fede

Monica, Agostino, Giovanni il Battista

Antonio Tarallo Wikipedia
Pubblicato il 29-08-2020

Tre voci di fede ai tempi del coronavirus

Il calendario liturgico, in questi ultimi tre giorni, ci ha presentato tre capisaldi della fede: figure che hanno fatto del Cristianesimo una fonte di vita, che hanno influenzato enormemente il cammino dello stesso Cristianesimo. Prima Monica, santa Monica, e la sua perseveranza nella Fede; poi Agostino, gigante della ricerca nella Fede; e ora la testimonianza estrema (sempre di Fede) del Giovanni Battista. Sono curiose coincidenze (tranne quella delle date ravvicinate di Monica e Agostino, visto la parentela), che possono offrirci alcuni spunti di riflessione sul dove sta andando la nostra Fede, oggi.

Monica, caposaldo della Fede: la speranza della perseveranza della preghiera. L’ostinata preghiera: i fatti non le davano ragione, bisogna dirlo. Le preghiere - tante e colme di lacrime - che non sembravano aver spazio nel cuore di Dio. Eppure, alla fine, ecco “premiata” la sua ostinazione, un po’ come la parabola della “vedova insistente” raccontata dall’evangelista Luca nel capitolo diciotto: chiaro l’invito a pregare senza disarmare, anche se il Signore tarda e sembra sordo a tutte le nostre suppliche.

Poi c’è Agostino, con tutta la sua sete di ricerca di Dio, di ricerca della Verità. Dov’è la Verità? Conviene cercarla? E’ possibile dedicare la propria vita alla ricerca di questa? Agostino arriva a Dio perché non si ferma al superficiale, non si arresta a una “pallida” verità. Continua nel suo approfondire, continua nella sua ricerca.

E, oggi, ci viene incontro un magnifico, insuperabile monumento: Giovanni. Ritorna - lo avevamo incontrato nel calendario a giugno, per la sua nascita - nel suo tremendo martirio. Giovanni mozzato della testa, lì, nella corte di Erode. Nel Vangelo di Marco (capitolo 6, 17-19) Erode fa arrestare Giovanni a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che aveva sposato. Giovanni non accetta le sensuali, attrattive, seducenti braccia di Salomè. Continua, anche lui, ostinato nella sua ricerca di Verità, o meglio, nella sua proclamazione della Verità. Ma, il mondo è sordo. Non vuole sentire quelle che definisce sventure, che invece altro non sono che verità. Queste sono scomode, fanno male. Meglio i banchetti lauti di Erode che le verità. Meglio coprire con vino e cibo il tutto, piuttosto che ascoltare la voce di Dio attraverso il profeta Giovanni. Unica soluzione? Far morire il Giovanni.

Monica, Agostino, Giovanni: un tridente che non ha bisogno di commento. Mentre, forse, verrebbe meglio commentare cosa il cristiano di oggi potrebbe attingere da queste tre figure, proprio in questo tempo. E’ difficile pregare, oggi. Non lo nascondiamo. A volte può sembrare una pratica inutile. E’ difficile perseguire la Verità, cercarla. Sembra quasi una pazzia. Ed è ancora più difficile proclamarla agli altri. Monica, Agostino e Giovanni lo hanno fatto. Con semplicità, con la propria vita. Oggi, noi, saremmo capaci di fare tutto questo? Certo, le figure di santità non sono idoli da imitare come fossero calciatori da figurine Panini: la “cosa” è più complessa. Sono luci che ci indicano il cammino. Noi, con le nostre debolezze (e tante) dovremmo solo perseguirle. Giovanni in quel suo “convertitevi” dà un messaggio chiaro, che non è di sventura: è di amore verso l’umanità. E, oggi, diciamolo pure, quanto ce ne sarebbe bisogno di un Giovanni che gridasse semplicemente: “Vogliatevi più bene”. Eppure, con lo scoppiare della pandemia, sembra quasi tutto messo in discussione: distanziamento sociale, paura dell’untore, paura del fratello. Chissà cosa direbbe Giovanni, oggi? La domanda può sorgere. Anzi, dovrebbe sorgere. “Convertitevi e credete nel Vangelo”, questo dovrebbe risuonare oggi. E, invece, la mente è occupata ad avere timore di poter avere vicino l’untore possibile: una morsa della paura che non fa bene all’umanità. Papa Francesco, più volte, ha voluto soffermarsi su questo dato e ha dato il suo punto di vista: “La pandemia ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo”. Speriamo che questa non sia l’ennesima “voce nel deserto”.

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