Mons. Sorrentino: Assisi, dove il Vangelo è testimoniato
Il Vangelo vissuto da Francesco tocca i cuori di credenti e non credenti
Che cosa sarebbe Assisi senza Francesco? Probabilmente una delle tante belle città umbre, che rendono questo paesaggio, cuore verde d’Italia, così suggestivo. Ma i pellegrini che accorrono ad Assisi vengono innanzitutto per incontrare le orme di Francesco. C’è in quelle orme un mistero. Esse trasudano Vangelo.
Il figlio di Pietro di Bernardone visse i suoi primi venticinque anni come un normale giovane di questa città, distinguendosi per la ricchezza della sua famiglia e per i suoi sogni di gloria. Era un cristiano, certo. Né più né meno di tanti altri. Ancora nella cattedrale di Assisi fa bella mostra di sé il battistero in cui egli nacque alla fede. Ma venne il giorno in cui l’incontro con Cristo divenne per lui ben più di un fatto tradizionale e culturale.
La voce di Dio toccò il suo cuore. Viene subito da pensare al Crocifisso di san Damiano: «Va’, Francesco, ripara la mia casa..». Ma stando alla sua stessa parola nel Testamento, a scuotere la sua vita fu soprattutto il Cristo incontrato nel volto dei lebbrosi, per i quali aveva sempre avuto ripugnanza. Egli stesso racconta che fu condotto da Dio tra di loro e fece loro misericordia (il celebre “bacio” al lebbroso, in realtà un vero e proprio servizio a cui si dedicò).
Da quel momento – parole sue – ciò che gli era amaro, diventò “dolcezza di anima e di corpo”. Poco tempo dopo la sua nuova vita era dichiarata platealmente, o meglio, profeticamente, nel gesto della spogliazione che egli fece davanti al padre e al vescovo Guido. Da quel momento la sua vita non fu più la stessa, ma anche Assisi non fu più la stessa. Il Vangelo “letto” diventò in lui Vangelo “vissuto”.
Francesco prendeva quelle parole come un mandato per la sua vita. Senza fare sconti: Vangelo preso alla lettera. Il volto crocifisso di Gesù era diventato il suo ideale: finirà, alla Verna, col sentire sul suo corpo le piaghe stesse di Cristo. Le parole evangeliche sulla povertà divennero la sua regola di vita. Egli che aveva maneggiato i soldi del padre, e aveva sperimentato quanto il denaro possa diventare un idolo, ora li considerava non più che “sassi”.
Finiva con lui una economia del potere, cominciava una economia della fraternità. Era nato il “fratello universale”, che instaurava rapporti fraterni persino con le realtà materiali, da frate sole a sora luna, a sora acqua.. Egli riseminava così il Vangelo a piene mani, raccogliendo adesioni che divennero in poco tempo un esercito del bene che si diffuse per l’Europa e toccò l’altra sponda del Mediterraneo. Mentre la cristianità della crociata brandiva la spada, Francesco raggiunse il sultano con una mitezza evangelica che lascia ancora oggi stupefatti ed è un segno per il nostro tempo. Tanti assisani lo seguirono.
I primi compagni furono concittadini. A dire il vero, la Città, all’inizio, gli fu ostile. Ma troppo grande era la sua santità perché non ne venisse, col tempo, conquistata. Quando, dopo vent’anni, il “poverello” passò lunghi giorni nel vescovado di Assisi preparandosi a “sorella morte”, che gli sarebbe venuta poco dopo incontro alla Porziuncola, gli assisani restarono sconcertati dal fatto che, intorno a quell’uomo umanamente sfinito, macerato dalla santità, risuonassero le note del Cantico di Frate Sole. Scendendo all’amata Porziuncola egli, ormai cieco, si fece girare verso la Città per benedirla. Da allora, segnata dalla sua benedizione, Assisi è diventata la città dove il Vangelo assume una forma “vissuta” e “testimoniale” che lo spiega ben più di mille parole.
Qui il Vangelo abita nella forma della testimonianza. E non perché gli abitanti siano diventati santi come il loro illustre concittadino. Magari! Ma tanti santi si sono comunque formati sulle sue orme, dalla sua “pianticella” Chiara, fino al giovane Carlo Acutis, recentemente dichiarato beato e sepolto nel Santuario della Spogliazione. I pellegrini che vengono ad Assisi ci stupiscono quando lasciano a noi la testimonianza che in queste “pietre” sentono ancora il profumo della santità di Francesco.
Qui il Vangelo vissuto da Francesco tocca i cuori di credenti e persino di non credenti. Qui risuona il suo saluto : “Il Signore ti dia la pace”. Città, Assisi, resa davvero straordinaria da questo suo grande figlio. Nulla di speciale in noi che la abitiamo. Anzi...! Ma siamo testimoni ogni giorno che qui continua a soffiare lo Spirito di Dio.
Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi
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