michele con il diavolo sotto i piedi. Fin da fanciullo, il futuro frate cappuccino con le stigmate, comprese una profonda verità: per vincere le terribili forze del male, bisognava combattere a fianco degli angeli santi.
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LA BILANCIA DI PAGLIA
Certamente la statua di San Michele vestito da guerriero, con l’elmo con il pennacchio in testa, la spada in mano e la bilancia nell’altra, dovette rimanere molto impressa nel suo animo fanciullesco, se Luigi Orlando, amico d’infanzia, afferma: «Durante il pascolo ci divertivamo con la creta, facendo casette, carrette ed altri oggetti. Francesco plasmava sempre San Michele con una bilancia di paglia in mano. Alla mia osservazione, cioè perché faceva sempre lo stesso angelo, egli mi rispondeva: “È lui, San Michele, che dovrà pesare le nostre anime”».
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