MONS. SORRENTINO: UNA CHIESA COL PROFUMO DI CRISTO, LA MESSA CRISMALE
Si tratta della Messa nel corso della quale vengono benedetti tre tipi di olio, distinti in base alla loro valorizzazione nei sacramenti: olio dei catecumeni, olio degli infermi e crisma
Nel ciclo della Settimana Santa, il giovedì santo è dedicato in modo speciale all’istituzione dell’Eucaristia, il grande dono che è fondamento e culmine di tutta la vita cristiana. La messa “in coena Domini” lo ricorda. Ma al mattino dello stesso giorno (per ragioni pastorali si può tuttavia anticiparla) è presieduta dal vescovo in Cattedrale, con la partecipazione di tutti i presbiteri e delle altre componenti del popolo di Dio, una Eucaristia che evidenzia un altro aspetto del mistero cristiano, centrato sul dono dello Spirito Santo. Si tratta della Messa nel corso della quale vengono benedetti tre tipi di olio, distinti in base alla loro valorizzazione nei sacramenti: olio dei catecumeni, olio degli infermi e crisma. Quest’ultimo, che dà il nome alla messa crismale, è un olio misto a profumo, utilizzato nel battesimo, nella cresima, nell’ordinazione sacerdotale.
Siamo nell’ordine del simbolismo. Per operare la nostra salvezza, Dio si adegua alla nostra umanità. Siamo esseri razionali, ma anche simbolici. Abbiamo bisogno di concetti e di parole, ma anche di gesti e di segni. Ciò che normalmente è parte della nostra vita, viene elevato, nella liturgia, a segno e mediazione di realtà invisibili. Dall’ordine della natura si passa all’ordine della grazia. Chi non vede l’importanza e la bellezza dell’olio, nelle sue molteplici funzioni nutritive, lenitive, curative ed estetiche? L’olio ti entra dentro, ti penetra la cute, la fa brillare. Quando vieni unto, quel tocco e quella sostanza si appiccicano alla tua pelle, come a farsi una sola cosa con te.
La Bibbia già nell’Antico Testamento usa questo simbolismo per esprimere la speciale consacrazione e missione di re e profeti. Sono gli unti di Dio. Quando arriva Gesù, è l’unzione perfetta. Egli è il Messia: “mashìah”, che in ebraico significa precisamente “unto”. È parola che in greco suona “christòs”. Di qui l’appellativo Cristo dato a Gesù.
Il simbolismo dell’olio si approfondisce sempre di più, dall’Antico al Nuovo Testamento, come evocazione speciale dello Spirito di Dio. Il Messia è colui che ne è pieno. Le letture della messa crismale lo mettono in luce con parole che, nel libro di Isaia, sono programma, profezia e promessa. Riprendendo esattamente quelle parole, nella sinagoga di Nazaret Gesù le applica a sé, presentando tutta la sua missione nel segno dell’unzione: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Per indicare lo Spirito, l’ebraico dice “ruah”: soffio, vento, respiro. Il soffio, che fa respirare, e l’olio, che nutre e fa brillare, sono due simboli complementari dello Spirito di Dio. Non a caso nella messa crismale, all’atto di benedire il crisma, il vescovo vi “alita” su, riproducendo un gesto che Gesù fece dopo la risurrezione nell’incontro coi suoi apostoli. «Soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo». Senza Spirito non c’è Cristo. Senza Spirito non c’è Chiesa. Lo Spirito di Dio impregna come olio e profumo soprannaturale tutta la vita della Chiesa. Naturalmente la Chiesa deve lasciarsi purificare dallo Spirito.
Il profumo di Cristo stride con il cattivo odore dei nostri peccati. Ma lo Spirito è anche misericordia e perdono. È un dono che plasma la vita e, in certo senso, la fisionomia di ciascun battezzato. Tutti siamo immersi in questo dono, che Cristo ci ha fatto dando la vita per noi. In particolare, nella messa crismale, lo ricordano i sacerdoti, ribadendo le promesse fatte al momento dell’ordinazione. Essi devono essere il volto del Buon Pastore per il popolo ad essi affidato e pertanto devono essere uomini dello Spirito. La messa crismale li ripresenta all’attenzione, alla preghiera e alla premura del popolo di Dio.
+ Mons. Domenico Sorrentino
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